Lo abbiamo visto in numerosi cinepanettoni degli anni ’90 e 2000. Ci ha fatto compagnia, su Rai 1, per ben dodici anni nei panni del commissario Gaetano Berardi nella fiction Provaci ancora Prof! al fianco di Veronica Pivetti. Ha partecipato a numerosi reality da Tale e Quale Show a Ballando con le stelle e dal 2021 è tornato nel cuore del pubblico grazie alla conduzione del programma Cash or Trash in onda tutte le sere alle 20:30 sul Nove. Lui è Paolo Conticini, attore, conduttore, showman e questo è il suo racconto.
Paolo, ti vediamo tutti i giorni in tv con il programma Cash or Trash. Te lo aspettavi tutto questo successo?
“No e soprattutto non di queste dimensioni. All’inizio ero scettico se fare o meno questo programma perché credevo non fosse attinente al mio mondo. Mi sentivo un pochino fuori luogo col martelletto a fare un’asta in tv. Avevo questo stato d’animo quando ho registrato la puntata zero”.
E poi?
“Poi è avvenuta la magia e tutto si è trasformato in qualcosa di divertente e unico. Tra i mercanti, gli autori, c’è una grande sintonia e voglia di lavorare, c’è voglia di divertirsi e fare sempre meglio. Queste sono cose che si vedono sempre meno oggi in tv”.
Perché, secondo te, tutti amano Cash or Trash?
“Il segreto di questo successo credo sia un coinvolgimento generale di tutti. Chi di noi non ha un oggetto a casa che magari è curioso di sapere quanto vale. Tutti vorrebbero partecipare al programma. E poi, questa è una trasmissione pulita, educata e anche culturale perché si imparano tante cose. Attraverso un oggetto si possono fare dei riferimenti storici, geografici, culturali. Quindi è anche un programma che ti fa scoprire tante cose”.
Qual è il regalo più grande che ti ha fatto questo programma?
“Mi ha fatto riscoprire il calore della gente quando ti ferma per strada e ti fa i complimenti perché è entusiasta di quello che stai facendo. Per chi fa il mio mestiere è la cosa più bella e a me non ricapitava dai tempi di “Provaci ancora Prof!”.
Nella tua carriera non hai ottenuto un successo immediato, né ti è stato regalato niente, come hai vissuto questo percorso altalenante?
“Ho faticato tantissimo e ho rosicato anche tanto perché vedevo magari uno sconosciuto che arrivava, faceva un film ed esplodeva. E pensavo, ma perché io sono qua da anni e non arriva niente? Ho fatto tanta gavetta ma ne sono fiero”.
È stato un bene, ripensandoci ora?
“Sì perché mi ritrovo all’età di 56 anni ad avere alle spalle una carriera solida e variegata. Ho fatto di tutto, da show televisivi a fiction, da teatro a film alla conduzione. Ho sperimentato in tutti i campi e mi sono fatto conoscere da tutti i tipi di persone, perfino i bambini con la conduzione dello Zecchino D’Oro che era un mio sogno da bambino. Diciamo che ci sono arrivato in un’età un pochino più avanzata e non da concorrente ma posso dire di avercela fatta”.
Quanto è stato difficile perseverare quando i lavori non arrivavano?
“Molto e ho anche pensato di mollare. Sai, all’età di 33-34 anni non avevo ancora avuto un contratto grosso e mi imbarazzava dire che facevo l’attore. Poi sono arrivati dei contratti importanti e mi hanno fatto capire che, forse, una luce all’orizzonte poteva esserci. Da lì ho iniziato a dire che ero un attore senza vergognarmi”.
Come hai affrontato, emotivamente, gli alti e bassi del tuo mestiere?
“Questo è un mestiere durissimo a livello emotivo. Non è lavorare in miniera ma è particolarmente faticoso psicologicamente. Stai sempre a guardare il telefono, a vedere se squilla, se arriva quella chiamata. Io poi, di carattere, sono uno di quelli che vuole tutto subito e ho dovuto lavorare molto su questa mia impazienza. Quando finisco un lavoro, infatti, sono impaziente di capire cosa farò dopo che quasi non mi godo quello che sto facendo, sono molto ansioso. Però negli ultimi anni l’anzianità mi ha dato un po’ di saggezza”.
Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto sul lavoro?
“Il teatro perché avere il pubblico davanti è qualcosa di meraviglioso, una sensazione unica. Anche perché il risultato è immediato, o piaci o non piaci, non hai bisogno di aspettare dei giorni, dei mesi come in un film. Il calore del pubblico, le persone che ti aspettano alla fine dello spettacolo, è impagabile”.
E la delusione più grande?
“Delusioni enormi non ne ho avute. Insuccessi clamorosi non ne ho avuti. Anche quando il programma, o il film, o la serie televisiva che facevo ha fatto un po’ meno ascolto, ho avuto sempre un successo personale. Ho avuro più delusioni grosse nella vita privata con le amicizie”.
Invece una grande soddisfazione della tua vita privata è senza dubbio tua moglie Giada.
“Sì, assolutamente, quest’anno sono 30 anni che stiamo insieme. È un grande traguardo”.
Qual è il segreto per stare insieme tutto questo tempo?
“Amore, complicità, senso dell’umorismo ma soprattutto tanta, tanta pazienza, ma non c’è un vero e proprio segreto alla fine. La convivenza è un’arte, è uno smussare degli spigoli e trovare un punto d’incontro. Ci vuole molto impegno e sacrificio in una relazione”.
E Paolo, quando è a casa e si sveste dei panni del conduttore, attore, showman, che tipo è?
“Sono un uomo che non sta mai fermo. Devo sempre fare qualcosa. Ritocco le pareti, pulisco, cucino, rimetto a posto i fiori del giardino, lavo la macchina, vado in palestra. Forse avrei bisogno di una seduta psicoanalitica per capire se non voglio stare con me stesso o se sono iperattivo”.
Com’era Paolo da ragazzino?
“Io ho sempre pensato in grande anche quando non avevo un becco di un quattrino, andavo comunque a vedere case o macchine costose, però non ho mai avuto le idee chiare su cosa fare. Il mio scopo era l’indipendenza dai miei, non perché ci stessi male con loro ma perché volevo un’indipendenza mia. Ho cercato di fare tante cose e poi la fortuna mi ha portato ad incontrare questa strada dello spetacolo. Ma poi, come in tutte le cose, ci vuole talento, perché sennò non duri neanche un mese e poi torni a casa”.
C’è qualcosa nella vita che hai fatto ma, a pensarci oggi, non rifaresti?
“No. Ho fatto diversi sbagli però mi hanno dato sempre l’opportunità di correggere il tiro. Quindi sono serviti, lo sbaglio serve. E chi è che non sbaglia mai?”.
Fonte : Today