Si prevede una giornata piuttosto tesa negli Stati Uniti, ma non solo. E’ in corso infatti, oggi, una massiccia ed imponente mobilitazione anti-Trump in tutto il Paese, considerando che si stanno svolgendo manifestazioni in tutti e 50 gli stati e a Washington DC per quella che, stando agli organizzatori, potrebbe essere la giornata di protesta maggiormente significativa da quando Donald Trump ha iniziato il suo secondo mandato da presidente americano. Movimenti di protesta si sono svolti anche a Londra e in altre città europee, oltre che in Canada e Messico.
Il dissenso verso le politiche di Trump
Urlando lo slogan “Hands Off!” (giù le mani) gli americani colpiti dai cambiamenti politici, economici, sociali e legali voluti dal tycoon sono scesi dunque in piazza. Organizzazioni di sinistra prevedono che più di 500.000 persone manifesteranno a Washington DC, in Florida e in diverse altri Stati per opporsi, in particolare, “all’eccesso autoritario e al programma sostenuto dai miliardari” di Donald Trump. MoveOn, ovvero una delle organizzazioni che ha lavorato all’organizzazione della protesta insieme a numerosi gruppi sindacali, ambientalisti e altri gruppi progressisti, ha fatto sapere che sono in programma oltre mille eventi in tutto il Paese. Gli organizzatori hanno spiegato di aver ricevuto quasi 250.000 adesioni alle manifestazioni contro le politiche messe in atto da Trump su temi quali la gestione dei sussidi della previdenza sociale, i licenziamenti dei dipendenti federali, gli attacchi alle tutele dei consumatori, le politiche anti-immigrazione e gli attacchi alle persone transgender. E c’è anche chi ha protestato contro il coinvolgimento di Elon Musk nel governo federale.
Da Boston all’Ohio
Proprio parlando alla manifestazione “Hands off” di Washington, Paul Osadebe, legale del dipartimento dell’Edilizia pubblica, ha criticato Trump ma anche il suo principale alleato e consigliere, Elon Musk, e gli altri membri dell’amministrazione per “non aver valorizzato i lavoratori federali, creando la base per una sicurezza economica”. “Miliardi e oligarchi – ha detto – non pensano altro che al profitto e al potere, e non considerano le vostre vite e chi stanno distruggendo”. In Massachusetts migliaia di persone si sono radunate a Boston, mostrando cartelli con scritto “giù le mani dalla nostra democrazia” e “diversità e inclusione rendono forte l’America”. In Ohio, nonostante la pioggia, sono stati in centinaia a manifestare davanti alla sede del Congresso statale, a Columbus. Centinaia di persone hanno manifestato a pochi chilometri dalla residenza del presidente a Mar-a-Lago, in Florida. A Palm Beach Gardens le persone si sono radunate vicino al campo da golf dove il presidente ha trascorso la mattinata e hanno invitato le macchine a suonare il clacson in segno di protesta verso Trump.
Da New York a Boston
Le proteste hanno toccato varie città americane, come detto, da New York a Boston, da San Francisco a Portland. Ma l’epicentro è stata Washington, dove migliaia di attivisti si sono ritrovati sul National Mall sotto al Washington Monument, vicino alla Casa Bianca. Diversi gli slogan scanditi durante le proteste: “Wake up and smell the coup” (Svegliatevi e sentite l’odore del golpe), “Trump golfs while Usa burns” (Trump gioca a golf mentre gli Usa bruciano), “Aren’t you tariffied?” (Non sei soggetto a dazi?) tra questi. Molti hanno chiesto di “tenere giù le mani” dalla democrazia, dalla sanità e da tutto quello che è finito nel mirino di Trump e Musk, dipinti nei cartelli come due “nazisti”. Presenti anche vari parlamentari dem, che hanno tenuto i loro comizi: Jamie Raskin, Maxwell Frost e Ilhan Omar. “Questa si sta configurando come la più grande protesta di un solo giorno negli ultimi anni della storia americana”, ha detto Ezra Levin, fondatore di Indivisible, uno dei gruppi che ha pianificato l’evento. Nel mirino l’agenda autoritaria del presidente, sostenuta da una oligarchia di miliardari. “Se non combattiamo ora, non ci sarà più nulla da salvare”, ha spiegato un manifestante sul Mall. All’iniziativa hanno aderito centianaia di gruppi, tra cui Human Rights Campaign, il più grande gruppo di sostegno alla comunità Lgbtq, Greenpeace, il Service Employees International Union, un sindacato che rappresenta due milioni di lavoratori. Nella capitale si sono tenuti anche un raduno pro-Ucraina e una marcia a favore della Palestina e della libertà di parola.
Le proteste dopo l’annuncio dei dazi
L’ondata di protesta arriva a stretto giro di posta rispetto al crollo del mercato azionario verificatosi in questi giorni, proprio in seguito all’annuncio di Trump sui dazi “reciproci” globali. E stando ad un sondaggio condotto dell’agenzia Reuters, nell’arco di questa settimana il tasso di approvazione del presidente americano risulta sceso al 43%, ovvero il livello più basso da quando tornato alla Casa Bianca.
Media: “Bessent potrebbe dimettersi per i dazi di Trump”
Intanto, proprio in virtù dei dazi annunciati da Trump, il Segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, potrebbe dimettersi. Lo ha spiegato, durante un’apparizione al Morning Joe di Msnbc, la collaboratrice Stephanie Ruhle, secondo cui Bessent “sta cercando una via di fuga per provare ad arrivare alla Fed, perché negli ultimi giorni si sta davvero danneggiando la sua credibilità e la sua storia sui mercati”. Bessent, ha proseguito, “è un po’ l’uomo strano qui e, nella cerchia ristretta che ha Trump, il presidente non è nemmeno vicino a lui o lo ascolta”, ha proseguito Ruhle.
Cruz: “Con i dazi rischio di un bagno di sangue nelle elezioni di Midterm”
L’introduzione dei dazi americani ha provocato diverse reazioni, tra cui anche quella di Ted Cruz che ha messo in guardia contro un potenziale “bagno di sangue” per il suo partito nelle elezioni di Midterm del 2026 qualora i dazi di Trump mandassero l’economia Usa in recessione. Il senatore repubblicano del Texas ha parlato poi di un destino “terribile” per la più grande economia del mondo se scoppiasse una vera e propria guerra commerciale e i dazi restassero in vigore a lungo termine.
Le proteste in Europa
Non solo proteste negli Usa, però. Centinaia di persone hanno fatto sentire la proria voce infatti nelle principali città europee, sempre contro le politiche di Donald Trump ed il suo consigliere Elon Musk. A Berlino, protestando di fronte ad uno showroom Tesla, i dimostranti hanno esposto cartelli che invitavano gli americani residenti in Germania a protestare per “porre fine al caos” in patria. Nella capitale tedesca di Francoforte, la manifestazione “Hands Off!” è stata organizzata da Democrats Abroad, organizzazione ufficiale del Partito Democratico per i cittadini statunitensi residenti all’estero. Centinaia di manifestanti sono scesi in strada anche nel centro di Londra, radunandosi a Trafalgar Square dove hanno portato in piazza striscioni con alcuni slogan tra cui “No all’odio Maga” e “Scaricate Trump”. A Parigi, circa 200 persone, per lo più di origine americana, si sono date appuntamento a Place de la République. Alcuni hanno tenuto discorsi per denunciare il presidente americano, mentre altri hanno sventolato striscioni che inneggiavano al rispetto dello “stato di diritto”, alla “democrazia e alla libertà” e “contro il fascismo”.
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Fonte : Sky Tg24