Dopo la decisione della Cassazione di dichiarare la competenza della magistratura di Milano a giudicare Daniela Santanchè per il filone sulla presunta truffa aggravata all’Inps nel caso Visibilia, oggi – mercoledì 26 marzo – è il giorno dell’udienza preliminare. Si ricomincia con la discussione della procura, che probabilmente ribadirà la richiesta di rinvio a giudizio per la ministra del Turismo, poi toccherà alla parte civile Inps e infine alle difese. È probabile che il procedimento si possa risolvere nel corso di due o tre udienze, forse entro maggio.
Santanchè: “Sono tranquilla, non vado a casa il 26 marzo”
Nel collegio difensivo della senatrice di Fratelli d’Italia – accanto a Nicolò Pelanda – ieri è entrato l’avvocato Salvatore Pino, che sostituisce il legale Salvatore Sanzo. “Sono stata molto chiara, ho assoluta fiducia nella magistratura, vediamo cosa succede. Credo che nulla interverrà nella prima udienza, sono assolutamente tranquilla. Se volete saperlo, non vado a casa il 26 marzo”, ha detto Santanchè due giorni fa durante una conferenza stampa sul turismo nella sede di Fratelli d’Italia a Milano.
La decisione della Cassazione
La scelta della Cassazione di rigettare la questione della competenza territoriale in favore di Roma è arrivata a fine gennaio. In sostanza, con una decisione opposta il procedimento avrebbe dovuto fare un passo indietro e tornare alla fase della chiusura indagini. Gli ermellini con la loro pronuncia in favore di Milano hanno in sostanza ridato slancio al procedimento in cui la senatrice di FdI, il suo compagno Dimitri Kunz e una terza persona rispondono di truffa aggravata in uno dei filoni dell’indagine su Visibilia, per presunte irregolarità legate alla cassa integrazione ottenuta (secondo l’accusa) per 13 dipendenti durante il Covid con ingenti danni per l’Inps.
“Si ritiene venga accordata prevalenza alla tesi dell’Inps, – aveva detto in udienza la sostituta procuratore generale Simonetta Ciccarelli – che fa osservare come la dichiarazione” della società del 31 maggio 2020 per ottenere la cassa integrazione per i dipendenti “è stata presentata” nella sede del capoluogo lombardo.
Quali sono le accuse
Un anno fa, il 22 marzo 2024, si erano chiuse le indagini sul filone Inps, e il 3 maggio la procura di Milano aveva chiesto il rinvio a giudizio per Santanchè, Kunz, Paolo Giuseppe Concordia – collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia editore e Visibilia concessionaria – e le due stesse società. Secondo l’accusa, avrebbero ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga nel periodo del Covid per 13 dipendenti per un valore di oltre 126mila euro e un totale di più di 20mila ore.
A tutti e tre viene contestato di aver “dichiarato falsamente” che i lavoratori fossero in cassa “a zero ore”, quando invece “svolgevano le proprie mansioni da remoto”. Poi ci sono le integrazioni che sarebbero state corrisposte per bilanciare le minori entrate della cig rispetto allo stipendio: una “differenza”, sostengono i pm, che sarebbe stata corrisposta con finti rimborsi per “note spese”. Secondo l’accusa, Santanchè, Kunz e Concordia sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga. Le testimonianze dei 13 dipendenti, oltre agli esiti di un’ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini.
Fonte : Today