La Corte Suprema del Brasile ha deciso all’unanimità di rinviare a giudizio l’ex presidente Jair Bolsonaro con l’accusa di aver orchestrato un colpo di Stato per rimanere al potere dopo la sconfitta elettorale del 2022. Una decisione segna un momento storico per il Paese, ancora segnato dal ricordo della dittatura militare durata dal 1964 al 1985.
L’ex presidente è accusato dalla procura di essere il leader dell’organizzazione che avrebbe pianificato una cospirazione per sovvertire il risultato elettorale. Le indagini della polizia federale hanno rivelato che il gruppo aveva elaborato un decreto per invalidare le elezioni e indire un nuovo scrutinio. Inoltre, secondo gli investigatori, i cospiratori avrebbero progettato l’assassinio dell’attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva, del vicepresidente Geraldo Alckmin e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes.
Le accuse e le possibili conseguenze
Bolsonaro deve rispondere di capi d’accusa gravissimi: “tentativo di colpo di Stato”, “tentativo di abolizione violenta dello Stato di diritto democratico” e “organizzazione criminale armata”. Se condannato, potrebbe affrontare una pena cumulata superiore ai 40 anni di carcere. Tuttavia, gli esperti ritengono che l’ex presidente rimarrà libero in attesa del processo, che potrebbe iniziare entro la fine dell’anno per evitare interferenze con le elezioni presidenziali del 2026.
L’ex presidente è già stato dichiarato ineleggibile fino al 2030 per le sue ripetute accuse infondate contro il sistema di voto elettronico. Bolsonaro spera di ribaltare questa decisione per poter correre nuovamente nel 2026, ma una condanna per cospirazione metterebbe fine alle sue ambizioni politiche, costringendo la sua area politica a trovare un nuovo leader.
La difesa e la reazione politica
Bolsonaro ha reagito con durezza alla decisione della Corte Suprema, definendola un “processo politico” e accusando i giudici di volerlo escludere dalla competizione elettorale. In un post pubblicato sui social ha dichiarato: “Tutti sanno che questo è un attacco legale alla democrazia. Hanno fretta di eliminarmi perché sanno che nessun candidato può battermi in elezioni leali”.
La difesa aveva tentato di far ricusare Alexandre de Moraes, uno dei giudici del processo e presunta vittima del piano di assassinio, ma la richiesta è stata respinta. Oltre a Bolsonaro, saranno processati altri sette presunti cospiratori, tra cui ex ministri e alti ufficiali delle forze armate.
Un Paese diviso
Il caso Bolsonaro arriva in un Brasile politicamente polarizzato. I suoi sostenitori vedono il processo come una persecuzione politica, mentre i detrattori lo considerano un passo necessario per difendere la democrazia. Gli eventi dell’8 gennaio 2023, quando migliaia di suoi sostenitori assaltarono i palazzi del potere a Brasilia in un tentativo di destabilizzazione, sono stati citati dalla pubblica accusa per dimostrare la gravità della minaccia alla stabilità democratica.
Bolsonaro segue ora il percorso giudiziario che già ha coinvolto Lula, arrestato nel 2017 per corruzione e poi scagionato nel 2021. Tuttavia, a differenza dell’attuale presidente, il caso di Bolsonaro riguarda direttamente la sovversione delle istituzioni democratiche, rendendo l’esito del processo ancora più significativo per il futuro del Brasile.
Fonte : Today