Un anno e mezzo dopo essere stata presentata ufficialmente – nel corso dell’evento Meta Connect che si è tenuto a settembre 2023 a Menlo Park, in California – la Meta AI sbarca finalmente in Europa, e dunque anche in Italia, al servizio degli utenti che utilizzano le app di messaggistica istantanea del colosso tech guidato da Mark Zuckerberg: WhatsApp, Messenger e Instagram.
Cos’è la Meta AI
Per ora le capacità della Meta AI – che si basa sul modello di intelligenza artificiale open source Llama 3.2 – si limiteranno alla generazione del testo.
Dunque nelle varie app il chatbot di Meta si potrà chiamare in causa essenzialmente per scrivere o modificare testi, chiedere informazioni o suggerimenti.
Il funzionamento insomma è identico a quello che caratterizza altri popolari chatbot basati su IA generativa già disponibili in Italia: da ChatGpt di OpenAI a Gemini di Google. Con la differenza, fondamentale, che gli utenti Meta non dovranno lasciare Messenger, Instagram o WhatsApp per chiamare in causa l’intelligenza artificiale: in tutti questi casi basterà cliccare il cerchio blu, verde e viola che simboleggia la Meta AI.
Come si usa la Meta AI su Instagram, Messenger e WhatsApp
Su Instagram, per esempio la Meta AI sarà disponibile sia attraverso il cerchio colorato, sia nella barra di ricerca dei DM (basterà cercare “Meta AI”, appunto”). Discorso identico per Messenger, la app di messaggistica istantanea tradizionalmente legata a Facebook.
Anche su WhatsApp si può spingere il cerchio colorato oppure si può cercare “Meta AI” tra i contatti per conversare con l’intelligenza artificiale. In più si potrà tirare in ballo l’IA nelle chat di gruppo: sarà sufficiente scrivere @Meta AI e di seguito una domanda per ottenere il risultato desiderato.
L’IA per scrivere testi: alcune raccomandazioni
Il consiglio è sempre quello di non prendere per oro colato ciò che risponde l’intelligenza artificiale: anche la Meta AI potrebbe soffrire di allucinazioni, la tendenza delle IA a produrre contenuti plausibili e credibili ma in realtà totalmente inventati.
Attenzione anche alle domande che riguardano fatti recenti.
La Meta AI che arriva sulle app non è infatti abilitata alla ricerca sul web, dunque si baserà soltanto sui dati su cui sono stati addestrati i modelli della famiglia Lllama 3.2, la cui conoscenza è ferma almeno a dicembre 2024, il momento in cui sono stati lanciati.
Mark Zuckerberg ha detto che Facebook e Instagram avranno una sezione per i contenuti generati dall’IA
Meta AI in Europa: un rilascio travagliato
Finora la Meta AI si poteva utilizzare, in Italia e in altri Paesi europei, soltanto attraverso gli occhiali Ray-Ban Meta, dotati di intelligenza artificiale che risponde – con una voce virtuale – alle domande poste da chi li indossa.
Il rilascio della Meta AI procede a rilento, in Europa, a causa delle richieste della Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) – il principale regolatore di Meta in Europa – che vuole vederci chiaro su come l’azienda di Menlo Park intende utilizzare i dati degli utenti europei per addestrare la sua intelligenza artificiale.
Per questo motivo sono ancora “sospese” in Europa, o meglio bloccate, le funzioni più potenti dell’IA di Meta AI: generare immagini, per esempio, oppure analizzare fotografie.
Questo limita anche le potenzialità dei Meta Ray-Ban che, grazie alla videocamera integrata, potrebbero trasmettere all’IA di Meta ciò che l’utente sta osservando, permettendo di ricevere informazioni in tempo reale sull’ambiente circostante. Si tratta di una funzione molto utile che abbiamo avuto modo di testare all’estero, in Paesi dove la Meta AI è disponibile al 100%.
Meta ha precisato che le conversazioni degli utenti europei con la Meta AI, all’interno delle app Meta, non saranno utilizzate per addestrare i modelli di intelligenza artificiale dell’azienda.
L’uso dei dati delle chat degli utenti per addestrare l’intelligenza artificiale è una pratica comune tra le grandi aziende tecnologiche che sviluppano AI.
Le normative europee impongono trasparenza in questo processo: alle aziende viene richiesto tra le altre cose – di comunicare chiaramente che uso intendono fare dei dati condivisi con le loro IA e di offrire agli utenti la possibilità di rifiutare la partecipazione all’addestramento dei futuri modelli di intelligenza artificiale.
Fonte : Repubblica