Al centro della docuserie “Da rockstar ad assassino – Il caso Cantat”, su Netflix dal 27 marzo 2025, Bertrand Cantat è una figura che ha segnatola scena musicale francese e internazionale, per il suo ruolo di frontman dei Noir Désir, ma – purtroppo – soprattutto per il tragico episodio che ha oscurato la sua carriera. Un talento poetico e musicale capace di conquistare il pubblico con testi profondi e performance live energiche e intense. Ma il suo nome rimarrà indissolubilmente legato a un fatto atroce che ha cambiato per sempre il suo destino e quello di chi gli stava accanto. Approfondiamo la sua storia.
Bertrand Cantat e la musica
Bertrand Cantat è nato nel 1964 a Pau, nei Pienei Atlantici (Francia). Cresciuto in un ambiente dove l’arte era profondamente radicata, ha intrapreso la carriera musicale assumendo il ruolo di autore, interprete e paroliere. È soprattutto conosciuto come il cantante dei Noir Désir, gruppo che, dalla fine degli anni ’80 fino agli inizi del nuovo millennio, è stato un punto di riferimento della musica rock francese. La sua scrittura è dichiaratamente ispirata da grandi poeti come Baudelaire, Rimbaud e Mallarmé, è caratterizzata da un linguaggio denso e immaginifico, tra tematiche sociali e riflessioni esistenziali. Nel corso della sua carriera, dopo lo scioglimento dei Noir Désir, l’artista ha intrapreso vari progetti collaborazioni e ha fondato nuove formazioni, come Détroit e PAZ, cercando così di riconquistare il palcoscenico. Tra gli album dei Noir Désir ricordiamo “Veuillez rendre l’âme (À qui elle appartient)” (1989); “Tostaky” (1992); “666.667 Club” (1996); “Des visages des figures” (2001). Il bellissimo “Le vent nous portera” è probabilmente uno dei brani di musica rock-pop più apprezzati e amati della musica europea dei nostri tempi.
Bertrand Cantat e l’assassinio di Marie Trintignat
Il drammatico episodio che ha segnato la vita di Bertrand Cantat avviene nel luglio del 2003, quando in una notte a Vilnius (Lituania) la sua relazione con la bravissima attrice Marie Trintignant – figlia del grandissimo Jean-Louis Trintignant – si trasformò in una tragedia insostenibile. Durante una violenta lite in una camera d’albergo, l’uomo aggredì brutalmente la donna, infliggendole ferite gravi – tra cui la frattura del naso, danni interni e un edema cerebrale – che la condussero rapidamente in coma. Nonostante il quadro clinico critico, il cantante non cercò subito aiuto e lasciò che la situazione precipitasse senza un intervento tempestivo. In piena notte, Cantat chiamò il fratello di Marie, Vincent Trintignant, annunciando di averla colpita. Le versioni sul susseguirsi dei fatti divergono, ma è noto che Vincent fu costretto a chiamare i soccorsi solo al mattino, quando si rese conto della gravità delle condizioni della sorella, portandola poi all’ospedale universitario di Vilnius. Nonostante il tentativo disperato di Cantat – che poco dopo cercò anche di togliersi la vita ingerendo una combinazione di tranquillanti e antidepressivi – Marie Trintignant venne trasportata in Francia, dove morì a seguito delle complicanze delle ferite.
L’inchiesta, condotta in stretta collaborazione tra le autorità lituanesi e francesi, portò allo scoperto una serie di prove mediche che confermarono la compatibilità tra il racconto del cantante e le lesioni riscontrate durante l’autopsia, e i referti evidenziarono chiaramente l’impatto dei violenti colpi subiti dalla vittima. Il processo si svolse a Vilnius nel marzo del 2004 e vide Cantat condannato a otto anni di prigione per un reato definito come “omicidio commesso in caso di intenzione indiretta indeterminata”, una formulazione giuridica che, pur non riconoscendo esplicitamente l’intenzione di uccidere, attestava la responsabilità nel causare la morte per negligenza e violenza estrema.
La vicenda ebbe un impatto immenso sulla percezione pubblica dell’artista. Durante gli anni successivi il caso continuò a essere oggetto di accesi dibattiti e polemiche: la condanna, le successive misure di controllo e le ripetute discussioni sul diritto all’eventuale reinserimento sociale e artistico di Cantat divisero l’opinione pubblica. Nonostante la sua liberazione anticipata, ottenuta per buona condotta e avvenuta nel 2007, l’ombra della tragedia di Vilnius continuò a pesare su ogni sua apparizione pubblica e sulla sua carriera. Numerosi commenti e analisi critiche hanno evidenziato come questo drammatico episodio abbia segnato un “prima e un dopo” sulla vita di Cantat, ma anche nella percezione dei diritti umani e della violenza di genere nel contesto culturale e mediatico europeo.
Bertrand Cantat: il suicidio dell’ex moglie
Come non bastasse, la vita dell’artista può dirsi segnata anche da un altro tragico evento. Bertrand Cantat incontrò la sua futura moglie Krisztina Rády al Sziget Festival di Budapest nel 1993 e insieme ebbero due figli, Milo e Alice. Nonostante la separazione del 2003, la donna sostenne Cantat durante il processo per l’omicidio di Marie Trintignant e la coppia si riunì al termine della pena del cantante. Ma il 10 gennaio 2010 la Rády si tolse la vita, impiccandosi, nella loro casa a Bordeaux, mentre Cantat dormiva. L’autopsia confermò il suicidio senza evidenze di violenza fisica da parte di Cantat, sebbene in seguito siano emerse controversie e accuse relative a comportamenti violenti. Le indagini, però, non riuscirono a collegare direttamente questi episodi al tragico gesto di Krisztina Rády.
Fonte : Today