Il 22 marzo torna, come ogni anno, la Giornata mondiale dell’acqua, dedicata quest’anno ai ghiacciai. Un appuntamento istituito dalle Nazioni Unite nel 1992, che vuole ricordarci l’importanza di questa risorsa essenziale per la sopravvivenza e il benessere della nostra specie e del pianeta che ci ospita. Ogni edizione è dedicata a un tema diverso, e quest’anno l’Onu ha scelto di parlare di ghiacciai: uno degli ambienti del nostro pianeta che più risente degli effetti dei cambiamenti climatici, e il cui progressivo scioglimento mette a rischio la biodiversità, e la sopravvivenza di moltissime comunità minacciate, frane, siccità, inondazioni, e dall’innalzamento dei mari. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, ecco 8 cose da sapere sulla loro importanza che emergono dai key messages stilati per l’occasione dagli esperti dell’Unesco e della World Meteorological Organization.
Fondamentali per la vita
I ghiacciai sono depositi di ghiaccio e neve che si accumulano sulla terra ferma, e scivolano lentamente spinti dal proprio peso. Sono presenti in ogni continente. Si trovano in molte regioni montane, e ai bordi della calotta glaciale della Groenlandia e dell’Antartide. Esistono più di 275mila ghiacciai nel mondo, che coprono un’area totale di circa 700mila chilometri quadrati. Sono una delle principali risorse idriche del pianeta, dove si concentrano circa 170mila chilometri cubi di ghiaccio, quasi il 70% dell’acqua dolce presente sulla Terra. Per questo motivo, sono fondamentali per la vita di piante, animali ed esseri umani: attualmente, sono quasi due miliardi (il 22% della popolazione mondiale) le persone che vivono a valle di un ghiacciaio o di un nevaio, e dipendono da questi come principale fonte di acqua potabile.
Indicatori del cambiamento climatico
A livello globale, i ghiacciai hanno iniziato a sciogliersi a partire dalla metà del diciannovesimo secolo (quando si è conclusa la cosiddetta piccola era glaciale che ha raffreddato il clima della Terra a partire dal quattordicesimo secolo). Negli ultimi decenni però hanno iniziato a rimpicciolirsi a velocità sempre maggiore, a causa del riscaldamento globale legato alla crescente concentrazione di gas serra nell’atmosfera. Secondo la World Meteorological Organization nel 2023 i ghiacciai del pianeta hanno perso un tale di oltre 600 gigatonnellate di acqua, la più vasta riduzione di massa glaciale annuale registrata negli ultimi 50 anni.
Una risorsa idrica cruciale
Come dicevamo, i ghiacciai custodiscono il 70% dell’acqua dolce del pianeta. Spesso è un deposito temporaneo, che restituisce acqua dolce in primavera quando inizia a sciogliersi la neve, e alimenta le falde acquifere utilizzate dall’uomo come acqua potabile, nell’agricoltura, nell’industria e nella produzione di energia. I cambiamenti climatici stanno però alterando l’entità e la tempistica di questi scioglimenti stagionali, modificando il ciclo dell’acqua, la quantità che si accumula nelle falde sotterranee, e quella che contribuisce all’innalzamento degli oceani. Con le temperature in continua salita, la massa totale dei ghiacciai è destinata a ridursi sempre più, aumentando la competizione per le risorse idriche.
Nuovi pericoli
Lo scioglimento anomalo dei ghiacci aumenta il rischio di disastri. Alluvioni, frane, valanghe, in futuro saranno sempre più comuni nelle aree montane e nelle zone subartiche, esponendo le popolazioni che vi abitano a pericoli nuovi, e difficili da prevedere. Il numero di laghi glaciali, formati dall’erosione prodotta dai ghiacci e alimentati dal loro scioglimento, è in crescita ovunque dagli anni ‘90 dello scorso secolo. E con essi, cresce il pericolo di inondazioni: vengono definite glacial lake outburst floods (Glofs), e uno studio del 2023 ha calcolato che oggi sono oltre 15milioni le persone che abitano in zone a rischio, concentrate principalmente tra India, Pakistan, Perù e Cina.
