Digital markets act, perché l’Europa accusa ancora Google e Apple di violare le norme sulla concorrenza

L’Unione europea ha accusato, ancora una volta, Google e Apple di non rispettare le regole. Ieri Bruxelles ha inviato due lettere con accuse formali, affermando che le due big tech americane di non rispetterebbero il Digital markets act (Dma), la normativa europea in vigore da marzo 2024 che mira a impedire alle grandi piattaforme digitali di abusare della propria posizione dominante e impone maggiore trasparenza nelle pratiche commerciali. Questa mossa potrebbe creare tensioni con il presidente americano Donald Trump, che ha già minacciato di imporre tasse sui prodotti europei se l’Ue continuerà a imporre regole severe alle aziende tecnologiche americane.

Cosa contesta l’Europa a Google

Scorrendo le contestazioni mosse ad Alphabet (la casa madre di Google sotto il cui ombrello stanno tutti i servizi della società), la prima riguarda proprio il motore di ricerca Google mentre la seconda il Google Play Store. Secondo l’Ue, Google mostrerebbe i propri servizi in posizione privilegiata rispetto a quelli dei concorrenti quando le persone cercano informazioni online. Per esempio, quando si cercano hotel, voli, notizie finanziarie o risultati sportivi, Google metterebbe in evidenza i propri servizi di prenotazione o informazione, mostrandoli in alto nella pagina o con grafica più accattivante. Questo va contro le regole del Digital Markets Act, che chiedono alle società di trattare in modo equo tutti i competitor, considerato il ruolo di porta d’accesso al web che i servizi di ricerca e aggregazione indiscutibilmente hanno. In parallelo, per quanto riguarda il Google Play Store, secondo Bruxelles Google impedirebbe agli sviluppatori di app di informare gli utenti che potrebbero trovare gli stessi servizi a prezzi migliori su altri siti o piattaforme. Inoltre, Google chiederebbe commissioni troppo alte agli sviluppatori per un periodo troppo lungo, ogni volta che un utente fa un acquisto dentro un’app.

Google ha risposto alle accuse dicendo che le modifiche richieste dall’Ue renderebbero più difficile per gli utenti trovare quello che cercano e danneggerebbe anche i siti web europei, che riceverebbero meno visite. L’azienda ha anche avvertito che se non potesse addebitare commissioni per finanziare lo sviluppo di Android (il sistema operativo usato dalla maggior parte degli smartphone nel mondo), non potrebbe più investire in questa piattaforma che è gratuita per i produttori di telefoni.

Cosa contesta l’Europa ad Apple

Nel caso di Apple, la Commissione europea ha contemporaneamente adottato due decisioni specifiche, stabilendo che l’azienda dovrà garantire una migliore integrazione dei dispositivi esterni con i suoi sistemi operativi e semplificare il processo per le aziende che richiedono l’interoperabilità. L’Unione europea accusa infatti Apple di limitare l’accesso a funzioni chiave di iOS per dispositivi come smartwatch, cuffie e smart Tv di altre marche, ostacolando la concorrenza e impedendo una piena integrazione con iPhone e iPad. Inoltre, il processo per gli sviluppatori che cercano di ottenere l’accesso a queste funzionalità è considerato poco trasparente e complicato. In risposta al procedimento, un portavoce della casa di Cupertino ha dichiarato che le decisioni adottate dalla Commissione creano un ambiente burocratico che rallenta la capacità di innovare dell’azienda.

Digital markets act, le conseguenze per chi lo viola

Il Digital markets act prevede sanzioni economiche molto severe per le aziende che non rispettano le regole: fino al 10% del fatturato mondiale annuo alla prima violazione, che sale al 20% in caso di recidiva. Per Google e Apple, con un giro d’affari di centinaia di miliardi di dollari, questo potrebbe tradursi in multe da decine di miliardi. Al momento, però, siamo solo all’inizio del procedimento. Le “conclusioni preliminari” appena inviate rappresentano il primo passo formale: le aziende hanno ora il diritto di difendersi, esaminare i documenti dell’indagine e rispondere alle accuse.

Solo dopo aver valutato queste risposte, la Commissione deciderà se procedere con una decisione formale di non conformità che potrebbe portare alle sanzioni. In una dichiarazione ufficiale, Teresa Ribera, commissaria europea per la concorrenza, ha chiarito che l’obiettivo principale non è punire le aziende, ma “creare una cultura di conformità con il Digital markets act” e che si ricorre a procedimenti formali solo quando i tentativi di dialogo si sono rivelati infruttuosi.

Le azioni contro Google ed Apple non sono isolate, ma fanno parte di una strategia complessiva dell’Ue per regolamentare il settore digitale. La Commissione sta contemporaneamente indagando su Meta (proprietaria di Facebook e Instagram) per il suo sistema “pay or consent”, che obbliga gli utenti a scegliere tra un abbonamento a pagamento o l’utilizzo dei loro dati per pubblicità mirate.

Fonte : Wired