Le missione italiane all’estero ci costano quasi 1,5 miliardi di euro: il dato è stato messo nero su bianco dal capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano. Le missioni e le operazioni in corso sono almeno 39, ha spiegato ai parlamentari il capo operativo dell’insieme delle forze armate italiane. Tra le aree coinvolte ci sono il Mediterraneo, i Balcani, il Fianco est della Nato, il Medio Oriente, il quadrante Sahel/Golfo di Guinea e il Corno d’Africa.
Il costo delle missioni all’estero
Portolano è stato audito ieri, mercoledì 25 marzo, dalle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, che stanno esaminando la deliberazione del governo Meloni sulla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per il 2025. In quella sede Portolano ha spiegato che le operazioni in corso hanno “una consistenza media di 7.750 unità, per un massimo autorizzato di 12.100”. Il loro costo? “Oneri finanziari complessivi” pari a “1,48 miliardi, divisi tra 980 milioni per il 2025 e 500 per il 2026”.
Portolano ha spiegato che le missioni prorogate sono 17 rispetto alle “36 dell’anno precedente”. Secondo quanto riportato in un dossier della Camera le missioni che il governo intende prorogare riguardano:
- l’impiego di soldati nell’area del Libano e del Mediterraneo orientale;
- l’invio di personale militare e della magistratura nelle missioni civili istituite dall’Unione europea;
- il coinvolgimento in Kosovo nella missione di assistenza alle istituzioni locali (Eulex Kosovo). La missione è nata con un’azione comune adottata dal Consiglio per gli affari generali dell’Unione europea del 4 febbraio 2008;
- la missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell’area balcanica;
- l’impiego di militari, incluso il personale del corpo militare volontario della Croce rossa, in Iraq e nel Medio Oriente;
- la partecipazione nelle missioni istituite dall’Onu con l’impiego di soldati;
- la missione di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica ed all’Amministrazione generale libica per la sicurezza costiera;
- la partecipazione all’operazione Levante, in seguito allo scoppio del conflitto tra Israele ed Hamas dopo il 7 ottobre 2023. Il supporto della Difesa si è concentrato soprattutto sul trasporto e lancio di beni di prima necessità in favore dei civili, sullo schieramento di un ospedale da campo e di una nave con capacità sanitaria in supporto alla popolazione civile, sulla predisposizione di operazioni precauzionali per eventuali evacuazioni di connazionali dalla regione e sul rafforzamento della presenza italiana nel Mediterraneo orientale;
- l’impiego di militari per attività di assistenza, supporto e cooperazione nel Nord Africa;
- il contributo alla missione dell’Unione europea per il sostegno alla polizia palestinese e allo Stato di diritto. La missione si chiama European union police mission for the Palestinian territories (Eupol Copps) ed è operativa in Cisgiordania;
- l’invio di mezzi e militari nell’area dell’Africa occidentale;
- il contributo alla missione dell’Unione europea per rafforzare la capacità delle autorità e delle agenzie libiche competenti nel gestire le frontiere del paese nordafricano. La missione, intitolata European union border assistance mission in Libya (Eubam Libya), punta a combattere la criminalità transfrontaliera – compresa la tratta di esseri umani e il traffico di migranti – e a contrastare il terrorismo;
- la partecipazione a iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano;
- l’invio di mezzi e militari nell’area del Corno d’Africa;
- il contributo alla sorveglianza dello spazio aereo della Nato. La Difesa partecipa ai programmi Air policing e Air shielding dell’Alleanza atlantica. L’obiettivo delle attività è quello di contribuire a garantire l’integrità deli spazi contro qualsiasi minaccia aerea;
- la partecipazione al potenziamento della presenza della Nato nell’area est dell’Alleanza, con il contributo del personale del corpo militare volontario della Croce rossa.
Il capo di Stato maggiore della Difesa ha ricordato che nella delibera sulle missioni all’estero c’è “una nuova scheda sulle forze ad alta e altissima prontezza operativa inserita a seguito della specifica esigenza dell’Alleanza di garantire una maggiore prontezza di risposta in caso di crisi”. In particolare la scheda “individua una forza massima di 2867 unità, 339 mezzi terresti, 4 navali, 15 aerei che possano gestire situazioni emergenziali ma anche a rispondere alle esigenze operative Nato”. Secondo Portolano le “nostre forze armate devono saper difendere l’Italia, la pace e la democrazia, gli spazi euromediterranei in ogni momento. Abbiamo bisogno di uno strumento militare che sia un baluardo credibile di difesa agile e adattivo. Il nostro intendimento è perseguirlo in modo corale”.
“Preoccupano Cina e Russia nel Mediterraneo”
Il generale ha lanciato l’allarme sul Mar Mediterraneo e l’attivismo di Pechino e Mosca: “Il Mediterraneo allargato è parte di una fascia di instabilità che si protrae fino all’Indo pacifico. La crisi in corso, inclusa quella nel Mar Rosso, contrappone i paesi democratici e quelli autoritari. Nel Mediterraneo allargato, che vede al centro l’Italia, Russia e Cina stanno operando per aumentare assertività, Mosca con l’aumento della presenza della flotta, Pechino con una postura di maggiore penetrazione strategica”. Portolano ha fatto riferimento anche ai Balcani occidentali: Bosnia Erzegovina e Kosovo sono paesi attraversati da crescenti tensioni etniche favorite da Russia e Cina. La pressione è pure forte su Moldavia e Georgia. In Africa poi “Mosca e Pechino hanno una articolata strategia per strappare all’influenza occidentale il maggior numero di paesi, soffiando sullo scontento sociale”.
L’operazione Strade sicure
Durante l’audizione il capo di Stato maggiore della Difesa ha parlato anche dell’operazione Strade sicure, introdotta nel 2008 con un decreto dal governo Berlusconi: “Un’operazione voluta in un momento di crisi, per fronteggiare un’emergenza e c’è da chiedersi se questa emergenza c’è ancora. Ne ho parlato di recente con il ministro Crosetto, quest’anno, anche tenuto conto della ricorrenza giubilare, sarà mantenuto il livello di 6.800 uomini ma io ritengo che sarebbe bene cambiarne le dinamiche di impiego, riducendo i numeri ma garantendo una maggiore efficacia”. Secondo Portolano “il pattugliamento dinamico sarebbe più confacente alle nostre caratteristiche anziché un’ambasciata e una stazione si potrebbero ‘coprire’ 3 o 4 ambasciate e 5 o 6 dei punti sensibili indicati del prefetto”.
Le parole del generale hanno messo subito in allarme la Lega. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, esponente del partito di Matteo Salvini, è intervenuto per ribadire che l’operazione Strade sicure “costituisce uno dei capisaldi delle politiche di sicurezza sul territorio. È fortemente sostenuta dal governo ed è molto apprezzata sul territorio da sindaci di ogni orientamento politico”. Molteni ha ricordato che il governo “ha già approvato la copertura finanziaria per il triennio proprio al fine di garantire la prosecuzione dell’operazione”. Recentemente Fratelli d’Italia ha presentato alla Camera una proposta di legge per far riconoscere la qualifica di pubblico ufficiale al personale delle Forze armate impegnato nell’operazione Strade sicure.
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Fonte : Today