Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese, è stata condannata in primo grado dal tribunale penale di Parigi per appropriazione indebita di fondi pubblici europei e dichiarata ineleggibile per cinque anni. Una sentenza che, se confermata, potrebbe sconvolgere i piani del Rassemblement National, oggi la principale forza politica in Francia. Alle elezioni legislative anticipate del giugno 2024, il partito aveva infatti ottenuto il 32% dei consensi, affermandosi come primo del paese. Il tribunale ha inflitto a Le Pen una pena di quattro anni di reclusione, di cui due da scontare agli arresti domiciliari, oltre a una multa di 100mila euro. Secondo l’accusa, sostenuta dalla procura di Parigi, tra il 2004 e il 2016 Le Pen e altri otto eurodeputati del suo partito avrebbero utilizzato fondi destinati agli assistenti parlamentari europei per finanziare attività politiche del Rassemblement National in Francia. In pratica, persone stipendiate con fondi dell’Unione europea per lavorare al Parlamento europeo avrebbero invece operato per il partito. L’ammontare della presunta frode è stimato in circa 2,9 milioni di euro. La presidente del tribunale ha disposto l’immediata applicazione della misura di ineleggibilità, senza attendere l’esito del processo d’appello. Di conseguenza, Le Pen decadrà con effetto immediato dalla carica di deputata all’Assemblea Nazionale e, se la sentenza non verrà ribaltata, non potrà candidarsi alle presidenziali del 2027. Anche se la difesa ha già annunciato ricorso.
Questa condanna si inserisce in un clima politico già estremamente teso: dopo il terremoto delle europee del 2024, Macron aveva sciolto l’Assemblea Nazionale e convocato elezioni anticipate nel tentativo di arginare l’ascesa dell’estrema destra. Il voto, però, ha prodotto un parlamento frammentato, con il Rassemblement National come primo partito ma senza maggioranza assoluta, e un fragile governo di coalizione con difficoltà a governare. L’uscita di scena di Le Pen potrebbe rimescolare ancora una volta gli equilibri, lasciando il partito senza una guida chiara e aprendo la strada a una possibile riorganizzazione della destra francese.
Chi è Marine Le Pen?
Marine Le Pen è nata nel 1968 ed è la figlia di Jean-Marie Le Pen, che nel 1972 fondò il Front National, partito di estrema destra che ha radunato diverse correnti nazionaliste francesi, a lungo rimasto ai margini della vita politica fino alla sua ascesa negli anni Ottanta, per poi consolidarsi negli anni Novanta e raggiungere una storica affermazione nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen arrivò inaspettatamente al ballottaggio presidenziale contro Jacques Chirac. Marine è cresciuta “respirando” politica fin da bambina e si è unita al partito del padre nel 1986. La sua ascesa politica è culminata nel 2011, quando è stata eletta presidente del partito. Da quel momento ha avviato un processo di “dédiabolisation” (letteralmente “dediabolizzazione”), una strategia politica volta a rendere il Front National più accettabile agli occhi dell’elettorato moderato, cercando di allontanare il partito dalle posizioni più controverse che avevano caratterizzato la gestione paterna. Nel 2015 ha preso la controversa decisione di espellere dal partito il suo stesso padre in seguito a dichiarazioni antisemite che avevano suscitato polemiche. Nel 2018 ha completato questa trasformazione cambiando il nome del partito da Front National a Rassemblement National, strategia che l’ha portata a ottenere sempre più consensi. In questi anni Marine Le Pen ha partecipato tre volte alle elezioni presidenziali, con risultati in progressiva crescita. Nel 2012 è arrivata terza con il 17,9% dei voti. Nel 2017 è arrivata al ballottaggio (il secondo turno elettorale francese in cui si sfidano i due candidati più votati al primo turno) contro Emmanuel Macron, ottenendo il 33,9% dei voti. Nel 2022 ha nuovamente sfidato Macron al ballottaggio, migliorando la sua percentuale con il 41,5% dei voti, pari a oltre 13 milioni di elettori. Secondo gli ultimi sondaggi, il suo partito risulta essere la formazione politica più popolare in Francia, con oltre il 30% delle intenzioni di voto, più del partito di Macron. Prima della sentenza odierna, Marine Le Pen era considerata una delle favorite per le elezioni presidenziali del 2027.
Gli ideali politici di Marine Le Pen
Le posizioni politiche di Marine Le Pen si possono ricondurre a tre filoni principali: nazionalismo, protezionismo economico e politiche restrittive sull’immigrazione. È considerata euroscettica, contraria all’euro e alla Nato. Sostiene il principio della “priorità nazionale”, secondo cui i cittadini francesi dovrebbero avere precedenza nell’accesso al lavoro, agli alloggi popolari e ai servizi sociali rispetto agli immigrati. In economia propone un modello protezionistico, con la separazione tra banche d’investimento e banche commerciali e l’opposizione alla privatizzazione dei servizi pubblici. Le Pen è stata oggetto di dibattito per i presunti legami con la Russia: nel 2014 è emerso che il suo partito aveva ricevuto un prestito di 9 milioni di euro da una banca ceco-russa, circostanza che ha alimentato discussioni sui rapporti del partito con Mosca. Il suo orientamento politico l’ha portata ad avere affinità con leader come Viktor Orban in Ungheria e Matteo Salvini in Italia.
Cosa succede ora al partito?
La condanna di primo grado non è, ovviamente, definitiva. Le Pen ha la possibilità di presentare ricorso in appello e, se dovesse ottenere una sentenza favorevole prima del 2027, potrebbe ancora candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Tuttavia, la macchina giudiziaria francese è notoriamente lenta e non vi è alcuna garanzia che il processo d’appello si concluda in tempo utile per la scadenza elettorale. In caso di conferma della condanna, il Rassemblement National dovrebbe individuare un nuovo candidato presidenziale. Il nome più frequentemente menzionato è quello di Jordan Bardella, un giovane politico di 28 anni che dal 2021 ricopre la carica di presidente del partito. Bardella è stato designato proprio da Le Pen per guidare il movimento mentre lei si concentrava sulla campagna presidenziale del 2022. È considerato l’esponente di punta della nuova generazione del partito, con un forte consenso tra l’elettorato giovanile. Se Bardella diventasse il candidato del Rassemblement National per le presidenziali, sarebbe la prima volta dal 1974 che il partito non presenta un membro della famiglia Le Pen come candidato alla massima carica dello stato.
Fonte : Wired