Chi c’è dietro le migliaia di pannelli che stanno coprendo la campagna italiana

Coltivare e produrre energia nello stesso metro quadro di terreno è possibile. Di chi è davvero il vantaggio, però, non è ancora chiaro. Stiamo parlando del fenomeno “agrivoltaico”. Anche l’agricoltura può infatti svolgere un ruolo nella transizione verso le energie rinnovabili. Lo prevede la legge: così, milioni di pannelli fotovoltaici stanno ricoprendo i campi coltivabili. I miliardi del Pnrr stanno finanziando i parchi agrivoltaici nelle campagne italiane da nord a sud, ma c’è un dilemma: l’equilibrio tra gli interessi delle multinazionali dell’energia e quelli degli agricoltori è sottile. E i territori sono in rivolta. 

Pannelli fotovoltaici e agricoltura: come funziona l’agrivoltaico

Agricoltura e pannelli fotovoltaici insieme, sullo stesso terreno. Ma come? Il ministero dell’Ambiente definisce “agrivoltaici” gli impianti che “consentano di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, garantendo, al contempo, una buona produzione energetica da fonti rinnovabili”.

Sul tema avevano anche “litigato” Fratin e Lollobrigida, i due ministri competenti in materia: un decreto del ministero dell’Agricoltura vietava l’installazione di pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli e contraddiceva un altro decreto emesso dal ministero dell’Ambiente che invece dava la possibilità di farlo. Dopo aver chiarito, l’agrivoltaico come lo conosciamo oggi è la sintesi delle due posizioni.

Esempio di pannelli fotovoltaici in un parco agrivoltaico: come funzionaSecondo le regole operative previste dal ministero dell’Ambiente, il terreno che ospita un parco agrivoltaico deve avere una superficie minima del 70 per cento da dedicare all’attività agricola. I pannelli fotovoltaici devono poi avere un’altezza precisa, da 1,3 a 2,1 metri, per consentire le attività agricole o zootecniche al di sotto, come coltivazioni, passaggio di bestiame e macchinari. 

La differenza con l’agrisolare: milioni di pannelli sui tetti delle aziende

L’agrisolare è diverso dall’agrivoltaico anche se riguarda sempre l’applicazione dell’energia fotovoltaica in agricoltura. In questo caso i pannelli non sono installati sul terreno, ma sui tetti delle aziende agricole. 

Il Pnrr sta finanziando con 2,3 miliardi di euro la creazione di un parco agrisolare con milioni di pannelli solari installati sui tetti delle aziende agricole italiane. Al contempo, vengono riqualificati i fabbricati, con la rimozione di amianto ed eternit o tramite il miglioramento dell’efficienza energetica.

Mappa dell'agrisolare in Italia: i progetti finanziati dal Pnrr

Al momento sono stati finanziati oltre 22.700 progetti di agrisolare in Italia, con la maggior parte che si concentra tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Le multinazionali si prendono agrivoltaico e Pnrr: la mappa

Per l’agrivoltaico il Pnrr stanzia 1,1 miliardi di euro. Questi fondi coprono parte dei costi di installazione degli impianti sui terreni e offrono una tariffa vantaggiosa per l’energia immessa in rete. Il primo squilibrio, quello più evidente, è la ripartizione dei fondi: sui 775,6 milioni di euro finora banditi, circa 670 milioni finanziano i progetti più grandi. Il resto va invece agli agricoltori per impianti di potenza minore. Proprio i più piccoli hanno avuto maggiori difficoltà a rientrare nel bando: tra i bocciati, 9 su 10 sono di piccolo taglio.

Ma chi ha ricevuto più fondi? Secondo i dati del ministero dell’Ambiente estrapolati da Today.it, l’80 per cento degli impianti più finanziati appartengono a multinazionali e grandi gruppi del settore energetico. La maggioranza è al sud e il più costoso è in Sicilia: a Vizzini, provincia di Catania, la Sun Project, controllata dalla multinazionale danese European energy, ha ottenuto 59,6 milioni di euro per costruire uno dei parchi agrivoltaici più grandi d’Italia. Segue un impianto da 44 milioni di euro a Giugliano in Campania del gruppo internazionale Next energy group.

Spicca anche la Agren della Di Carlo holding che ottiene 77,8 milioni di finanziamento per 16 parchi in provincia di Foggia e uno ad Acerra (Napoli). Per numero di progetti, 19, vince la Dsr, di Duferco energia, la società energetica della multinazionale Duferco con sede in Lussemburgo, che con 14,3 milioni di euro realizzerà impianti nelle province di Napoli, Cosenza, Crotone e Taranto.

In provincia di Viterbo, tra Tuscania, Montalto di Castro e Ischia di Castro, la Solar energy, che fa capo al colosso spagnolo dell’energia Solarig, costruirà tre impianti da 61,9 milioni di euro. Come vedremo, questo territorio è particolarmente “denso” di storie sull’agrivoltaico. Spicca anche il parco da 22 milioni a Ciminna, in provincia di Palermo: è di Repower Renewable, azienda del gruppo svizzero Repower. L’altro gruppo spagnolo, Enerland, tramite Energia pulita italiana 10 riceve 11,9 milioni per un parco a Craco, in provincia di Matera.

