Altri dipendenti dell’Ssa hanno raccontato a Wired che, piuttosto che manifestare la loro rabbia sul posto di lavoro, dove avrebbero potuto subire ripercussioni, hanno deciso di partecipare alle proteste davanti ai concessionari Tesla di Washington, nell’ambito di un’azione coordinata a livello nazionale che aveva l’obiettivo di far crollare il prezzo delle azioni dell’azienda di auto elettriche di Musk.
Illustration: Sam Lyon
Il 7 marzo il Doge ha ottenuto dalla Gsa una delle cose che sembrava volere di più: un chatbot in grado di automatizzare il lavoro che prima veniva svolto da esseri umani. Lo strumento è stato inizialmente distribuito a circa 1.500 dipendenti. Una comunicazione interna ha sottolineato le “infinite” attività che la nuova AI potrebbe aiutare a svolgere: “redigere email, creare argomenti di discussione, riassumere testi, scrivere codice“. La nota accennava ai pericoli dell’impiego di chatbot a livello federale, avvertendo i lavoratori di non “digitare o incollare” dati interni o informazioni personali come input.
Ma chi ha usato il chatbot non è rimasto colpito. Un dipendente della Gsa ha raccontato a Wired che “vale quanto uno stagista” e fornisce “risposte generiche e intuibili“. Questa versione di GsAi quasi certamente non è in grado interagire con il “livello di scoperta” proposto inizialmente dagli informatici del Gsa e probabilmente rappresenta solo del primo passo di un approccio iterativo. Come ha detto un funzionario durante la riunione di febbraio sul progetto, il primo obiettivo potrebbe essere quello di “consegnare questa sorta di chatbot inaffidabile, che non funziona sempre”, che apra la strada a una versione “turbo” più avanti. Non è chiaro se il Doge fosse della stessa idea.
Più o meno in quel periodo, i dipendenti della Gsa hanno saputo che erano in arrivo dei tagli. “Incoraggio ciascuno di voi a considerare le opzioni a propria disposizione – ha scritto Stephen Ehikian, amministratore ad interim della Gsa –. La nuova Gsa sarà più snella, più efficiente e focalizzata sull’efficienza e su risultati di alto valore“.
Messaggi simili sono stati inviati in tutta Washington. La scadenza dei finanziamenti al governo federale fissata per il 14 marzo faceva incombere la possibilità di uno shutdown. Mentre Trump era impegnato a fare pressioni sui Repubblicani alla Camera per far approvare una risoluzione che mantenesse il governo in linea di galleggiamento fino a settembre, come riportato da Wired Musk aveva espresso interesse per uno shutdown, in parte perché la chiusura del governo avrebbe potuto agevolare il licenziamento di centinaia di migliaia di lavoratori federali.
Poche ore prima che la Camera si riunisse per votare la risoluzione tuttavia Musk e Trump avevano apparentemente messo da parte le loro divergenze. Si sono incontrati sul prato della Casa Bianca per ammirare una piccola flotta di Tesla. Il presidente aveva annuniciato che avrebbe acquistato un’auto dell’azienda sui social media. “Li prenderemo“, ha detto Trump, parlando dei manifestanti nelle fabbriche di Tesla che avevano protestato contro l’operato di Musk al Doge, aggiungendo che avrebbero “passato l’inferno“.
Il presidente e il suo più ricco alleato hanno quindi passato in rassegna i vari modelli, contemplandone i diversi colori, prima di salire su una delle auto in mostra. “È tutta un computer – ha esclamato Trump, dopo essersi seduto –! È bellissima“. L’auto era di Musk, ma a occupare il posto di guida c’era Trump .
Questo articolo – a cui hanno contribuito anche Paresh Dave e Matt Giles – è apparso originariamente su Wired US.
Fonte : Wired