Paese che vai, piatto che trovi? Scopriamo alcuni falsi miti

L’OMELETTE NON È FRANCESE – L’Omelette francese, così com’è conosciuta oggi, non ha nulla di francese. Sebbene, come per ogni cosa, ne esistano diverse versioni, la più popolare si dice sia nata durante la Guerra d’Indipendenza, in particolare durante l’assedio da parte delle truppe francesi delle resistenti città di Cadice e San Fernando, durato due anni e mezzo. Data la mancanza di provviste e di cibo, tra cui le patate, le cipolle e altre verdure, la ricetta tradizionale fu semplificata e realizzata solo con le uova e, per distinguerla, fu chiamata proprio “tortilla a la francesa” (frittata alla francese). Quando la guerra finì e le patate tornarono disponibili, alcuni continuarono comunque a fare la ricetta più semplice e la chiamarono Omelette francese e oggi è conosciuta semplicemente così.

INSALATA RUSSA, INVENTATA DA UN FRANCESE – La sua origine si deve al cuoco franco-belga Loucien Oliver, che si recò in Russia a metà del XIX secolo e lavorò nelle cucine del ristorante di lusso L’Hermitage di Mosca nel 1860. È lì che inventò una ricetta di insalata che chiamò Insalata Olivier. Anche se la sua ricetta rimase segreta, è risaputo che tra gli ingredienti c’erano carne di pernice, granchio, caviale, lattuga, patate bollite, olive e maionese per legare il tutto. Fu un successo strepitoso tra le classi più agiate, poi però arrivarono la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa e la povertà dilagante fece sì che venisse preparata con ingredienti molto più umili come patate lesse, carote, piselli e, appunto, maionese. Quando la ricetta si diffuse in tutto il mondo, il nome fu cambiato in Insalata russa.

BISTECCHE RUSSE… E FRANCESI – Sebbene le Bistecche russe o Bitoke siano nate nelle terre del Volga e siano conosciute con questo nome ovunque – tranne che in Russia dove sono chiamate “Kotleta” – sembra che non sia stata un’invenzione propriamente russa; nel corso del XIX secolo, infatti, il gusto e le cucine dei nobili russi furono guidati da rinomati chef francesi e belgi, che crearono diverse ricette fusion, mescolando influenze russe e francesi che sono sopravvissute fino ad oggi, tra cui quella che viene ricordata con il nome di bistecca russa. È interessante notare che questa bistecca si può considerare un po’ come la mamma dell’hamburger, il più popolare dei cibi americani ma non va assolutamente confusa con esso. Sebbene entrambe siano fatte con carne macinata, la bistecca alla russa è impanata e ricoperta di farina. Inoltre, alla carne macinata vengono aggiunti cipolla, aglio, pangrattato e latte e si possono mettere anche uova, prezzemolo tritato, sale e pepe. L’hamburger invece è solo di carne macinata, il classico da mangiare rigorosamente in versione panino.

L’HAMBURGER È TARTARA – E a proposito di Hamburger, la ricetta della carne macinata è arrivata in Germania grazie ai Tartari di origine russa che preparavano la steak tartar, carne macinata cruda condita con spezie. Furono poi gli emigranti tedeschi che, alla fine del XIX secolo, si imbarcarono nel porto di Amburgo per una nuova vita nel Nuovo Mondo. Così l’hamburger arrivò negli Stati Uniti e si diffuse rapidamente. Utilizzando la ricetta tedesca, nel 1895 un cuoco di nome Louis Lassen del Connecticut (Usa) preparò il primo hamburger del Nord America. La prima catena di hamburger al mondo fu White Castle, fondata a Wichita, Kansas, nel 1921 dallo chef Walter A. Anderson. Una curiosità: l’hamburger più caro al mondo costa 5.000 dollari e si chiama “The Golden Boy”, una creazione dello chef Robbert Jan De Veen, proprietario del ristorante olandese De Daltons, situato a Voorthuizen (Paesi Bassi). Il suo capolavoro contiene, tra gli altri, tartufo bianco, caviale Beluga, formaggio Cheddar, whisky Macallan e manzo wagyu. Ma l’ingrediente più sfarzoso è sicuramente la foglia d’oro, che misura 15 cm di lunghezza e pesa 0,8 kg. Il suo prezzo è imbattibile: 5.000 dollari (4.250 euro). Naturalmente è stato inserito nel Guinness dei primati.

