Oggi, 28 marzo, ricorre la Giornata Mondiale dell’Endometriosi, istituita nel 2014 per porre l’attenzione su una malattia che può essere molto invalidante per le donne che ne soffrono. Ne abbiamo parlato con il Prof. Mario Malzoni, ginecologo, Direttore Scientifico del Centro Nazionale Endometriosi nonché Membro del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Endometriosi. In modo lineare e comprensibile, l’esperto ha spiegato cos’è l’endometriosi, quali sono i sintomi, come si effettua la diagnosi, e ha approfondito il tema del rischio infertilità.
Iniziamo dalla base: cos’è l’endometriosi?
“Provo a spiegarlo in maniera semplice. È una patologia benigna che consiste nel fatto che il tessuto simil endometrio – ovvero simile a quello che riveste la parete interna dell’utero – si va a localizzare in altre zone. Esistono poi diverse forme di endometriosi”.
Quali sono quelle più diffuse?
“Quella in forma ovarica, cioè quando è nell’ovaio. Si forma una sorta di mestruazione all’interno dell’ovaio e si creano delle cisti di sangue addensato. Questa è la forma più facile da diagnosticare, la più frequente e anche quella meno problematica e che risponde meglio alla terapia farmacologica. Fino a qualche anno fa queste cisti, superati i 3-4 cm, venivano subito operate. Poi si è capito, invece, che l’intervento chirurgico può creare danni irreversibile all’ovaio. Per cui oggi si tende meno a operare e più a curare con i farmaci. Tranne casi in cui le cisti sono molto grandi oppure quando si tratta di forme ‘atipiche’ sospette”.
Come si diagnosticano?
“Generalmente con un’ecografia. Purtroppo, però, a eseguirla non può essere un qualsiasi ecografista o radiologo. Per quanto bravo, dev’essere specializzato in ecografie per endometriosi. Per questo possiamo parlare di ‘esame operatore-dipendente’, ovvero che dipende dal professionista e non tanto da quanto il macchinario sia o meno avanzato. Consideri che nel mondo si arriva a quasi 7 anni di ritardo e questo è dovuto al fatto che in pochi sono specializzati”.
Ci sono forme più gravi e invalidanti, è corretto?
“Esatto, la più aggressiva è quella infiltrante profonda. Qui il tessuto endometrioso tende gradualmente a penetrare all’interno degli organi. Attenzione, parliamo sempre di una patologia benigna – dunque non di un cancro – ma è comunque molto grave perché può penetrare nella vescica, nelle vie urinare, nell’intestino e nei nervi”.
Spesso l’endometriosi viene definitiva ‘malattia criptica’. Lo si deve alla difficoltà nel diagnosticarla?
“Sì e anche al fatto che i sintomi sono gli stessi che si ritrovano in altre condizioni. Ovvero forte dolore mestruale, stitichezza e diarrea, dolore pelvico e diffuso tutti i giorni. Ma anche dolori durante i rapporti sessuali ma parliamo di un dolore profondo, non alla penetrazione. Per questo bisogna indagare e avere una diagnosi, anche perché una diagnosi precoce a volte può voler dire evitare l’intervento chirurgico”.
Quando necessaria, come avviene l’operazione?
“Innanzitutto l’intervento dev’essere effettuato da chirurghi esperti di endometriosi. Generalmente l’intervento è eseguito per via laparoscopica, con una chirurgia mini-invasiva. Il vantaggio è che l’intervento è molto preciso, c’è una minore perdita di sangue e poi le telecamere di oggi sono di altissima qualità e in 3D/4K. A livello estetico ci sono ottimi risultati e il post-operatorio è rapido, in 48 ore – senza complicanze – ci sono le dimissioni”.
La terapia farmacologica, invece, in cosa consiste?
“L’endometriosi è una malattia estrogeno-dipendente. Per cui i farmaci che da linee guida vengono utilizzati sono quelli che tendono ad abbassare il livello di estrogeni fino a un blocco delle mestruazioni”.
Per tutta la vita?
A volte la terapia è a lungo termine. Diciamo che viene interrotta quando si ricerca una gravidanza e poi spesso viene ripresa. Con la menopausa c’è in genere un notevole miglioramento, essendo una patologia tipica dell’età fertile, anche se possono perdurare alcuni sintomi legati alla profondità di infiltrazione della malattia.
In merito a questo tema: chi soffre di endometriosi rischia l’infertilità?
Il rischio c’è quando c’è un interessamento delle tube ed è anche correlato allo stato infiammatorio pelvico. Sicuramente è presente una correlazione, consideriamo che dal 30% al 50% di donne infertili hanno l’endometriosi.
Riguarda una particolare forma di endometriosi?
“Sì, soprattutto l’Adenomiosi che rappresenta la forma di endometriosi infiltrante la parete uterina perché in genere non può essere rimossa chirurgicamente e di conseguenza ha un forte impatto negativo sulla fertilità”.
In Italia sono almeno 3 milioni le donne con diagnosi conclamata di endometriosi, un numero non indifferente.
“Sì e credo che sia anche sottostimato. Il lato positivo è che prima bisognava attendere un esame istologico. Oggi, invece, è sufficiente un’ecografia, purché realizzata con strumenti all’avanguardia e con personale dedicato”.
Il Sistema Sanitario Nazionale in che modo aiuta le pazienti che non possono permettersi un intervento privatamente?
“Nelle strutture sanitarie private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale, così come negli ospedali pubblici, è possibile sottoporsi a intervento chirurgico in convenzione, quindi gratuitamente”.
Quali altri passi in avanti sono stati fatti e cosa, invece, rimane da fare?
“Una grande conquista riguarda il farmaco per curarla che prima era a pagamento, parliamo di 60, 80 euro al mese. Adesso, invece, può essere prescritto in fascia A e dunque gratuito. Di negativo, invece, c’è la poca diffusione di centri di riferimento. E poi bisogna fare uno sforzo per fare formazione del personale medico nell’ambito dell’ecografia e della chirurgia più complessa”.
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Fonte : Today