L’artista inglese, nato il 30 marzo 1945, è considerato uno dei più grandi chitarristi della storia del rock. L’amore per il blues, gli inizi con Yardbirds, Bluesbreakes e Cream, le esperienze con Blind Faith, Delaney & Bonnie, Derek & The Dominos, fino ai dischi da solista: il guitar hero ribattezzato “Slowhand” ha alle spalle anche tragedie personali che ne hanno segnato l’esistenza, come la morte del figlio di 4 anni o le dipendenze da droghe e alcol
Nella mitologia del rock pochi elementi sono più centrali della figura iconica del chitarrista solista. E nessuno ha fatto di più per creare quel culto di Eric Clapton. L’artista inglese compie 80 anni. E festeggia una lunghissima carriera, iniziata giovanissimo con gli Yardbirds, proseguita con i Bluesbreakers di John Mayall, la gloriosa e tempestosa parentesi con i Cream, la prima super band della storia, e ancora i Blind Faith, Delaney & Bonnie, Derek & The Dominos. E poi i successi da solista e le tragedie esistenziali: il padre mai conosciuto, la droga e l’alcolismo che l’avevano allontanato dalla musica, il rimorso per essersi innamorato della moglie di George Harrison (una vicenda che ha ispirato Layla, uno dei suoi capolavori), l’assurda morte del figlio Conor, precipitato dalla finestra di un grattacielo. Da quella esperienza è scaturita Tears In Heaven, uno dei titoli più famosi del suo repertorio. “Slowhand”, come è soprannominato da sempre, è celebrato come uno dei chitarristi più influenti di tutti i tempi. Ha in bacheca 18 Grammy, ha venduto oltre 100 milioni di dischi nel mondo ed è l’unica persona ad essere stata inserita tre volte nella Rock and Roll Hall of Fame. Ecco tutte le tappe della sua carriera.
Gli esordi e la parentesi negli Yardbirds
Nato il 30 marzo 1945 a Ripley, in Inghilterra, Clapton iniziò a suonare la chitarra intorno ai 15 anni. Innamorato del blues, lasciò la scuola e cominciò a suonare prima per strada e poi nei pub. Si unì per un breve periodo al gruppo dei Roosters e poi nell’ottobre 1963 entrò negli Yardbirds (con cui rimase fino a marzo 1965). Clapton si fece notare con uno stile distintivo diventando presto uno dei chitarristi più chiacchierati della scena musicale britannica. Risale a questo periodo la nascita del soprannome che gli rimarrà per tutta la vita, “Slowhand” (mano lenta ndr.). Ogni volta che rompeva una corda della chitarra durante un concerto, Clapton rimaneva sul palco e la sostituiva. Il pubblico faceva passare l’attesa dell’operazione facendo un lento battito di mani. E da qui il gioco di parole che ha dato origine al nomignolo. Il successo commerciale degli Yardbirds e la virata verso sonorità pop irritarono il chitarrista, che lasciò la band.
L’esperienza nei Bluesbreakers
Clapton si unì quindi a John Mayall & the Bluesbreakers nell’aprile del 1965. Suonò nell’album Blues Breakers with Eric Clapton che non fu pubblicato fino a quando non lasciò la band per l’ultima volta nel luglio 1966. Il suo rivoluzionario modo di suonare ispirarò il famoso slogan “Clapton is God” (Clapton è Dio ndr.), dipinto con lo spray da un ammiratore sconosciuto su un muro di Islington, nel nord di Londra nel 1967. Il celebre graffito negli anni venne replicato innumerevoli volte e si dice che questo attestato di stima imbarazzasse il chitarrista.
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I Cream
Dopo l’addio ai Bluesbreakers, Clapton fu invitato dal batterista Ginger Baker a suonare nella sua band appena formata, i Cream, uno dei primi supergruppi della storia del rock, con Jack Bruce al basso. In questa fase iniziò a sviluppare le sue doti da cantante e cantautore. La fama della band si costruì grazie alle loro leggendarie jam blues e ai lunghi assoli dei loro live. Influenzati dall’ascesa di Hendrix, i Cream si imposero anche commercialmente anche negli Usa ma si sciolsero nel 1968 a causa di tensioni interne e per il crescente abuso di droghe e alcol. L’album d’addio, Goodbye, comprendeva anche il singolo Badge scritto da Clapton con George Harrison. I due erano diventati grandi amici e da allora hanno collaborato spesso negli anni.
Dai Blind Faith all’esordio da solista
Il gruppo successivo di Clapton, i Blind Faith, formato nel 1969, era composto dal batterista dei Cream Ginger Baker, da Steve Winwood dei Traffic e da Rick Grech dei Family. Fecero a tempo a realizzare un solo album omonimo a cui seguì un tour, prima di sciogliersi dopo 7 mesi appena. Clapton iniziò a collaborare assiduamente con Delaney & Bonnie. Fu proprio Delaney Bramlett a incoraggiarlo a scrivere canzoni e a cantare. Con l’aiuto di musicisti eccezionali, tra cui Leon Russell e Stephen Stills, registrò il suo primo album da solista, intitolato semplicemente Eric Clapton. Il chitarrista continuò poi a suonare con colleghi come John Lennon (come membro della Plastic Ono Band), George Harrison (nell’album All Things Must Pass), Howlin’ Wolf (nelle celebri London Sessions).
