Le parole sono importanti, le emoji pure. Tutto contribuisce alla costruzione di un linguaggio che ogni generazione prende e fa suo, riadatta e modella nell’ambito di un codice che risulti efficace tra coetanei e si fa incomprensibile – o peggio, invisibile – per tutti gli altri. La miniserie in quattro episodi Adolescence, disponibile su Netflix e sulla bocca di critica e pubblico, ha anche questo merito: puntare l’occhio di bue su termini dimenticati, simboli che assumono nuove connotazioni e piattaforme che ognuno abita a modo proprio, come ogni luogo della socialità.
Il contesto narrativo, per chi non ne avesse ancora sentito parlare, è l’omicidio di una minore, Katie. Siamo nello Yorkshire, Gran Bretagna, e il sospettato è il tredicenne Jamie Miller. Seppur più piccolo, frequenta lo stesso liceo del figlio dell’ispettore Luke Bascombe (Ashley Walters), Adam (Amari Bacchus). È proprio lui che, vedendo annaspare il padre tra interrogatori a studenti e studentesse di fronte a docenti senza traccia di autorevolezza, prenderà il padre da parte per guidare il suo sguardo nella giusta direzione. “Hai visto Instagram, vero?” chiede Adam al padre. Certo che lo ha visto, Instagram. Visto, ma non guardato, non letto con gli occhi di chi conosce un codice preciso.
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Incel e manosfera
Un codice che, nello specifico, richiama alla manosfera (manosphere), parola con cui si identificano tutti quegli spazi digitali di condivisione per la mascolinità tossica, i contenuti e le teorie fortemente misogini e antifemministi. Sono forum, siti, profili, canali in cui risiede comoda la comunità degli incel: contrazione di “involuntary celibates”, celibi loro malgrado, non per scelta. Le loro posizioni si radicano grazie a un assunto che suona come un peccato originario (femminile, s’intende) cucito sulla misura della loro impossibilità relazionale: è il sistema (femminile, s’intende) che li lascia fuori. Le donne hanno il potere e scelgono con chi avere rapporti sessuali. Secondo la teoria dominante, che emerge anche nella serie, la percentuale è così ripartita: l’80% delle donne sceglie soltanto il 20% degli uomini (da qui l’emoji con la scritta “100”, cioè la totalità).
80/20
La teoria prende spunto — in modo semplificato e distorto — dal principio di Pareto, elaborato nel XIX secolo dal matematico italiano Vilfredo Pareto, secondo cui circa il 20% delle cause genera l’80% degli effetti. Applicando questa logica ai rapporti sentimentali e sessuali, gli incel sostengono che la grande maggioranza delle donne desideri solo una ristretta élite di uomini, quelli considerati più belli, carismatici o “alfa”, ignorando gli altri.
Quello che per alcuni è una sottocultura, per altri un movimento, ha radici variegate nella storia, ma nei primi anni Dieci del Duemila si inizia a parlarne a più riprese. Uno dei canali di Reddit (r/incels), uno dei più affollati luoghi di ritrovo tra coloro che si definivano incel, è stato bannato dalla stessa piattaforma nel 2017 per aver ospitato contenuti violenti. Nel 2021 la Commissione Europea ha pubblicato un rapporto di indagine del fenomeno (l’Italia risultava al quarto posto dopo Germania, Regno Unito, Svezia).
Nella serie Adolescence, Katie avrebbe suggerito, con commenti su Instagram, che Jamie afferisse proprio agli incel. Il tutto, attraverso l’uso di emoji: quello della dinamite, per esempio. Simboleggia l’esplosione della pillola rossa, quella che ti fa vedere la verità. La citazione dai più grandi è presto colta, siamo in zona Matrix. I più giovani ignorano la provenienza, ma sfruttano il significato della teoria. Se scegli la pillola rossa, hai deciso di conoscere la realtà – in questo frangente, la teoria dell’80% e altre verità sulle donne e il loro atteggiamento – e quindi di “vedere la verità”. Se hai scelto quella blu, spiace, ma sei connivente con il sistema che perpetra questo sbilanciamento uomo/donna, che così tanti maschi lascia fuori, avallandone la vessazione.
I cuori
Nel secondo episodio, Adam crea una legenda delle emoji per il padre come un Virgilio negli orrori del bullismo. E aggiunge: “Quelli che hanno messo i cuori sono d’accordo con lei”.E se lo spaesato padre ammette di inviare cuori rossi nelle chat con la madre quando “non sa che rispondere” – altro interessante specchio generazionale, ma non è questa la sede –, il figlio rincara con la scala di colori: nei cuori il rosso sta per amore, il viola per eccitazione, il giallo per l’interesse, il rosa per l’interesse senza sesso, l’arancione per “andrà tutto bene”. “Ogni cosa ha un significato”, aggiunge.
Come ce l’ha quello che emerge dalla puntata del colloquio di Jamie Miller con la psichiatra: Katie era vittima di revenge porn. Aveva mandato una foto su Snapchat a un ragazzo, e lui aveva pensato bene di inoltrarla a mezza scuola. Compresi quelli considerati “incel”, per estensione del concetto “sfigati”.
Solo che questo aspetto, quello di foto che circolano senza il consenso del soggetto, forse sta riscuotendo meno scalpore, presi come siamo dai piani sequenza unici e dal racconto di vecchi simboli che trovano un nuovo linguaggio. Basta che non sia la forza dell’assuefazione, perché quello è il vero codice dell’orrore.
Fonte : Repubblica