Criptovalute, perché Dubai può essere il modello che Trump cerca per regolarle

Che lo sguardo sia rivolto a quanto accade nel Golfo potrebbe dimostrarlo un dettaglio non casuale: la visita ad Abu Dhabi di Eric Trump, figlio terzogenito del presidente e della defunta moglie Ivana, e vicepresidente della Trump Organization, la multinazionale privata di famiglia. Il rampollo non si muove mai per caso, come testimonia il recente viaggio in Groenlandia, nelle mire del nuovo inquilino per lo Studio Ovale per via delle risorse naturali. E, quando parla, può offrire una guida preziosa per comprendere le intenzioni del potente genitore.

“Gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un risultato importante, ottenuto nel modo giusto – ha sottolineato intervenendo alla recente conferenza Bitcoin Mena -. Supportando l’innovazione delle criptovalute, hanno creato posti di lavoro, attratto investimenti e rafforzato la loro posizione globale. Gli Stati Uniti possono, e dovrebbero, fare lo stesso“.

La petromonarchia del Golfo è al momento la terza economia crittografica della regione Mena (acronimo che sta per Medio Oriente e Nord Africa) dopo Arabia Saudita e Turchia: da luglio 2023 a giugno 2024 le transazioni in criptovaluta nel paese sono cresciute fino a 34 miliardi di dollari, con un aumento del 42% rispetto all’anno precedente (i dati arrivano dalla società americana di analisi blockchain Chainalysis).

Ma che cosa sta favorendo uno sviluppo tanto rapido del settore? Gli analisti non hanno dubbi: in testa a tutto c’è un quadro normativo che qui viene definito “aggressivo, ma che avrebbe la capacità di bilanciare innovazione – insita per definizione nelle cripto – e garanzie, almeno minime, sia per gli investitori sia per lo Stato.

A questo si aggiunge un regime di tassazione agevolata per i criptoinvestitori (gli Emirati non hanno imposta sul reddito delle persone né sulle plusvalenze), con una recente mossa che ha stimolato ancora di più il mercato: l’esenzione dall’Iva per individui e aziende sul trasferimento e la conversione di asset digitali, retroattiva fino al 2018.

Criptovalute a Dubai, senza licenza non si opera

A regolare il settore è la Virtual Assets Regulatory Authority (Vara) di Dubai insieme alla Abu Dhabi Global Market e al Dubai International Financial Center. Il motto della Vara, ben in mostra sul sito, è Empowering innovation through responsible regulation of the virtual assets industry, come a escludere che il paese possa diventare una centrale globale del riciclaggio. Che, inutile nasconderlo, dalle valute elettroniche sempre più spesso passa.

Fonte : Wired