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Derek and the Dominos
Ispirato dal lavoro dei The Band, Clapton continuava a sfuggire dal ruolo da protagonista e frontman, preferendo essere parte di un gruppo. Con queste premesse radunò una serie di talentosi musicisti per il suo nuovo progetto dei Derek and the Dominos. In questa fase Clapton si innamorò di Pattie Boyd, all’epoca moglie del suo amico George Harrison. Lei respinse le sue avances e il suo stato d’animo straziato stimolò il materiale dell’album Layla and Other Assorted Love Songs. Uscito nel 1970, il doppio LP fu l’unico lavoro in studio della band. È ricordato per la presenza della chitarra di Duane Allman e per la celebre canzone Layla. La registrazione di un secondo album in studio dei Dominos era in corso quando si verificò uno scontro e Clapton se ne andò, sciogliendo così il gruppo. Allman morì in un incidente motociclistico nell’ottobre 1971, evento che devastò Clapton che lo considerava il “fratello musicale che non avevo mai avuto”.
I problemi personali e i primi successi da solista
A inizio anni Settanta, Clapton era in crisi per la sua infatuazione per Boyd (con cui alla fine si sposò nel 1979 dopo il suo divorzio da Harrison) e per la dipendenza da droga e alcol. Si allontanò da registrazioni e concerti per diversi anni. Nel 1974 mise in piedi una band con cui lavorò al nuovo disco solista 461 Ocean Boulevard, trainato dalla cover di I Shot the Sheriff. Da questo momento tornò a pubblicare album e a fare tournée regolarmente. Tra i grandi successi di questa fase si ricordano il disco Slowhand, che conteneva il brano Wonderful Tonight e la cover di Cocaine di JJ Cale.
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I successi degli anni Ottanta
La collaborazione con Jeff Beck all’inizio del nuovo decennio è considerata un’altra vetta di Clapton. Ma l’artista era ancora molto condizionato dall’alcolismo, per cui andò in cura diverse volte, fino alla totale disintossicazione nel 1987. In questi anni collaborò spesso con Roger Waters e Phil Collins. Nel 1985 vinse un Bafta per la sua collaborazione con Michael Kamen alla colonna sonora della serie tv Edge of Darkness. Si unì anche ai Bee Gees per beneficenza, con il supergruppo Bunburys.
La morte del figlio
Il 20 marzo 1991, il figlio di quattro anni di Clapton, Conor, nato da una relazione con Lory Del Santo, morì dopo essere caduto dalla finestra di un appartamento al 53esimo piano di un grattacielo a New York. Clapton alloggiava in un hotel vicino e si stava preparando a prenderlo per pranzo e per una visita allo zoo di Central Park. Dopo la tragedia iniziò a frequentare le riunioni degli alcolisti anonimi. L’enorme dolore portò alla composizione della canzone Tears in Heaven. Clapton ha ricevuto sei Grammy per il singolo e il suo album Unplugged, che si rivelò un clamoroso successo mondiale.
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Gli anni Novanta
Nel 1995, Clapton apparve per la prima e unica volta in un singolo numero 1 nel Regno Unito, collaborando con Cher, Chrissie Hynde e Neneh Cherry in un assolo per una cover di Love Can Build a Bridge pubblicata in aiuto dell’ente di beneficenza britannico Telethon Comic Relief. Nel 1997 vinse un Grammy per la registrazione del brano Change the World (sulla colonna sonora del film Phenomenon). Nello stesso anno pubblicò l’album Pilgrim, il primo disco contenente nuovo materiale in quasi un decennio. Nel 1998 ha fondato il Crossroads Centre ad Antigua, una rehab per aiutare persone che vogliono uscire dall’abuso di sostanze. Ai Grammy del 1999 vinse il premio per la migliore interpretazione vocale pop maschile con la sua canzone My Father’s Eyes. Nel 2000 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame per la terza volta, come artista solista. In precedenza aveva avuto lo stesso onore come membro dei Cream e degli Yardbirds.
Il nuovo millennio fino a oggi
Tra gli album di inediti e quelli di cover, la produzione di Clapton non si è mai fermata, oltre a numerose apparizioni live, tra concerti ed eventi benefici. Nel 2004, Rolling Stone lo classificò al numero 53 nella lista dei “100 più grandi artisti di tutti i tempi”. Nel 2006 ha collaborato con JJ Cale in The Road to Escondido. Nel 2014 ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dalle scene: qualche anno dopo ha spiegato che gli è stata diagnosticata una neuropatia periferica, una condizione che comporta danni ai nervi periferici e che in genere causa dolore lancinante, bruciante o formicolante alle braccia e alle gambe. Ma ha poi proseguito la sua carriera tra album ed esibizioni. Il suo ultimo lavoro in studio è il disco Meanwhile, uscito nel 2024. Quest’anno tornerà in concerto in Italia con due tappe a Milano, il 27 e 28 maggio 2025.
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Fonte : Sky Tg24