Tra le multinazionali presenti c’è Hera, che ottiene 6,6 milioni di euro per un impianto a Faenza, in provincia di Ravenna. Ne farà altri due a Cesena, ma in collaborazione con la cooperativa agricola Orogel e grazie alla partecipata Horowatt con 2,7 milioni di euro del Pnrr. C’è poi Rwe Renewables Italia, società dell’omonimo gruppo tedesco tra i più grandi nel settore in Europa, che userà 6,8 milioni per costruire due impianti a Benevento e provincia, a Morcone.

Engie, colosso francese e uno dei principali player mondiali dell’energia, ottiene invece 1,2 milioni su Lamezia Terme, in Calabria. Dalla Francia c’è anche Photosol, che con le sue Spv Vpd Solar costruirà cinque parchi nel Lazio grazie a 17,5 milioni di euro. C’è anche la Cina: la filiale italiana di Trina Solar, multinazionale cinese leader mondiale nella produzione fotovoltaica, ha ottenuto 2,8 milioni di euro a Galatone, in provincia di Lecce. 

Tra i parchi già messi a terra e al di fuori dei fondi Pnrr troviamo poi altri big mondiali dell’energia: Renantis, uno dei maggiori produttori indipendenti di energia rinnovabile in Europa, opera a Scicli, in Sicilia. Sonnedix, sostenuta dalla banca di investimenti Jp Morgan, è invece presente in provincia di Modena. Engie è attiva anche in Sicilia in partnership con Amazon, a Mazara del Vallo. Nel settore ci sono anche le partecipate di Stato Enel ed Eni con la sua parte “green” Plenitude.

I pro dell’agrisolare: meno inquinamento e più guadagni per le aziende

Lo scopo dell’agrivoltaico è rispettare l’ambiente riducendo l’inquinamento grazie all’energia del sole, oltre a far risparmiare le aziende: in base alle stime fatte dal ministero, infatti, i costi energetici delle aziende agricole rappresentano il 20 per cento del totale, con percentuali più elevate per alcuni settori produttivi. L’agrivoltaico potrebbe quindi anche aumentare i loro guadagni.

In più ci sono anche i vantaggi per l’ecosistema. Secondo il Wwf, l’inserimento di pannelli fotovoltaici nelle aree agricole consente di ridurre drasticamente l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, grazie alle specie vegetali autoctone che crescerebbero all’ombra dei pannelli. In più, le zone più esposte alla siccità avrebbero più chance di sopravvivere: sotto gli impianti l’umidità sarà maggiore e diminuirebbe anche il consumo di acqua per irrigare.

I vantaggi dell'agrivoltaico: infografica di Enel

La presenza stessa dei pannelli creerebbe poi nuovi microhabitat e zone che sembrano ideali per ospitare comunità di insetti, rettili e altri animali selvatici. Tuttavia, gli esperti sottolineano che per avere reali benefici è fondamentale applicare i criteri ecologici sin dalle prime fasi della progettazione e durante tutto il ciclo di vita degli impianti. Ma nonostante gli apparenti vantaggi i territori sono in rivolta. 

Il territorio in protesta: “fotovoltaico selvaggio” sulle terre da coltivare

I cittadini non stanno a guardare l’agrivoltaico che si espande nei loro comuni, anche le associazioni ambientaliste hanno posizioni contrastanti sul tema. Le preoccupazioni maggiori riguardano l’impatto sul paesaggio e il consumo di suolo agricolo coltivabile.

Nel torinese, ad esempio, gli agricoltori denunciano di essere stati “sfrattati” dalle proprie terre per fare spazio ai progetti agrivoltaici: li considerano una minaccia per la produzione agricola locale. A Ca’ Solaro, in provincia di Venezia, e a Orbetello, in Toscana, comitati civici contestano progetti da decine di migliaia di pannelli solari, che potrebbero “deturpare” il paesaggio danneggiando l’agricoltura tradizionale della zona.​

Parchi agrivoltaici e fotovoltaici in provincia di Viterbo: grafica con il consumo suolo

Solo in Toscana ci sono 25 richieste di nuovi parchi agrivoltaici. In Sardegna è la giunta Todde che vuole fermare sul nascere i nuovi impianti. iIl dibattito è acceso: è lo stesso Wwf a sottolineare il “timore che lo sviluppo indiscriminato di nuovi impianti possa alterare il paesaggio e compromettere il tessuto agricolo”. Per l’associazione “la soluzione sta nella qualità e nella corretta pianificazione degli interventi, evitando speculazioni e garantendo benefici concreti e duraturi ai territori”.

Situazioni simili anche in Piemonte, Campania, Puglia e Marche con comitati civici e associazioni ambientaliste, come Legambiente, contrarie ai progetti proposti. C’è poi il caso di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Già dal satellite sono visibili svariati impianti di tipo fotovoltaico e agrivoltaico. E ce ne sono altri in arrivo: per questo, i cittadini parlano di “fotovoltaico selvaggio”. 

Impianto agrivoltaico in provincia di Viterbo visto dal satellite

Le aziende lanciante nel business vanno da Eni al fondo Nuveen detenuto dal colosso assicurativo statunitense Tiaa, passando per società lussemburghesi. Solo in provincia di Viterbo ci sono altre 11 autorizzazioni pendenti per altrettanti parchi. Un dato rende l’idea di cosa sta accadendo: in quest’area è concentrato il 78 per cento degli impianti rinnovabili di tutto il Lazio. Per questo il Tar ha dato parere positivo al blocco delle autorizzazioni imposto dalla Regione. Qui l’equilibrio tra sostenibilità e produzione di energia pulita si è già rotto.

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Fonte : Today