Tim-Poste, quanto vale la partita (in attesa delle mosse di Iliad)

Un’operazione preannunciata ma al tempo stesso imprevedibile considerati i tempi record in cui si è compiuta. Poste Italiane in poco più di un mese ha dapprima rilevato la quota in Tim in capo a Cassa depositi e prestiti (circa il 10%) per poi acquistare un ulteriore 15% portandosi a ridosso del 25% (per l’esattezza il 24,81% delle azioni ordinarie alla soglia dunque della quota che avrebbe fatto scattare l’opa) diventando il primo azionista di Tim e scalzando i francesi di Vivendi a cui resta il 2,51%.

Le sinergie Poste-Tim

Dopo le stagioni degli spagnoli di Telefonica e dei francesi di Vivendi la governance di Tim torna dunque in mani italiane. Il perfezionamento dell’operazione Poste è atteso entro il primo semestre – serve il via ibera da parte dell’Antitrust e non si intravedono particolari ostacoli sul cammino anche se potrebbero essere necessari alcuni “rimedi”.

Intanto già si lavora alle sinergie. Sinergie di tipo finanziario ma anche industriale. L’impatto principale nel breve termine riguarderà l’utilizzo della rete mobile ossia la migrazione da parte di PosteMobile alla rete Tim da quella di Vodafone (il contratto vale circa 80 milioni) che secondo gli analisti di Intermonte genererebbe un incremento dell’ebitda after lease per circa 200 milioni. Per il resto bisognerà attendere il medio-lungo termine. Sempre secondo Intermonte le sinergie potrebbero essere “molto significative”: i risparmi di costi sarebbero nell’ordine dei 200-300 milioni per effetto dell’uso della rete dei 12.400 uffici postali di Poste da parte di Tim e anche Poste avrebbe non poco da guadagnare.

La liaison fra le due compagnie è determinante per spingere i cosiddetti servizi a valore unendo le rispettive competenze con un rafforzamento importante sul fronte delle proposte per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni. In ballo, oltre alla telefonia, ci sono contratti luce e gas, assicurazioni, pagamenti digitali e non ultimo e-commerce e consegna pacchi. Per non parlare dei servizi cloud su cui Tim sta spingendo forte l’acceleratore insieme a quelli sul fronte cybersecurity e IoT. Un patrimonio che messo in condivisione può dunque rafforzare entrambe le società facendo leva sulla forte presenza territoriale – agli uffici postali si aggiungono gli store Tim.

Iliad rientrerà dalla finestra?

Il matrimonio Poste-Tim non ha però alcun impatto sul riequilibrio del mercato: gli operatori mobili infrastrutturati restano quattro (Tim, Fastweb-Vodafone, WindTre e Iliad), troppi per garantire la sostenibilità economica, la competitività e reali sinergie industriali. E non a caso i titoli di Poste e Tim hanno aperto in debolezza all’indomani dell’annuncio della “scalata”.

Fonte : Wired