Per il ministro della Difesa bisogna pensare “a risposte mirate” lasciando stare “ritorsioni” che causerebbero “una spirale senza fine”. Orsini invita alla calma: “Dobbiamo usare la testa”. La premier Meloni insiste: “Nessun allarmismo”. Von der Leyen a Starmer: “Negoziamo, pronti a rispondere”. Il premier israeliano Netanyahu vola a Washington per trattare
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“L’asse atlantico, l’alleanza con gli Usa, non va spezzato. Sia quello economico, che la sicurezza reciproca. Rafforzare la nostra difesa resta indispensabile”, ha affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto in una intervista al Corriere della Sera. “È chiaro che i dazi avranno un effetto su tutte le economie, anche quella Usa, ma bisogna pensare a risposte mirate che non siano ritorsioni da innescare una spirale senza fine. Bisogna trattare con saggezza. E agire in Europa e in Italia per diventare noi stessi più competitivi. C’è ampio margine di manovra”, ha sottolineato Crosetto. Poi è stata la premier Giorgia Meloni, al Congresso della Lega, a ritornare sulla questione: “La affronteremo con determinazione e pragmatismo, senza allarmismi. Non abbiamo condiviso ovviamente la scelta degli Stati Uniti, ma siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti, negoziali ed economici, necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati”.
“Non solo dazi, anche la difesa è un’emergenza”
L’emergenza oggi sono i dazi? “Sì, ma la veloce costruzione di una difesa comune è altrettanto urgente, se ne renderanno conto tutti a breve”, ha aggiunto Crosetto. La difesa, “per uno Stato democratico, è come, per una famiglia, la salute. Primaria, basilare: senza, il resto rischia di non esistere”, ha sottolineato il ministro. “Non siamo più abituati ad occuparcene: altri ce la regalavano, ora non c’è più alternativa, ma è impossibile pensare di fare a meno degli Usa per difendere l’Occidente”, ha aggiunto. “Se, nell’economia, l’America conta 100, nella difesa conta 100 volte di più”. Insomma, “se l’Europa e l’Italia vogliono difendersi, bisogna intanto arrivare a quel 2% del Pil che ci siamo impegnati a versare. Poi vedere come aumentare i nostri contributi di capacità militari alla Nato, anche in un quadro generale europeo”. Non solo: Crosetto, rispondendo al Corriere, si è detto “preoccupato” per quanto accade in Europa, “sul fronte ucraino”. E ha sottolineato che ciò che lo “preoccupa di più è il Medio Oriente, lo scontro con Iran e i suoi alleati” come “Hamas, Houthi, Hezbollah, e l’influenza che un’ulteriore instabilità in quell’area potrebbe avere su di noi. La paura è di non essere preparati a cosa potrebbe accadere e anche di non avere il tempo necessario per farlo. Dobbiamo accelerare sia a livello nazionale che Nato e Ue”.
Salvini: “Guerra commerciale con gli Usa? Folle”
“È folle pensare a una guerra commerciale con gli Usa: rimettiamo una concorrenza leale nei confronti dei Paesi che sfruttano il lavoro minorile per arricchire qualche multinazionale. Questo è il tema”, ha sottolineato il leader della Lega Matteo Salvini nel discorso conclusivo al Congresso del Carroccio. “Al di là delle Borse che salgono e scendono, diciamo ‘calma’. La Lega ha diritto e dovere di proteggere i confini, i risparmi, il lavoro, la casa, le auto. Andremo a vedere tra qualche settimana. È una mia supposizione, magari sbaglierò. Però chi sta vendendo in Borsa in questi giorni? Andiamo a guardare quali listini e aziende scendono o salgono. La Borsa era arrivata a massimi storici e c’è chi aspettava la scusa per andare all’incasso. Il nostro dovere è proteggere i piccoli risparmiatori imprenditori, artigiani”, ha detto Salvini.
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Von der Leyen a Starmer: “Negoziamo, pronti a rispondere”
Oggi intanto c’è stato un colloquio telefonico tra la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il primo ministro britannico Keir Starmer sul dossier. Von der Leyen ha espresso la propria “profonda preoccupazione” per i dazi che “rappresentano un punto di svolta importante per gli Stati Uniti”. Von der Leyen “ha ribadito l’impegno dell’Ue nei negoziati con gli Stati Uniti, chiarendo al contempo che l’Ue è pronta a difendere i propri interessi attraverso contromisure proporzionate, se necessario.
