Coloro che non supereranno la selezione, potranno quindi immatricolarsi a questo secondo corso di laurea mantenendo comunque i crediti del primo semestre.
Quanti posti a medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria?
Per quanto riguarda il numero di studenti che potranno proseguire nel percorso formativo, il numero dei posti verrà deciso sulla base dei dati nelle mani del ministero dell’Università e di quello della Salute.
La disillusione degli studenti tra i timori
A oggi rimane ancora l’incognita di come verrà stilata la graduatoria nazionale: il governo ha infatti deciso di rinviare la questione a uno specifico decreto.
Uno dei tanti problemi relativo all’abolizione del numero chiuso a medicina e di questo nuovo modello di ammissione ai corsi universitari potrebbe essere la forte disillusione degli studenti che si vedono costretti a cambiare facoltà al termine del primo semestre dopo aver investito energie per raggiungere i crediti e i voti necessari per proseguire nel percorso universitario prescelto.
I timori per l’occupazione
I medici oscillano periodicamente tra penuria e abbondanza, con fasi che possono durare parecchi anni: la vera sfida, per tutti i governi, è cercare di rispondere alle esigenze dei territori – che al momento sono in crisi – senza creare problemi di inflazione occupazionale. Al momento si registra una fase di scarsità: aprire a tutti, seppur con riserva, potrebbe dare sostanza , però, alle preoccupazioni di chi teme di invertire il pendolo. Le associazioni sottolineano, infatti, come l’aumento dei posti disponibili potrebbe causare problemi di disoccupazione ai futuri professionisti.
Troppo di fretta?
Come si diceva, il governo ha dodici mesi per completare l’adozione di tutti i decreti necessari a dare attuazione alla legge delega. Perché le norme hanno bisogno di linee guida: per esempio, come si formeranno le graduatorie? Quali saranno i contenuti degli esami filtro? A seconda del programma si può tarare la difficoltà della selezione, e non è impresa da poco decidere sulla questione. L’esecutivo ha spiegato la fretta della prima, incompleta misura varata nei giorni passati con la necessità di dare corso alla riforma già dal prossimo anno accademico. Una modalità che ha spinto il responsabile università del Pd Alfredo D’Attorre a parlare di “pasticcio propagandistico”.
Il problema degli spazi
C’è poi il problema degli spazi. Le professioni oggetto della riforma (quelle dell’area di medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria) attirano molti studenti per via delle buone possibilità di impiego, dei guadagni e dello status sociale che le accompagna. È prevedibile che a “provare” il primo semestre saranno in tanti: c’è chi stima 70 mila aspiranti ogni anno. Ma dove andranno a fare lezione e studiare? Le università non sono attrezzate per reggere questo tipo di impatto. Per questo il primo semestre non prevederà frequenza obbligatoria.
Quando si faranno gli esami?
E c’è poi il nodo-calendario: quando si faranno gli esami? Se, come trapela, si terranno a dicembre, il semestre durerà di fatto solo tre o quattro mesi. Sono sufficienti per una preparazione adeguata a superare le prove? si chiede chi protesta.
Le domande, insomma, sono tante. Quello che è appare chiaro è che, se anche le modalità restassero queste, ci saranno alcuni anni di transizione in cui gli aspiranti professionisti dovranno fare i conti con l’incertezza.
Fonte : Wired