Secondo la Commissione Europea, Apple e Google non si sono adeguate alle norme del Digital Markets Act (Dma), si legge oggi nelle conclusioni preliminari inviate alle due aziende.
Un colpo a Cupertino
Apple è stata accusata di ostacolare la concorrenza limitando l’accesso alle funzionalità essenziali di iOS. In particolare, la Commissione ha ordinato all’azienda di Cupertino di migliorare l’interoperabilità dei suoi dispositivi con prodotti di altre aziende, come smartwatch e auricolari di terze parti. Bruxelles ha chiarito che le misure richieste ad Apple sono “giuridicamente vincolanti”, e il mancato rispetto potrebbe portare a un’indagine per violazione del Digital Markets Act (DMA) con il rischio di sanzioni severe. La filosofia di Apple, basata su un ecosistema chiuso e controllato, è ora messa alla prova dalle regole europee, che mirano a impedire comportamenti anticoncorrenziali. In risposta, l’azienda ha dichiarato che queste decisioni “rallentano la capacità di innovare e obbligano Apple a offrire gratuitamente le proprie funzionalità a concorrenti non soggetti alle stesse regole”. E mettono in discussione anche principi fondamentali come la privacy e la sicurezza degli utenti, obbligando l’azienda a fornire a ogni sviluppatore l’accesso in chiaro a messaggi e altri contenuti. Apple afferma comunque di voler collaborare con la Commissione per chiarire le proprie preoccupazioni, e spiega che già oggi circa 500 ingegneri lavorano per assicurare la conformità di prodotti e servizi dell’azienda agli standard richiesti dalla Ue (e, immaginiamo, anche da altri Paesi). Uno sforzo notevole in termini di risorse e di energie, che però potrebbe non essere sufficiente ad assicurare che prodotti e servizi arrivino in Europa contemporaneamente al resto del mondo, com’è già successo con Apple Intelligence.
E uno a Mountain View
Anche Google è finita nel mirino dell’UE per lo stesso motivo: presunte violazioni del DMA. La Commissione ha giudicato preliminarmente che Google Search discrimina i servizi concorrenti nei risultati di ricerca, dando invece maggiore visibilità ai propri servizi come Google Shopping, Google Flights e Google Hotels. Alphabet è inoltre accusata di imporre restrizioni sul Google Play Store, impedendo agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso piattaforme alternative con offerte più convenienti. Questa pratica, già sanzionata in passato dall’UE con una multa di 2,4 miliardi di euro nel 2017, è ora nuovamente sotto esame, poiché i rimedi proposti da Google non sono stati ritenuti sufficienti. Il colosso di Mountain View ha reagito affermando che le nuove richieste dell’UE “danneggiano le aziende e i consumatori europei, ostacolano l’innovazione, indeboliscono la sicurezza e peggiorano la qualità dei prodotti”, come si legge in un post del blog ufficiale.
Quelle della Commissione Europea sono conclusioni preliminari, e infatti non sono accompagnate da nessun provvedimento. Ma, se le accuse dovessero essere confermate, Apple e Google potrebbero affrontare sanzioni fino al 10% del loro fatturato globale, che potrebbero arrivare fino al 20 per cento in caso di violazioni ripetute. Dopo anni di tentativi di contenere gli abusi di posizione dominante con regolamenti poco efficaci, Bruxelles spera che il DMA rappresenti finalmente uno strumento abbastanza potente per costringere i giganti della tecnologia a rispettare le regole. L’obiettivo dell’UE è aprire i mercati digitali, favorire la crescita di startup europee e offrire maggiore scelta ai consumatori, contrastando il dominio delle grandi piattaforme tecnologiche statunitensi, ma la mossa di Bruxelles rischia di inasprire ulteriormente le tensioni con gli Stati Uniti. Di recente il presidente americano Donald Trump ha infatti minacciato di imporre dazi in risposta alle “tasse, multe e vincoli normativi” imposti dall’UE ai servizi digitali americani.
Fonte : Repubblica