“Abbiamo ricevuto il tuo curriculum”: ho risposto alla telefonata-truffa ed ecco cos’è successo

“Ciao, abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungi su WhatsApp questo numero”. Nelle ultime settimane tanti di noi avranno sicuramente ricevuto questa chiamata. Arriva da un numero con il prefisso italiano +39 e, se si risponde, dall’altra parte della cornetta c’è una voce sintetica che dice questa frase. Che ci può lasciare confusi se non stiamo cercando lavoro, oppure accendere una speranza se effettivamente abbiamo passato gli ultimi giorni a inviare candidature e cv in cerca di una nuova occupazione.

Troppo bello per essere vero? E infatti è una truffa. Chi ci ha contattati non è un’azienda che sta assumendo, ma una persona che cercherà di ottenere il nostro numero di telefono, il nostro Iban e, alla fine, i nostri soldi. Da quella telefonata di pochi secondi, infatti, si spalanca un labirinto di chat, canali Telegram, link a video e a contenuti social che promettono l’imperdibile occasione di farti guadagnare “stipendi” a fatica zero.

Soldi in cambio di ‘like’: abbiamo trovato un lavoro facile?

Dopo aver testato il raggiro della ricca signora di Parigi e l’eredità milionaria, abbiamo provato ad abboccare alla nuova truffa del momento: quella del curriculum. Scriviamo su WhatsApp: “Buongiorno, ho ricevuto la chiamata per il mio cv”. La risposta non tarda ad arrivare. L’interlocutore – che non si identificherà mai né si presenterà a nome di alcuna azienda – ci mette subito davanti a un’opportunità apparentemente molto ghiotta

Inizia la conversazione con il presunto truffatore che presenta il 'lavoro'

Tradotto: l’azienda che avrebbe ricevuto il nostro curriculum si occuperebbe di reclutare personale per aumentare il numero di like e interazioni ai video dei content creator su YouTube. Le condizioni di lavoro sono presto spiegate non in un contratto, né in una lettera di assunzione, ma nel messaggio successivo: “Devi solo mettere mi piace, inviare screenshot e verrai pagato”.

Quando ci diciamo interessati al lavoro arriva l’invito a mettere ‘mi piace’ al primo contenuto: “Non devi necessariamente guardare il video completo, metti mi piace e mandami uno screenshot e ti pagherò 3€”. Eseguo la mia prima mansione e mi guadagno i primi complimenti dal ‘capo’. I soldi, invece, non ancora. C’è prima un altro passaggio da fare, e un’altra persona da conoscere: si chiama Beatrice e sarebbe la ‘business manager’ dell’azienda che dopo una serie di passaggi mi chiede i dati a cui il truffatore puntava fin dall’inizio: l’Iban del conto corrente e il nome e cognome dell’intestatario e della banca. 

La strategia delle briciole di pane

Come ricostruito da un’indagine dei carabinieri di Parma, la strategia dei truffatori è quella delle ‘briciole di pane’: loro effettuano una serie di piccoli bonifici per guadagnarsi la fiducia delle vittime a cui, alla fine, viene chiesta un’operazione da centinaia di euro con la promessa di restituire il bottino maggiorato di qualche euro (ovviamente non andrà così e il truffatore farà perdere le proprie tracce).

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Fonte : Today