“Le poesie hanno i lupi dentro salvo una, la più meravigliosa di tutte. Lei danza in un cerchio di fuoco e si sbarazza dalla sfida con una scrollata.” Così diceva Jm Morrison, il Re Lucertola, leader del gruppo The Doors. E gli epigrammi scitti da Gabriele Tinti sono fiammeggianti versi che aprono le porte della percezione. Basta pensare alle parole riportate sulla quarta di copertina di Sanguinamenti – Incipit Tragedia, la raccolta pubblicata da La Nave di Teseo: “Marcirò lì con voi avvizzirò sfidando la sorte a bocca piena masticherò quel che ne sarà rimasto. L’erba crescerà dal mio petto, incollerà i capelli, mi lascerò annegare nel rumore degli avi”.
Canti di Pietra di Gabriele Tinti e Abel Ferrara
Quindi non a caso, venerdì 21 marzo alle ore 17 – in occasione della Giornata Mondiale della Poesia – la Soprintendenza Speciale ai Beni Culturali ospiterà la lettura dell’attore e regista Abel Ferrara delle poesie di Gabriele Tinti ispirate alle statue che un tempo ornavano il Tempio di Minerva Medica. La lettura è stata pensata come un omaggio ai “nati sotto Saturno” (Rudolf Wittkower), agli artisti e ai poeti, a quelle creature malinconiche capaci di forgiare simulacri. Una celebrazione dell’arte e della poesia così come degli antichi culti.
Il Tempio di Minerva era una sala monumentale di proprietà imperiale, che aveva fin dall’origine una funzione di rappresentanza e all’interno della quale venivano organizzate delle performance e reading poetici. Con questo progetto si vuole restituire all’edificio la sua antica funzione.
Abel Ferrara sarà chiamato a leggere i versi di Tinti ispirati ai miti di Apollo e Dioniso. Sappiamo che alla fine dell’800 furono rinvenuti nell’area dell’edificio numerose sculture poi ricomposte ed entrate a far parte della collezione della Centrale Montemartini. Tra queste un “Dioniso con pantera” e un “satiro danzante”. Il reading si focalizzerà quindi sulla figura di Dioniso e di suo fratello Apollo nel quale egli si completava.
Il visitatore medio passa soltanto dai quindici ai trenta secondi di fronte ad un’opera d’arte e pochissimo tempo all’interno di siti archeologici. Questo progetto rappresenta un’occasione unica per entrare in una differente relazione e conoscenza con i miti del mondo antico grazie alla poesia di Tinti e all’interpretazione di Abel Ferrara. E come diceva Sallustio a proposito dei Miti: “Queste cose non furono mai, ma sono sempre”.
Approfondimento
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INTERVISTA A GABRIELE TINTI
Come ti sei avvicinato al mondo della poesia? Qual è stata la scintilla che ti ha indotto a scrivere versi?
Da bambino andavo a scuola dalle suore. Mi ammalavo spesso e soffrivo di sonnanbulismo. I miei dovevano rincorrermi di notte per evitare problemi. Rimanevo spesso a casa a leggere. La poesia era l’unico modo per ritrovarmi altrove e iniziare a scriverla il solo gesto per sentirmi vivo.
Per te qual è il senso di una giornata mondiale dedicata alla Poesia?
Queste cose non hanno senso ma in fondo è bene che ci siano. È un occasione per parlarne, per celebrarla.
In occasione dei funerali di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia pronunciò queste parole “Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo (…). Il poeta dovrebbe esser sacro.” Condividi questa affermazione?
Devi credere che sia così. Che la poesia, l’arte, ciò che creiamo, abbia senso e valore, sia in connessione con ciò che ci trascende e supera.
Sempre a proposito di Pasolini, credi anche tu alla “scandalosa forza rivoluzionaria del passato”?
Il passato è il grande cimitero vivente che si deve avere il coraggio di attraversare per creare davvero. Farlo è un atto audace, una sfida al tempo, alla morte. È il sogno assurdo che tutto questo sia possibile.
Il reading con Abel Ferrara avrà luogo nel Tempio di Minerva e Hegel diceva che “la Nottola di Minerva spicca il volo al tramonto.” Sei d’accordo?
Sì, la filosofia, come la poesia e ogni arte, appartiene al crepuscolo. Nasce dalla memoria, dal ricordo, è lavorio incessante sulle tracce lasciate dal resto del giorno.
Scegli spesso Abel Ferrara per leggere i tuoi versi, qual è l’affinità elettiva che ti lega al regista di Il Cattivo tenente?
Abel è il mio lettore ideale. Legge come si dovrebbe: in modo antispettacolare, intimo, sincero.
Cosa pensi di questo verso scritto da Rimbaud: “Dunque il poeta è veramente un ladro del fuoco. Il poeta è Prometeo, titano dei bassifondi, a cui l’aquila dell’inquietudine rode il fegato”?
La tragedia di Prometeo è esattamente quella del poeta, di colui che – come Eschilo fa dire ad Oceano nella sua versione del mito – σὺ δ’οὐδέπω ταπεινός “non sa farsi piccolo” mosso com’è dalla passione e dall’inquietudine e innamorato com’è della propria opera.
Per la giornata internazionale della poesia, hai scelto di rendere omaggio ai miti di Apollo e Dioniso. In La Nascita della tragedia Friedrich Nietzsche, afferma: “Dioniso parla la lingua di Apollo, ma alla fine Apollo parla la lingua di Dioniso”. Pensi che il “filosofo con il martello” abbia ragione?
Non è un caso che Apollo e Dioniso siano stati rappresentati in antichità come erme bifronti. Ordine e caos, luce e ombra, sono necessari alla creazione, alla vita. Apollo si completava in Dioniso. Le loro voci cantavano all’unisono. Apollo non avrebbe potuto fare a meno di Dioniso che è, per utilizzare le parole di Esiodo, il “dispensator di gioia”, il dio “forsennato” (secondo Omero) e sotterraneo, colui che svela la vera sofferenza della nostra esistenza di individui la cui unica speranza di redenzione passa per la sua rinascita capace di portare, come ci indicava proprio Nietzsche, alla “fine dell’individuazione”, al ripristino dell’unità originaria.
Canto d’amore” un tuo magnifico epigramma tratto dalla raccolta “Sanguinamenti” (La Nave di Teseo) si conclude così: “E si tornerà a giocare senza pensieri, a ridere in faccia alla notte, davanti alle parole”. Credi che sia questa l’aspirazione di tutti quelli “nati sotto Saturno”?
Credo nella liberazione dall’individuazione, da questa malattia che è l’individualità egoistica; credo che questa trasformazione (che porta al riso di Democrito di fronte alle cose della vita opposto al pianto di Eraclito) sia possibile.
Prossimamente sarai a Milano con Willem Dafoe per un altro reading. Cosa ci puoi anticipare di questo evento?
Sarà un reading ispirato alla figura di Giuda, del traditore, di colui che Dante condanna alla pena più grave di tutti, nel cerchio più profondo dell’Inferno. Tuttavia, per gli gnostici, Giuda non agisce per sua spontanea volontà, ma è mosso da un disegno divino. Egli fu prescelto in quanto l’unico tra gli apostoli abbastanza forte per tradire, per divenire capro espiatorio. Al di là delle differenti interpretazioni ho pensato i miei versi nei termini di un confessione, un soliloquio, un dialogo interiore con la propria ombra, la propria coscienza, dove Giuda/Dafoe esprime il dramma proprio d’ogni uomo quando si trova separato dal divino, quando è continuamente spinto tra speranza e disperazione, tenebre e luce.
Approfondimento
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Fonte : Sky Tg24