La digitalizzazione del settore bellico in Israele non sembra arrestarsi. La cybersorveglianza è da tempo uno dei settori prediletti dallo Stato ebraico, che non solo produce ma esporta in molte parti del mondo malware e altri prodotti usati perlopiù da governi autoritari. Tra le recenti novità che ha riecheggiato anche in Italia c’è il malware Graphite, prodotto dall’israeliana (di orgine, adesso è americana) Paragon Solutions, che ha infettato il telefono del direttore di Fanpage Francesco Cancellato e di Luca Casarini, dell’ong Mediterranea.
Un’inchiesta firmata dai giornalisti di Local Call, +972 Magazine e The Guardian ha rivelato che l’esercito israeliano sta sviluppando da metà dello scorso anno un modello linguistico simile a ChatGPT. Invece di apprendere utilizzando informazioni estratte da Internet, però, questo sistema si alimenta direttamente di milioni di conversazioni in arabo, intercettate attraverso l’apparato di sorveglianza israeliano nei territori occupati. Le informazioni, provenienti da persone che non hanno commesso alcun crimine, sono quindi utilizzate per addestrare un sistema che potrebbe essere poi impiegato per identificare sospetti, come ha spiegato Zach Campbell, ricercatore di Human Rights Watch.
Le fonti ascoltate dai giornalisti provengono dall’Unità 8200, parte dell’intelligence israeliana, e hanno dichiarato di non essere a conoscenza dei dettagli riguardo l’utilizzo futuro di questo modello linguistico né delle persone a cui verrà concesso l’accesso. Tuttavia, è certo che il sistema è in fase di addestramento da metà del 2023, ben prima del conflitto a Gaza che risale al 7 ottobre di quell’anno. “Un vantaggio fondamentale per l’esercito”, si legge nell’inchiesta, “sarà la capacità dello strumento di elaborare rapidamente grandi quantità di materiale di sorveglianza per ‘rispondere a domande’ su individui specifici”.
Il ruolo dei riservisti israeliani
In altre parole, un modello linguistico che aiuterà Israele a estendere ulteriormente le incriminazioni e gli arresti nei confronti della popolazione palestinese. Una delle fonti sentite dai giornali ha descritto l’intelligenza artificiale come uno strumento che amplifica il potere di sorveglianza: “Ho più strumenti per sapere cosa sta facendo ogni persona in Cisgiordania. Quando si detengono così tanti dati, è possibile usarli in qualsiasi modo si scelga”, ha dichiarato.
Un aspetto cruciale sollevato dall’inchiesta riguarda la collaborazione tra l’esercito e i cittadini israeliani esperti in tecnologia. L’Unità 8200 ha cercato l’aiuto di riservisti che avevano lavorato nel settore privato, in aziende come Google, Meta e Microsoft, portando competenze precedentemente inaccessibili. Google ha dichiarato di avere “dipendenti riservisti in vari paesi“, ma ha precisato che il loro lavoro non è collegato all’azienda, mentre le altre due compagnie non hanno commentato. Nel 2024, in una presentazione alla conferenza Defense Ml a Tel Aviv, un ufficiale dell’intelligence israeliana ha spiegato che i modelli linguistici esistenti sul mercato in questo momento possono elaborare solo l’arabo standard, quello usato nelle comunicazioni formali e dai media, non i dialetti parlati dalle persone. Per questo motivo, l’esercito ha deciso di sviluppare un software esclusivamente israeliano per soddisfare queste esigenze.
Fonte : Wired