Ci sono Biancaneve, sguattera del castello perché la matrigna la tratta così; lo specchio delle brame e la questione dell’essere la più bella del reame; il cacciatore, che dovrebbe uccidere Biancaneve ma non lo fa. Tuttavia, non riporta alla regina un cuore di cervo (troppo macabro per gli standard moderni), bensì una mela riposta nell’astuccetto in cui andrebbe il cuore di Biancaneve (come sperava di farla franca?). C’è la fuga nel bosco, gli animali salvifici e i nani-che-non-sono-nani nella miniera a estrarre diamanti. Il fatto che non siano nani dovrebbe essere suggerito dal potere magico delle loro mani, con il quale rivelano la presenza dei diamanti. Un’abilità totalmente inutile ai fini del film e presente in una sola scena, probabilmente per permettere agli avvocati Disney di citarla in eventuali cause di diffamazione.
Non c’è un principe, ma una canaglia, un ladruncolo che ruba il cibo della regina per il bene della gente, che, come Robin Hood, ha il suo gruppo di sbandati. Ovviamente, Biancaneve, da principessa altolocata qual è, perde la testa per il bandito. Questa sarebbe anche una delle idee più intelligenti, cioè raccontare una ragazza con un po’ di fascino per il pericolo, peccato che non esista nessuna reale tensione romantica tra i due. A distruggere ogni immersione nel film però è più che altro la computer grafica, una delle peggiori degli ultimi anni, almeno per una produzione hollywoodiana. I nani-non-nani sono totalmente inespressivi, con quella fissità da animazione videoludica, ed è tanto più evidente considerando che, nell’originale, i nani erano la parte più espressiva del film. Qui, i momenti di comicità, umorismo e slapstick fanno venire voglia di cambiare canale. Ma siamo al cinema.
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Fonte : Wired