Una valanga di modifiche per fermare il cammino della riforma sulla giustizia: in Senato le opposizioni provano ad ostacolare il disegno di legge del Guardasigilli Carlo Nordio. Il tentativo però si scontra con la volontà del governo Meloni di chiudere la partita in Parlamento prima della fine dell’anno, senza fare troppe concessioni.
Le modifiche presentate dalle opposizioni
La riforma costituzionale che divide i percorsi di pm e giudici e crea due Consigli superiori della magistratura (Csm) è già stata approvata in prima lettura alla Camera. Da qualche mese si trova nella commissione Affari costituzionali del Senato, presieduta dall’esponente di Fratelli d’Italia Alberto Balboni. Oggi, giovedì 20 marzo, è scaduto il termine per gli emendamenti, cioè le proposte di modifica che ogni parlamentare può presentare a un disegno di legge o un decreto-legge. Un passaggio tecnico ma denso di significato politico: le opposizioni hanno presentato oltre 1300 emendamenti alla riforma di Nordio. Un modo per rallentare l’iter e provare a convincere la maggioranza a rivedere alcuni passaggi del testo, approvato alla Camera senza alcuna modifica. Nel dettaglio Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato 707 proposte di modifiche, il Partito democratico 485 e il Movimento 5 stelle 166. Mentre Italia Viva ha deciso di depositare 7 emendamenti: alla Camera il partito di Matteo Renzi si era astenuto sul voto alla riforma.
Tra le proposte presentate dal Pd c’è un emendamento a prima firma della vicepresidente del Senato Anna Rossomando con cui si chiede l’elezione dei componenti del Csm e il rispetto della parità di genere. Il sistema di elezione dovrà favorire “la parità di genere, assicurando che la presenza di rappresentanti di ciascun sesso non superi il 60% dei componenti”, recita il testo, preso in visione da Today.it. Un altro emendamento dem, a prima firma Alfredo Bazoli, vuole che l’Alta corte giudichi sulle controversie “riguardanti l’impugnazione dei provvedimenti disciplinari adottati dal Consiglio superiore della magistratura, dal Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, dal Consiglio di presidenza della Corte dei conti, dal Consiglio della magistratura militare e dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria”. Sempre l’Alta corte dovrà occuparsi delle controverse che riguardano “l’impugnazione dei provvedimenti di nomina dei magistrati”. Altri emendamenti del Pd vogliono introdurre una formazione unitaria per i magistrati. Inoltre una proposta di modifica presentata dai dem chiede che il sorteggio sia temperato: l’estrazione a sorte dovrà essere effettuata “in numero doppio rispetto a quello dei componenti e ad essa segue l’elezione”.
Mentre Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato numerosi emendamenti che puntano a modificare l’articolo 3, la norma che introduce la separazione delle carriere. Proposte di modifica pressochè identiche e con un intento ostruzionistico: un modo per provare a rallentare il cammino della riforma.
Il governo Meloni tira dritto
Il governo Meloni sembra intenzionato a tirare dritto: “I tempi sono ben scanditi. Entro l’anno, forse anche prima, riusciremo a chiudere i passaggi parlamentari. Sono molto fiducioso che le Camere possano innescare il referendum quanto prima con grande rapidità e tempestività”, ha dichiarato il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Secondo l’esponente di Forza Italia il disegno di legge “non è contro nessuno, ma è per il cittadino”. Balboni, l’uomo che “vigila” in Senato sulla riforma, ha spiegato che la separazione delle carriere avrà la precedenza sulla “madre di tutte le riforme” (copyright Giorgia Meloni). “Il premierato si fa appena completeremo la separazione delle carriere. Sul premierato ho lavorato bene, ora è fermo alla Camera”, ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora.
Fonte : Today