A più di 24 ore dalle polemiche scatenate dal suo attacco al Manifesto di Ventotene – che Palazzo Chigi ha smentito essere una mossa per “fare impazzire la sinistra – Giorgia Meloni ritorna sulla querelle scoppiata alla Camera. E lo fa da Bruxelles, a margine del Consiglio europeo dove i 26 leader del blocco – fatta eccezione del premier ungherese Viktor Orban – hanno espresso “sostegno incrollabile” all’Ucraina.
“Sinistra nostalgica e liberale”
“Io rivendico di non essere d’accordo”, ma “non ho insultato nessuno, quella insultata sono stata io, ampiamente”, ha detto la premier a margine del vertice Ue soffermandosi sul caso del Manifesto di Ventotene. A Bruxelles, Meloni ha ribadito le considerazioni fatte il giorno prima alla Camera, dove aveva detto di non riconoscersi in quell’Europa, e ha aggiunto un attacco alla “sinistra nostalgica e illiberale”. “Ritengo che l’essenza di alcuni passaggi che ho letto di quel manifesto è che il popolo non è in grado di autodeterminarsi. Nel momento in cui si distribuisce quel testo, che messaggio voleva dare la sinistra? Sono rimasta sconvolta dalla reazione che ho visto ieri in aula, con parlamentari della Repubblica che sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie. Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura”, ha rimarcato la presidente del Consiglio.
L’articolo 5 potrebbe “svelare eventuali bluff della Russia”
Intervenendo nel merito dell’ordine del giorno della Consiglio europeo, ossia il sostegno all’Ucraina, la premier italiana ha ribadito la sua convinzione che l’estensione dei principi dell’articolo 5 del trattato NATO, anche senza un ingresso immediato dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica, sia la soluzione più efficace a lungo termine. Meloni ha aggiunto che questa mossa potrebbe servire anche a “svelare eventuali bluff da parte russa”. “Se la Russia non ha in animo di tornare a invadere l’Ucraina, perché dovrebbe opporsi a delle garanzie di sicurezza che sono solamente difensive?”, ha sottolineato la premier, evidenziando come questa proposta stia guadagnando consensi tra i leader europei.
Sul fronte economico, Meloni ha commentato la proposta della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, relativa al progetto SAFE, che prevede l’erogazione di 150 miliardi di prestiti all’Ucraina e una stima di 650 miliardi per coprire l’aumento del deficit degli Stati nazionali rispetto al Patto di Stabilità. “Le risorse sembrano molte, ma alla fine sono virtuali”, ha osservato Meloni, spiegando che la decisione finale spetterà agli Stati nazionali. “L’Unione Europea può mettere a disposizione un ventaglio di strumenti, ma saranno gli Stati a valutare se e quali utilizzare”, ha aggiunto, riferendosi anche agli impegni per il 2 per cento del Pil richiesti dall’Alleanza Atlantica.
La premier ha chiarito che l’Italia non sta chiudendo la porta ai prestiti, ma valuterà la proposta una volta chiariti tutti i dettagli. “Diversi aspetti di questi strumenti sono ancora in discussione. Finché non avremo chiarezza su quei dettagli, non possiamo comprendere appieno l’impatto che avranno”, ha concluso. La posizione di Meloni riflette un approccio bilanciato: da un lato, la volontà di rafforzare le garanzie di sicurezza per l’Ucraina attraverso un’inedita estensione dell’articolo 5 della NATO; dall’altro, una cautela finanziaria nell’affrontare le proposte di sostegno economico, in attesa di maggiori chiarimenti sugli strumenti proposti dall’Ue. Il dibattito sul futuro dell’Ucraina e sul ruolo dell’Europa nel sostenerla rimane aperto, con l’Italia che si trova davanti a un bivio.
Fonte : Today