Tagliare le emissioni per salvare i ghiacciai
Il tempo per l’azione, se vogliamo salvare i ghiacciai del pianeta, è praticamente agli sgoccioli. L’Italia è un hot spot degli effetti del riscaldamento globale, e lo dimostrano le chiome spelacchiate delle nostre montagne: i ghiacciai italiani sono quelli che spariscono con il ritmo più rapido in tutto l’arco alpino, e negli ultimi 10 anni si sono già ridotti del 13%, e rischiano di perdere un ulteriore 50% di massa entro il 2050. Secondo l’Unesco, limitando l’aumento delle temperature medie globali sotto il grado e mezzo rispetto all’epoca preindustriale, sarà ancora possibile salvare i due terzi dei ghiacciai patrimonio dell’umanità. Ma per riuscirci serviranno interventi decisi, e tempestivi, ormai difficili da immaginare. Parallelamente, sarà importante lavorare all’adattamento, al monitoraggio e alla mitigazione. Aspetti che – scrivono gli esperti Onu – sono attualmente poco riconosciuti dalle politiche nazionali, e che dovrebbero invece essere affrontati anche in termini di uso sostenibile del suolo e gestione delle risorse idriche, e con un ampio coinvolgimento delle comunità locali.
L’importanza del monitoraggio
Alcuni ghiacciai sono sottoposti a campagne di monitoraggio annuale da più di 130 anni. Più di recente, le tecnologie di monitoraggio da remoto, anche con l’utilizzo di satelliti, hanno permesso di espandere notevolmente la mappatura scientifica dei ghiacciai. Ma rimane ancora molto da fare per arrivare a una copertura ottimale, soprattutto nelle zone più impervie. Gli esperti dell’Onu ritengono quindi che sia prioritario investire nelle tecnologie di monitoraggio, perché la disponibilità di un inventario più completo possibile dello stato e dell’evoluzione dei ghiacciai del pianeta permetterà di affinare le valutazioni scientifiche e le previsioni, su cui basare in futuro i programmi di adattamento e mitigazione del danno.
L’impatto sull’ambiente e sull’economia
Il declino dei ghiacciai è il principale responsabile dell’innalzamento dei livelli dei mari, aumentato in media di 20 centimetri dall’inizio del 1900. Gli effetti si vedono nell’erosione delle coste, e nel rischio crescente di inondazioni. Non è tutto, però, perché l’innalzamento dei mari e lo scioglimento dei ghiacci hanno anche un impatto crescente sull’economia, danneggiando l’agricoltura, il turismo, il commercio, i trasporti e la produzione di energia idroelettrica. Alcune stime indicano che entro la fine del secolo l’Europa potrebbe subire danni compresi tra lo 0,5 e il 10% del proprio prodotto interno lordo, con punte che superano il 20% nelle aree costiere più esposte.
La biodiversità
Il bianco uniforme che contraddistingue i paesaggi glaciali nasconde un’impressionante ricchezza di forme biologiche. Uno studio del 2015 ha mappato per la prima volta la biodiversità dei ghiacci e delle nevi perenni, identificando 16 specie di mammiferi (17 con la nostra), tra cui erbivori come renne, alci e camosci, e i loro predatori, orsi, volpi e lupi. E ben 19 di uccelli, appartenenti a ordini molto diversi, come i passeriformi, i falconidi (come l’acquila reale), corvidi e gallinacei. Anche gli invertebrati sono presenti con moltissimi ordini in questi ambienti estremi, come plecotteri, moscerini e vermi. E questo vuol dire che la scomparsa dei ghiacciai è destinata a produrre una netta riduzione della biodiversità nelle aree fredde e montane, persino se si parla di specie vegetali: si stima che un quinto delle specie di piante del pianeta sarebbe a rischio in un mondo privo dei suoi ghiacci eterni.
Fonte : Wired