“Futuro? Vediamo quello che verrà, nel calcio può cambiare tutto dalla sera alla mattina. Bisogna saper scegliere“. Così l’ex Ct della Nazionale, Roberto Mancini, ha risposto – stuzzicato sull’addio di Thiago Motta alla Juve, che aveva portato a fare anche il suo nome come eventuale sostituto – riguardo un suo eventuale ritorno in panchina. Intervenendo al laboratorio ‘Il giurista entra in campo’ nell’ambito dell’Academic Gym con Guglielmo Stendardo alla LUISS, Mancini ha detto di non avere “idea di cosa sia successo” alla Juventus, mentre sul ruolo degli allenatori ha sottolineato che “tutti incidono sulla propria squadra, poi a volte i risultati vengono o meno. Se le cose non vanno è giusto che si prenda anche delle colpe. Ma bisogna dare il tempo per incidere. In Italia se le cose non vanno l’allenatore viene messo subito in discussione. Un manager deve avere una visione, essere empatico con il club e riuscire a trasferire il proprio pensiero. Nessuno riesce a vincere sempre, ma quando si perde credo sia importante rialzarsi subito”. Poi una riflessione sul calcio italiano (“Abbiamo avuto decenni di giocatori incredibili, adesso è qualche anno che ce ne sono di meno. Troppi stranieri? Ai nostri tempi erano campioni e miglioravano i giovani, se si prendono stranieri che valgono poco meglio dare un’opportunità ai giovani italiani”) e una battuta sulle esperienze all’estero: “Ho lavorato in Inghilterra per quattro anni e arrivare a vincere facendo un buon percorso credo sia la cosa migliore. Il Manchester City mi chiese di vincere la Premier dopo cinque anni, la vinsi dopo tre e poi le cose migliorarono ancora. Gli allenatori italiani erano e sono ancora molto avanti, ma alla fine se hai giocatori forti vinci, altrimenti no“.
Approfondimento
I migliori allenatori svincolati o senza panchina
“La Nazionale è l’apice per un allenatore”
“La Nazionale per un allenatore è la cosa più importante, rappresenta l’apice della carriera oltre che un momento straordinario. L’Europeo vinto è stata una cosa incredibile, sapevamo che non eravamo i più forti ma non è stato solo quel mese lì, è stato un percorso durato 3 o 4 anni. Io lo dissi appena arrivato che bisognava vincerlo, piano piano hanno iniziato a crederci tutti”, ha detto invece Mancini a proposito della sua esperienza da Ct, sottolineando le differenze tra l’allenare una squadra di club e una nazionale: “Un allenatore di club ha giocatori tutti i giorni, in nazionale non ci sono tanti momenti per stare insieme, bisogna essere in grado di capire quali possono essere i giocatori adatti“. “Mondiale prima a noi o all’Arabia? Spero lo vinca prima l’Italia. Noi abbiamo una cultura calcistica neanche paragonabile, viviamo di calcio da sempre”, ha concluso.
qual. mondiali
Norvegia a punteggio pieno: tutte le classifiche
Fonte : Sky Sport