La dieta per invecchiare in salute: lo studio durato 30 anni su 8 stili alimentari

I ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health, dell’Università di Copenaghen e dell’Università di Montreal, si sono dedicati a uno studio che delineasse la dieta ideale per invecchiare in salute, o meglio, secondo la loro definizione, “raggiungere i 70 anni senza gravi malattie croniche e con una salute cognitiva, fisica e mentale mantenuta”. Questo studio, pubblicato su “Nature Medicine”, una rivista specializzata nella ricerca biomedica, rientra tra i primi studi che esaminano molteplici modelli alimentari durante la mezza età, in relazione all’invecchiamento sano complessivo. Gli stili in questione sono in totale otto, a supporto del fatto che, secondo i ricercatori, non ne esista uno più efficiente in assoluto, ma esistono più abitudini alimentari che, in base alle esigenze e caratteristiche di ciascuno, possono essere più o meno adatte. “I nostri risultati mostrano che non esiste una dieta adatta a tutti. Le diete sane possono essere adattate per soddisfare esigenze e preferenze individuali”, ha affermato Anne-Julie Tessier, l’autrice dello studio.

Gli stili alimentari

Lo studio si concentra nel dettaglio su otto stili alimentari, analizzando dati relativi a oltre 100mila persone del Nurses’ Health Study e all’Health Professionals Follow-Up Study, ovvero lavoratori del sistema sanitario di età compresa tra 39 e 69 anni, per un totale di 30 anni di rilevazioni. Questi otto modelli sono:

  • l’Alternative Healthy Eating Index (AHEI): secondo la scuola medica di Harvard, si tratta di un indice che assegna valutazioni agli alimenti e ai nutrienti predittivi di malattie croniche, delineando cibi che sono considerati sani, come frutta, verdura, pesce, cereali integrali, proteine vegetali (come il tofu), legumi, olio di oliva, di arachidi, canola e colza
  • l’Alternative Mediterranean Index (aMED): introdotto nel 1995, è un adattamento del punteggio originale in relazione alla dieta mediterranea, funzionale anch’esso allo studio del rapporto tra cibo e malattie, come cancro e malattie cardiovascolari. Suggerisce un’assunzione generosa di verdure, legumi, frutta, noci, cereali e pesce, nonché un elevato rapporto di acidi grassi monoinsaturi rispetto agli acidi grassi saturi. Poi ancora, assunzioni moderate di alcol e latticini principalmente come yogurt e formaggio, e basse assunzioni di carni rosse o lavorate e dolci 
  • il Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH): un piano alimentare flessibile ed equilibrato che aiuta a creare uno stile alimentare sano per il cuore. È stato nominato miglior dieta per il cuore e per la pressione sanguinea da U.S. News & World Report nel 2025 
  • il Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay (MIND): una dieta caratterizzata da un’elevata assunzione di componenti antiossidanti con benefici per la funzione cognitiva. Questo modello consiglia cereali integrali, verdure a foglia verde e altri ortaggi, bacche, fagioli, noci, carni magre, pesce, pollame, olio d’oliva e ridotto consumo di formaggio, burro, cibi fritti e dolci
  • la dieta sana a base vegetale (hPDI): un’alimentazione a base vegetale concentrata principalmente sulla promozione di cibi vegetali sani come frutta, verdura, cereali integrali, fagioli, legumi, frutta a guscio e semi; le abitudini delineate da questa dieta apportano benefici sia alla salute sia al pianeta
  • il Planetary Health Diet Index (PHDI): un indice studiato per quantificare l’allineamento con le evidenze alimentari presentate dalla Commissione EAT-Lancet su Cibo, Pianeta, Salute, sottolineando l’inadeguatezza di alcuni nutrienti importanti per la salute pubblica negli Stati Uniti, come ferro, calcio, potassio e fibre
  • il modello dietetico empiricamente infiammatorio (EDIP): un parametro riconosciuto a livello internazionale per definire in che misura uno schema alimentare sia in grado di promuovere la sintesi di molecole pro-infiammatorie (proteina C reattiva, interleuchine e TNF-alfa). Evidenzia l’associazione tra un’alimentazione ad alto indice infiammatorio e un maggior rischio di malattie degenerative e metaboliche, quali aterosclerosi, diabete di tipo 2, cardiovasculopatie e sindrome metabolica 
  • l’indice dietetico empirico per l’iperinsulinemia (EDIH): misura le abitudine alimentari funzionali a contrastare l’iperinsulinemia, ossia un eccesso di insulina nel sangue

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I risultati dello studio

I risultati di questo studio mostrano che 9.771 partecipanti (il 9,3% della popolazione dello studio) sono invecchiati in modo sano, rimarcando come l’adesione a uno qualsiasi dei modelli dietetici sani precedentemente elencati sia collegata a un invecchiamento sano complessivo.Tuttavia, al primo posto si posiziona l’Alternative Healthy Eating Index (AHEI); infatti, i partecipanti nel quintile più alto del punteggio AHEI avevano una probabilità maggiore dell’86% di invecchiare in salute a 70 anni e una probabilità maggiore di 2,2 volte di invecchiare in salute a 75 anni rispetto a quelli nel quintile più basso del punteggio AHEI. Al secondo posto, invece, la dieta PHDI. Il messaggio finale è che cattive abitudini alimentari sono strettamente collegate a malattie croniche (comprese quelle che alterano le capacità cognitive) e decessi. Per questo, è bene privilegiare cibi sani (frutta, verdura, cereali integrali, legumi, grassi buoni, pesce, latticini magri, frutta secca, ecc.) e limitare il consumo di grassi saturi, cibi ultra-trasformati dall’industria, bevande dolcificate, carni rosse o lavorate e alimenti contenenti alte quantità di sodio. 

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Fonte : Sky Tg24