Il patto contro le mine antiuomo perde pezzi

Il conflitto in Ucraina ha cambiato le carte in tavola. Secondo quanto riportato dal Washington Post, le mine fornite a Kyiv sarebbero di tipo “non persistente”, dotate cioè di un sistema elettronico che ne limita la durata a un periodo compreso tra quattro ore e due settimane. Questo sistema, alimentato a batteria, garantirebbe che le mine si disattivino automaticamente una volta esaurita l’energia, riducendo il rischio di danni ai civili nel lungo periodo.

Un’arma spietata

Nonostante queste rassicurazioni, la decisione ha sollevato enormi critiche. Le mine antiuomo sono considerate una delle armi più pericolose per la popolazione civile, dato che spesso restano attive anche dopo la fine dei conflitti, spesso causando mutilazioni e morti per anni. Sono economiche (costano anche meno di due dollari l’una) e facili da produrre, ma il loro impatto è devastante.

Per questo, nel 1997, è stato predisposto un documento per limitare gli ordigni, il Trattato di Ottawa. Firmato da 164 Paesi, ha contribuito a ridurre drasticamente la presenza di mine nei teatri di guerra. Tuttavia, alcune delle principali potenze militari – tra cui Stati Uniti, Russia e Cina – non lo hanno mai ratificato.

L’Italia ha una posizione decisamente ambigua sul tema: nonostante sia tra i paesi firmatari del Trattato, ha a lungo consentito investimenti alle aziende produttrici di mine antipersona e munizioni a grappolo. Ora, dopo un dibattito parlamentare durato quasi 12 anni, nel 2021 l’Italia ha approvato all’unanimità una legge che vieta qualsiasi forma di finanziamento nel settore.

La riscoperta delle mine arriva in un contesto preoccupante: secondo un rapporto del Land Mine Monitor, nel 2024 sono stati oltre 3.600 i feriti e quasi 2.000 i morti nel mondo.

Qualche figura di rilievo si è pronunciata contro la tendenza: Lloyd Axworthy, ex ministro degli Esteri canadese alla fine degli anni Novanta e tra i promotori del trattato, ha espresso forte preoccupazione per la decisione della Polonia e dei Paesi baltici. “Capisco il deterioramento della sicurezza nella regione, ma abbandonare la Convenzione di Ottawa renderà il mondo un posto meno sicuro“, ha detto.

Dalla guerra alla bonifica: la storia di Vito Alfieri Fontana

Mentre le mine tornano prepotentemente al centro del dibattito, c’è chi ha vissuto sulla propria pelle il peso di queste armi. Vito Alfieri Fontana, un tempo produttore di mine antiuomo in Italia, ha cambiato radicalmente vita ed è diventato un attivista per la bonifica dei campi minati.

Fonte : Wired