Modem libero per la fibra, i provider fanno muro solo per questioni commerciali?

Il modem non è ancora “libero” per gli abbonati fibra e per questo motivo la Free Software Foundation Europe (Fsfe) ha deciso di prendere posizione nella consultazione pubblica avviata da Agcom sull’argomento. Com’è risaputo la storica delibera 348/18/Cons, che nel 2018 ha obbligato i provider a prevedere abbonamenti privi di modem-router, nel 2019 è stata emendata con una deroga per le connessioni ftth (fibra-a-casa) e fixed wireless. Nel 2023 poi è arrivato anche il placet per una certificazione sui terminali fibra (Ont) da impiegare sulle reti Tim.

In quella fase embrionale del mercato, gli operatori sostenevano che le apparecchiature incluse negli abbonamenti avrebbero evitato problemi di standard e configurazione, nonché per le prestazioni. Senza contare la possibilità della gestione remota di ogni eventuale anomalia e maggiori garanzie sulla qualità del servizio e della sicurezza. Insomma, il mercato fibra stava muovendo i primi passi e un po’ di cautele avrebbero potuto aiutare la crescita, ma oggi si parla di più di 5,5 milioni di linee ftth su complessive 19 milioni, e di conseguenza il Garante vuole “rivalutare le attuali restrizioni alla libertà di scelta delle apparecchiature terminali per fthh e fwa, basandosi sulle linee guida del Berec e tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e del mercato”. Ecco spiegato il motivo per cui a febbraio è stato avviato un processo regolamentare (che terminerà dopo 150 giorni) per definire questo ultimo nevralgico dettaglio.

Free Software Foundation Europe

Il nodo è nello scatolotto

La definizione del punto terminale di rete è l’elemento su cui si gioca il confronto tra chi vuole la libertà di modem (soprattutto i produttori) e chi preferirebbe mantenere le cose come stanno (gli operatori). Un po’ come definire il confine tra la libertà d’azione (e di diritto) dell’utente e quella del provider – tecnicamente il confine tra rete privata e rete pubblica. La Fsfe vorrebbe che questo punto coincidesse con quello fisico passivo, ovvero il cavo in fibra che esce dalla borchia a muro.

Fino a oggi invece si è applicata una deroga che consente di identificare questo punto con il cosiddetto Ont (Optical network terminal), ovvero uno scatolotto che accoglie il cavo in fibra che esce dal muro, ne converte il segnale da ottico a elettrico e tramite la porta ethernet consente poi la connessione a un router. Il problema è che nel tempo l’evoluzione tecnologica ha diversificato l’offerta e alcuni provider hanno iniziato ad adottare modem router con Ont integrato oppure un modulo Ont a baionetta (Spf) che si infila in modem-rputer. Insomma, tutto si è un po’ complicato, anche perché i provider stessi a volte impiegano la propria rete, altre noleggiano rete accesa e altre volte ancora rete spenta; e così il cliente si ritrova con “terminali” diversi pur condividendo lo stesso operatore.

Il risultato di questa situazione è che bisogna accettare ciò che impone il provider e anche che un tecnico venga a casa e si occupi dell’installazione e dell’attivazione. Quindi anche se banalmente si potrebbe procedere in autonomia, bisogna sottostare a queste procedure e accettare anche le apparecchiature fornite.

Fsfe: le deroghe non hanno più motivo di esistere

Free Software Foundation Europe sostiene che dal punto di vista tecnologico solo l’approccio neutrale garantisce la libertà dei dispositivi terminali. Sia che si parli di fibra che fixed wireless. In più non vi sarebbero criticità in relazione alla sicurezza e protezione dei dati, il risparmio energetico, il rispetto dell’ambiente e sarebbero anche assicurati diritto alla riparazione e azzerato ogni rischio di concorrenza leale. I presunti problemi di interoperabilità tra le apparecchiature terminali (Ont e modem-router) sembrano appartenere a un’altra stagione, considerate le analisi e le esperienze dei garanti belga, tedesco e olandese. Lo stesso vale per le eventuali ulteriori certificazioni imposte, a meno che “non si tratti di autocertificazione o procedure volontarie”.

Secondo la fondazione le motivazioni che spingono gli operatori a fare blocco sono esclusivamente di carattere commerciale e relative agli ingenti investimenti sostenuti per lo sviluppo delle reti.

Un dettaglio che dovrebbe far riflettete è che la fondazione dal 2013 a oggi ha seguito i processi di regolamentazione in Germania, Finlandia, Paesi Bassi e Belgio, dove alla fine si è giunti alla liberalizzazione anche su fibra. L’ultimo caso è stato quello della Germania, dove gli operatori hanno domandato al garante Bnetza di “limitare completamente la possibilità degli utenti finali di scegliere il proprio router o di separare il terminale ottico in fibra (Ont), in modo che i router personali potessero essere utilizzati solo in modalità bridge”. La proposta è stata respinta smontando la sovrastima dei rischi per la sicurezza, bollando come inverosimili i presunti scenari di disturbo e ridimensionando il tema della interoperabilità.

La speranza in estrema sintesi, per i produttori, è che l’Agcom accolga le obiezioni e conceda anche per ftth e fwa la libertà di scelta delle apparecchiature.

Fonte : Wired