Viviamo in un paese pieno di contraddizioni ma ancora meraviglioso quando riesce a esprimersi attraverso storia della sua terra. Come quelle che sapeva raccontare Gianni Celati nei suoi libri, Narratori delle pianure, o nei suoi documentari, Strada provinciale delle anime. In questo caso siamo a Crova, nel vercellese dove troviamo Alice Cerutti. agricoltrice e proprietaria di Cascina Oschiena dal 2008. Una scelta audace che negli anni l’ha resa una vera ambasciatrice della biodiversità e che ha fatto di lei una delle Dieci donne che salvano la terra, il progetto di Slow Food Italia che vuole dare valore e voce alle donne piemontesi che – spesso nell’ombra – lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, e cambiare il futuro.
La radice di tutto è Nonno Mario, uomo lungimirante, che aveva acquistato la cascina negli anni 50, avviando la tradizione delle risaie: “Ed è qui, tra queste mura – racconta Alice – che mi sono resa conto del potenziale dell’agricoltura. Grazie al prezioso aiuto di mia mamma e mio marito, ho intrapreso una restaurazione conservativa della struttura, utilizzando solo tecniche di bioedilizia, e così, mattone dopo mattone, ho ricostruito il legame con la natura”. Vecchi tetti utilizzati per realizzare il pavimento, due impianti di pannelli fotovoltaici per trarre energia dal sole, antichi fienili ora diventati dimora di gufi e barbagianni: Cascina Oschiena è una realtà sempre più autosufficiente.
Parola d’ordine: biodiversità
Nel 2019, dopo 4 anni di lavoro, Alice ha creato l’Oasi Naturale di Cascina Oschiena, restituendo all’ambiente 25 ettari da sempre destinati alla produzione di riso. Al centro di questo importante progetto c’è il ripopolamento di diverse specie in via di estinzione, prima fra tutte la pittima reale, un raro uccello migratore, il cui ultimo sito censito di nidificazione in Italia è proprio la nostra cascina: “Ancora ricordo – aggiunge Alice – il giorno in cui venne a farci visita l’ornitologo Mauro della Toffola, che segue questa specie da 40 anni, e ci disse di fate attenzione, per via della grande responsabilità che avevamo. E da allora l’agrifauna è diventata parte essenziale della nostra attività agricola. Per questo abbiamo deciso di dedicarle il logo dell’azienda: è davvero il simbolo di un sogno che pian piano prende forma. Restituire biodiversità alla natura è il regalo più bello che possiamo farci, per noi e soprattutto per le nuove generazioni”.
Nella sua azienda Alice porta avanti una coltivazione integrata, priva di insetticidi, nel pieno rispetto della terra. Semina varietà di riso autentiche, storiche e certificate come l’arborio classico, che purtroppo ormai sta scomparendo, e dal 2016 ha introdotto anche l’antico farro dicoccum. Oltre ad aver riconvertito sei ettari di risaie nell’unico bosco di pianura della zona, nell’ultimo anno Alice ha piantato più di 5000 alberi di meli e peri antichi su argini e fontanili, una delle tante azioni previste nei sistemi di agricoltura sostenibile e nei progetti volontari di tutela e ricostruzione di aree naturali, che hanno riconosciuto i terreni come Zona di protezione speciale “Risaie Vercellesi” e Riserva di protezione e ripopolamento della fauna.
Fonte : Today