Maiale sardo, lo studio sul suo affascinante percorso evolutivo

In Sardegna si pratica un tipo di pastorizia tradizionale in cui le mandrie di maiali vengono lasciate pascolare liberamente allo stato brado”, racconta il professore. “Questi animali si procacciano autonomamente l’acqua e il cibo in mezzo al bosco, dove capita che si accoppino con i cinghiali selvatici. Sono sottoposti, dunque, anche all’effetto della selezione naturale”.

Anche, appunto. Ma non solo. Infatti, come hanno scoperto Fulgione e coautori, su questi animali agisce comunque una selezione artificiale parziale che serve a limitare la presenza di ibridi nati dagli incroci con i cinghiali sardi selvatici. Lo scopo degli allevatori è infatti quello di conservare nei loro animali alcune specifiche caratteristiche, come la docilità, l’alto contenuto di grasso, l’elevata fertilità e il colore del mantello, oltre alla capacità di sopravvivere allo stato brado.

Vengono adottate diverse pratiche per evitare gli effetti dell’ibridazione”, prosegue Fulgione. “Gli allevatori che abbiamo incontrato ci hanno raccontato, ad esempio, che i neonati dai tratti morfologici tipicamente “cinghialeschi” – e quindi verosimilmente ibridi – vengono macellati o castrati subito, per evitare che tramandino ulteriormente caratteristiche legate, ad esempio, al colore striato del mantello. Operano quindi una selezione artificiale che blocca il flusso genico proveniente dagli esemplari selvatici”.

Simili ma diversi

Fulgione ha raccontato a Wired Italia di essere stato particolarmente incuriosito dall’esistenza di questa linea evolutiva in cui il condizionamento umano è quasi – ma non completamente – assente. Per questo motivo, insieme al suo gruppo di ricerca, ha raccolto e incrociato dati storici, genetici e tratti dall’osservazione sul campo per distinguere gli effetti della selezione naturale e artificiale nei suini sardi e confrontarli con maiali di altre razze domestiche e ibride presenti in Campania.

Anche in questa regione, come nel resto del Sud Italia, la pastorizia tradizionale dei suini all’aperto è stata praticata per millenni, ma solo fino agli anni Cinquanta del Novecento. Allora, come racconta Fulgione, “l’industrializzazione spinse le popolazioni a lasciare le aree interne per trasferirsi nelle città. Per questo motivo molti maiali vennero abbandonati a vivere allo stato brado nelle campagne appenniniche, dove oggi si incontrano curiosi ibridi che conservano a volte tratti tipicamente domestici, come le chiazze chiare sul mantello”. Queste caratteristiche fenotipiche, spiega il professore, tenderanno probabilmente a scomparire con il tempo. “A differenza dei maiali sardi, questi animali del Sud Italia devono fare i conti con un predatore naturale: il lupo”. È dunque plausibile che la selezione naturale renderà questi ibridi sempre meno domestici e più capaci di sfuggire alla predazione.

Fonte : Wired