L’economista Roubini: “Negoziare con gli Usa”
Alla Stampa è intervenuto l’economista e docente della New York University Nouriel Roubini, che per primo vide arrivare la grande crisi del 2008. “C’è una guerra commerciale totale che potrebbe portare a una recessione, sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo. È chiaro che i mercati sono preoccupati”, ha detto dopo il calo delle Borse. “Se invece gli Stati Uniti iniziassero rapidamente a trattare con l’Europa e gli altri Paesi, il pericolo potrebbe essere disinnescato. Io penso che se ci sarà una trattativa rapida con Cina, Ue e altri grandi partner commerciali, i dazi finali saranno la metà di quanto annunciato: avremo un rallentamento della crescita globale, vero, ma non una recessione”. E ancora: “I mercati adesso stimano al 50% la probabilità di una recessione globale e americana. Secondo me, lo scenario di una de-escalation ha il 60% di probabilità, mentre quello che porterebbe alla recessione appena il 40%”. E c’è chi auspica dazi anche da parte della Ue come risposta. “Gli europei potrebbero benissimo cominciare con le ritorsioni, ma se lo faranno Trump imporrà tariffe ancora più alte. Secondo me, almeno per il momento, Bruxelles non dovrebbe replicare e provare a trovare un’intesa nei prossimi tre, sei mesi”. E conclude: “L’accordo finale potrebbe essere questo: l’Europa spende di più per la Difesa, non il 2%, ma il 3% del Pil e, spendendo di più, compra più tecnologia e armi americane. Può non piacere, ma non avete sistemi avanzati”.
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Orsini (Confindustria): “Niente panico”
“Non facciamoci prendere dal panico” dopo l’introduzione dei nuovi dazi, ha detto il presidente di Confindustria Emanuele Orsini al Congresso della Lega. “Dobbiamo usare la testa, fermiamoci” anche perché, vista la reazione delle Borse, “stiamo bruciando i soldi delle imprese che vivono di economia reale”, ha sottolineato.
L’ambasciatrice Zappia: “L’impatto c’è”
“I dazi hanno un impatto sempre. Per un Paese come il nostro, che ha un’economia molto basata sull’esportazione, i dazi sono una cosa che vanno contro il nostro modo di fare business, in particolare con questo Paese con cui l’interscambio è andato solo crescendo in questi anni”, ha affermato l’Ambasciatrice d’Italia negli Usa, Mariangela Zappia. “È un momento di grande espansione della relazione tra Italia e Usa e i dazi danno uno stop. Però bisogna allacciare le cinture e essere freddi, e cominciare a discutere per capire dov’è il vero problema che hanno gli americani”, ha detto Zappia. I problemi “sono vari”, gli Usa “percepiscono l’Ue come uno spazio protezionista” e dunque serve “capire quali sono le cose veramente importanti per loro e sedersi e cominciare a parlarne, e tornare a una situazione che non può essere quella solo di dazi. L’ideale sarebbe, come c’è una comunità transatlantica per sicurezza e difesa, che ci sia anche per il commercio”. E a chi le chiede se siano aumentate le richieste delle aziende italiane a insediarsi negli Usa, Zappia ha precisato che “questo è un trend che abbiamo visto anche prima dei dazi”.
Patuelli (Abi): “Italia e Ue semplifichino e investano”
I nuovi dazi americani “devono rappresentare anche un forte stimolo alla Ue e all’Italia per consistenti semplificazioni normative e burocratiche, per favorire più incisivamente lo sviluppo e l’occupazione”, spiega il presidente di Abi Antonio Patuelli sul Sole 24 Ore. “La sola parola ‘dazi’ ha spaventato i mercati e le popolazioni, per la preoccupazione che stia iniziando una fase di economia di guerra economica. Invece bisogna fare ogni sforzo razionale per evitare ogni forma di guerra anche economica”, prosegue. “Appartiene alla Ue la competenza giuridica di negoziare con gli Usa in merito ai dazi e ai commerci reciproci. Molto importante sarà, quindi, anche la compattezza dell’Ue nelle trattative con gli Usa”. Secondo Patuelli “occorre che, per le rispettive competenze, la Ue e i singoli Stati favoriscano maggiormente gli investimenti, le produzioni e l’occupazione”, rimarca. “Le politiche fiscali sono ancora di competenza degli Stati che sono anche fra loro in concorrenza nella Ue”. Quindi, “sono indispensabili e urgenti anche misure nazionali che favoriscano gli stabili investimenti produttivi sia del risparmio, sia degli utili delle imprese, sostenendo i fattori produttivi a cominciare dall’energia, i cui costi stanno iniziando a scendere in questi primissimi giorni di dazi Usa, ma continuano ad essere eccessivamente alti in Italia”.
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Netanyahu vola a Washington
Prime reazioni, intanto, a livello internazionale dopo l’imposizione dei dazi americani. Se la Cina ha optato per controtariffe del 34% sui prodotti Usa, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si recherà invece domani, 7 aprile, a Washington per un incontro con Trump: la visita avviene su invito diretto del presidente statunitense. Al centro del colloquio proprio i dazi, ma anche l’Iran, le relazioni Israele-Turchia, lo stato delle trattative sugli ostaggi detenuti a Gaza e la situazione presso la Corte penale internazionale dell’Aia, che ha recentemente emesso un ordine d’arresto a carico di Netanyahu per crimini di guerra.
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Fonte : Sky Tg24