Campi Flegrei, studio Ingv: aumenti di temperatura nel suolo prima dei terremoti più forti

Una analisi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha studiato i dati raccolti da uno strumento installato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. È emerso che le scosse più rilevanti sono precedute di alcuni giorni (o alcune settimane) da anomale variazioni termiche del suolo. Un risultato che potrebbe aiutare il sistema di allerta alla popolazione

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Significativi aumenti di temperatura a livello del suolo precedono di alcuni giorni (o alcune settimane) i terremoti più intensi che si verificano nei Campi Flegrei. La scoperta arriva da uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha analizzato i dati raccolti da uno strumento installato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. La ricerca, pubblicata sulla rivista Remote Sensing Letters, indica che l’utilizzo di questi dati potrebbe fornire un aiuto importante nel sistema di allerta alla popolazione.

I risultati della ricerca

Il 17 maggio 2024, ad esempio, un aumento di temperatura di 5 gradi ha anticipato di tre giorni il sisma di magnitudo 4.4, mentre la variazione di 7 gradi registrata il 21 settembre 2023 ha preceduto l’evento di magnitudo 4.2 avvenuto il 27 dello stesso mese. Non rientra invece nell’analisi, perché troppo recente, l’ultima forte scossa, avvenuta lo scorso 13 marzo.

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Un aiuto dallo Spazio

Gli autori dello studio, Alessandro Piscini e Cristiano Fidani, hanno esaminato i dati ottenuti tra 2021 e 2024 da Ecostress, un sensore della Nasa posizionato sulla Iss che raccoglie immagini termiche con un’elevata risoluzione spaziale di 70 metri e che consente un monitoraggio costante, poiché passa sulla stessa area ogni 3 giorni circa. I due ricercatori si sono concentrati su due aree della Solfatara, uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei: “Abbiamo rilevato variazioni anomale di temperatura nella zona della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità – dice Piscini – con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane”.

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La possibile correlazione

I risultati mostrano che la differenza di temperatura tra le due aree è aumentata negli ultimi anni: ciò è coerente con l’aumento osservato per altri segnali, come l’innalzamento del suolo e l’emissione di anidride carbonica. I dati, inoltre, sono stati analizzati con due metodi differenti, che permettono una maggiore sicurezza nell’interpretazione dei risultati. “Le anomalie evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti – afferma Fidani – ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area”.

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Fonte : Sky Tg24