Quantum computing e supercalcolo. Sempre più spesso si parla di Hpc (High-performance computing), computer con i super poteri, capaci di elaborare enormi quantità di dati. Un asset strategico cruciale, oggi paragonabile all’oro nero del secolo scorso. Come il petrolio ha definito gli equilibri geopolitici nel Novecento, oggi i supercomputer e le tecnologie quantistiche sono i nuovi “giacimenti” di potenza computazionale che determineranno la leadership tecnologica delle nazioni.
La domanda è ineludibile: quanto il sistema Italia è stato bravo nel fare i compiti, cioè nel creare un ecosistema competitivo a livello globale nell’high performance computing e nel quantum computing?
La risposta sembra positiva, almeno secondo quanto emerso durante l’evento High-performance computing & quantum computing: nuovi paradigmi di calcolo per ricerca, impresa e società. Si tratta del quinto appuntamento organizzato dall’Osservatorio dell’Icsc (Centro nazionale per la ricerca in supercalcolo, big data e quantum computing), insieme a Ifab, fondazione no profit del Tecnopolo di Bologna con il ruolo di R&D booster, ponte tra la ricerca e le pmi italiane. L’evento, dedicato specificamente all’ecosistema italiano, ha riunito alcuni tra i massimi esperti del settore, accademici e rappresentanti dell’industria.
L’ecosistema italiano
L’Italia, stando a quanto raccontato, sta giocando bene le proprie carte grazie a un importante ecosistema di ricerca distribuito sul territorio nazionale. Al Tecnopolo di Bologna, una delle 7 fabbriche europee di AI, è attivo il supercomputer Leonardo e sono in arrivo due computer quantistici e un nuovo supercomputer dieci volte più potente.
A Napoli, l’università Federico II ha inaugurato l’anno scorso il Superconducting quantum computing center, con un sistema da 24 qubit per supportare la ricerca e rendere scalabili applicazioni industriali. Sono circa una decina in tutta Italia, e sono coordinate da Icsc, il Centro nazionale per la ricerca in supercalcolo, che facilita la collaborazione tra istituzioni accademiche, centri di ricerca e aziende. “L’obiettivo è trasformare il supercalcolo e il quantum computing in strumenti accessibili e strategici per la crescita economica e scientifica”, ha spiegato Daniela Gabellini, il direttore generale della Fondazione Icsc.
Supercomputer e quantum computing: la nuova era del calcolo
Tra gli ospiti dell’evento, Sergio Zazzera di Eni, che ha presentato HPC6, il supercomputer aziendale operativo da novembre 2024. Con una potenza di picco di 606 PFlops (oltre 600 milioni di miliardi di operazioni al secondo), si colloca al quinto posto a livello globale e primo in Europa. HPC6 è un’eccellenza utilizzata dal colosso energetico per effettuare scansioni accurate della struttura geologica del sottosuolo, “esattamente come farebbe una Tac”, ma anche per migliorare l’operatività degli impianti industriali, migliorare l’accuratezza degli studi geologici e fluidodinamici per lo stoccaggio dell’anidride carbonica e per sviluppare batterie più performanti.
Fonte : Wired