IL CROISSANT È NATO A VIENNA – Durante l’assedio turco della città di Vienna nel 1683, dopo aver conquistato mezza Europa, i turchi iniziarono a costruire un tunnel attraverso le mura della città per intrufolarsi e cogliere di sorpresa il nemico. Per non essere scoperti lavoravano solo di notte, ma non si erano accorti che anche i fornai lavoravano nelle stesse ore notturne. Furono questi ultimi infatti a dare l’allarme dopo aver riconosciuto il rumore che facevano i turchi con le loro pale e i picconi, l’intera città e l’esercito riuscirono così grazie a loro a respingere l’attacco dell’invasore, che non ebbe altra scelta che ritirarsi. Per celebrare questa vittoria, i panettieri crearono una focaccia a forma di mezzaluna, il simbolo dell’Islam e della bandiera ottomana. Altre versioni sostengono che il nome non derivi dalla mezzaluna, ma venga da Croix Sainte, per celebrare la vittoria cristiana. In ogni caso, il Croissant era inteso come una vendetta, realizzata grazie all’inestimabile collaborazione dei panettieri; ironicamente era un modo per dire che si era “mangiato un turco”. I viennesi gli diedero poi il nome di “kipferl”, che fu introdotto alla corte francese all’inizio del XIX secolo dalla regina di origine austriaca Maria Antonietta. Nel corso del tempo, i fornai francesi adattarono la ricetta originale, utilizzando la pasta sfoglia al posto della pasta lievitata, creando il moderno croissant. Alcune versioni ambientano la stessa storia nella città di Budapest.

LA TEMPURA È PORTOGHESE – Anche se non è esattamente un piatto, ma un metodo di preparazione, la Tempura è sempre stata associata alla cucina giapponese: è un tipo di pastella che viene usata per friggere frutti di mare e verdure tagliati in piccoli pezzi in olio a 180 °C per soli due o tre minuti. Tuttavia, la sua origine è portoghese, come ricorda la parola stessa che sta per “stagione”; si riferisce all’usanza di non mangiare carne e di consumare solo pesce e verdure durante la Quaresima e le vigilie, chiamate in latino “tempora ad quadragesimæ” (“stagione di Quaresima”) dell’anno liturgico cattolico. I giapponesi lo confusero con il nome del piatto e lo chiamarono così. La tempura fu introdotta nella città portuale di Nagasaki, fondata da marinai portoghesi nel 1569, e insieme a loro i primi ad arrivare in Giappone furono i sacerdoti gesuiti e i missionari della penisola iberica, sia spagnoli che portoghesi.

L’ARROZ NON C’ENTRA CON CUBA – A Cuba si mangia molto riso, un alimento economico e nutriente, ma senza uova fritte, pomodoro e piantaggine, come invece prevede la ricetta dell’Arroz a la cubana tanto conosciuta in Spagna. Il riso bianco è una parte essenziale della dieta cubana e viene utilizzato per accompagnare la carne o i fagioli neri o rossi. Quando gli emigrati spagnoli a Cuba tornarono in Spagna dopo la Guerra d’Indipendenza, soprattutto nelle Isole Canarie, resero popolare la ricetta, aggiungendovi la salsa di pomodoro e chiamandola “arroz a la cubana”. Il suo successo è senza dubbio dovuto alla sapiente combinazione di sapori dolci e salati.

SUSHI, DAL SUD-EST ASIATICO AL GIAPPONE – ll Sushi è un altro piatto che tutti associano al Giappone. Tuttavia il concetto di sushi è nato nel Sud-Est asiatico come metodo di conservazione del pesce: il riso veniva cotto, lasciato fermentare e poi si aggiungeva il pesce con un po’ d’acqua, per conservarlo meglio; la cosa curiosa è che si mangiava solo il pesce, mentre il riso veniva scartato. Questo metodo di conservazione si è diffuso in Cina e poi in Giappone, dove si è evoluto nel sushi come lo conosciamo oggi. Se il Giappone ha perfezionato l’arte del sushi, le sue radici sono diffuse in tutta l’Asia.

Fonte : TgCom