In inglese si chiama ‘mansplaining’, in prodiano si traduce con una tirata di capelli nei confronti di una giornalista. Il gesto di Romano Prodi accompagnato dalla frase: “Lo so benissimo signora, mi creda, non sono mica un bambino” è stato derubricato dalla sinistra italiana come “paternalista”. No, non “sessista” si sarebbe detto se a compiere tale gesto fosse stato Matteo Salvini, Ignazio La Russa o la buonanima di Silvio Berlusconi. No, la sinistra riserva l’accusa di “molestia” solo per un esponente di centrodestra, mentre l’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea – l’unico che abbia sconfitto Berlusconi – è intoccabile.
È talmente intoccabile che Elly Schlei, come suo solito, non ha proferito parola mentre Laura Boldrini ha preso le distanze dal ‘Professore’ solo dopo aver visto il video trasmesso da La7. Prodi, poi, incalzato sulla vicenda, è rimasto sulle sue posizioni: “Non ho niente da chiarire – ha detto – sapete quale ottimo rapporto ho con i giornalisti, ma se si vuole creare l’incidente contro un vecchio professore facciano pure. Il tempo chiarisce tante cose”. Ed ha aggiunto: “Si scambia l’affetto con l’aggressione”. Ed è proprio questo il nocciolo della questione: quando un uomo di sinistra si trova di fronte a una donna mostra ‘affetto’. E basta.
Se lo fa Prodi è affetto, se lo fa Salvini è sessismo
Nonostante decenni di battaglie femministe, infatti, le donne di sinistra faticano a raggiungere posizioni di potere. Prima di Elly Schlein nessuna donna aveva mai guidato il principale partito di centrosinistra, sia che si chiamasse Pci, Pds, Ds o Pd. E anche l’attuale segretaria del Pd ha recentemente denunciato un certo sessismo nei suoi confronti. “Sono stata criticata, a colleghi uomini di 20 anni di più nessuno si sarebbe mai sognato di dire ciò che è stato detto a me”, ha detto recentemente Schlein il cui possibile ruolo di candidata premier è stato recentemente messo in discussione proprio da personalità come Luigi Zanda e Romano Prodi.
Non è un caso, infatti, che in Italia e in Europa il cosiddetto tetto di cristallo sia stato rotto solo da leader di centrodestra: Margaret Thatcher, Angela Merkel e Giorgia Meloni. Ma non solo. Nel Regno Unito, per esempio, i laburisti hanno sempre espresso leadership e premier di sesso maschile, mentre anche l’attuale capo dei conservatori è Kemi Badenoch, una donna e per di più di colore.
Donne al governo con Prodi senza portafogli
Se si guarda la composizione del primo governo Prodi (1996-1998) si nota che le donne ministro erano solo tre: Anna Finocchiaro alle Pari Opportunità, Livia Turco alla Solidarietà Sociale e Rosy Bindi alla Salute, l’unico dicastero con portafoglio.
Il secondo governo Prodi (biennio 2006-2008), invece, su 26 ministri vantava la presenza di 6 donne e di queste soltanto due erano ministri con portafoglio: Livia Turco alla Salute ed Emma Bonino che, oltre alla delega sulle Politiche comunitarie, deteneva anche quella sul Commercio internazionale.
Anche in passato, quindi, Prodi dava alle donne più ‘affetto o stima’ che potere. Certo, stiamo parlando di un’altra epoca e nei governi di centrosinistra successivi le donne hanno avuto più spazio, ma le polemiche sulla scarsa rappresentanza femminile hanno colpito la sinistra anche recentemente con Mario Draghi premier quando il Pd schierò solo uomini nella compagine governativa.
Più stima che potere
In realtà, storicamente, è stato il centrodestra a dare più potere alle donne non solo con l’ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ma anche con l’elezione di Maria Elisabetta Casellati a presidente del Senato, prima donna a ricoprire la seconda carica più alta dello Stato. Alla luce di tutto questo vien, dunque, ancor più da sorridere ripensando alle parole che Debora Serracchiani rivolse a Giorgia Meloni: “La sua politica vuole un passo indietro agli uomini”.
Un vero e proprio boomerang, esattamente come il gesto di Prodi nei confronti della giornalista di Mediaset.
Fonte : Today