Blindata la capitale economica e commerciale del Paese, internet rallentato e polizia a presidio delle strade. L’opposizione protesta e conferma il sostegno alla candidatura del sindaco alle prossime presidenziali. Nessun commento dagli uffici di Erdogan. Attivisti e gruppi pro diritti umani parlano di accuse “politicamente motivate”.
Istanbul (AsiaNews) – Internet, applicazioni di messaggistica e social che registrano interruzioni o che viaggiano a velocità assai ridotta; divieto per quattro giorni di manifestazioni pubbliche o lettura di comunicati in piazza dalla valenza politica; vie e snodi della capitale economia e commerciale del Paese chiuse al traffico e pattugliate dalle forze dell’ordine, fermate della metro chiuse e corse cancellate. È una Turchia “militarizzata” quella in cui si sono risvegliati gli abitanti dopo la massiccia – e clamorosa – operazione di polizia nella notte con l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu e di un centinaio di funzionari pubblici o membri del partito di opposizione Repubblicano (Chp). Tra i fermati il vice-segretario della municipalità di Istanbul Mahir Polat, il presidente dell’Istituto di riforma Mehmet Ali Çalışkan e il capo della società di sondaggi di Spectrum House Azad Barış, mentre decine di persone sfidando i divieti hanno manifestato al quartier generale della polizia.
Commentando il fermo il principale partito di opposizione Chp, lo stesso di Imamoglu e per il quale intende candidarsi alla poltrona più ambita del Paese, ha parlato di “golpe contro il nostro prossimo presidente”. Nella notte, in una operazione a sorpresa, centinaia di agenti hanno circondato la casa di Imamoglu, nel distretto di Sarıyer, per arrestarlo assieme a numerosi funzionari e rappresentanti del fronte anti-governativo in lotta contro il Partito della Giustizia e dello sviluppo (Akp).
Secondo una dichiarazione del procuratore capo di Istanbul, il sindaco e principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan alle prossime elezioni per il capo dello Stato nel 2028 è oggetto di due indagini separate: la prima riguarda le accuse di “aiutare un’organizzazione terroristica”, mentre l’altra include il progetto di “formare e guidare un’organizzazione criminale”, unita a “corruzione” e “frode aggravata”. Ieri, inoltre, l’Università di Istanbul aveva annunciato che la sua laurea era “falsa”, accusa respinta dallo stesso Imamoglu, gettando ulteriori ombre sulla corsa presidenziale perché essa è un requisito obbligatorio per la carica presidenziale.
Sfidando divieti e controlli, oltre un centinaio di manifestanti si sono radunati nei pressi del quartier generale della polizia per protestare contro il fermo del principale rivale alle urne del presidente Erdogan, denunciando il “colpo di mano” alla democrazia nel Paese. Dall’esterno della struttura dove si trova il sindaco, i sostenitori hanno intonato slogan e canti: “Stanno conducendo un colpo di Stato proprio ora contro Imamoglu, che ha battuto Erdogan quattro volte alle urne dal 2019 per volere della nazione” ha detto Bulent Gulten, un manifestante. Il riferimento è alle elezioni municipali del 2019 e del 2024, quando il Chp di Imamoglu ha sconfitto il candidato del presidente conquistando la maggior parte delle principali città, fra cui Istanbul e la capitale Ankara. “Oggi, la nazione turca – ha aggiunto – si unirà ancora una volta contro coloro che tradiscono la democrazia e la volontà nazionale” mentre Imamoglu “sta crescendo e guadagnando forza agli occhi del popolo”.
Nel frattempo le forze di sicurezza hanno sbarrato le strade che portano al quartier generale della polizia, con camion antisommossa e cannoni ad acqua che hanno bloccato le strade. “Siamo venuti qui per sostenere il sindaco. Lo hanno arrestato ingiustamente. Siamo qui per sostenerlo” ha esclamato Murat Sapankaya, dipendente comunale presente alla protesta. Imamoglu, 54 anni, negli ultimi mesi ha intensificato le critiche a Erdogan e al suo governo, provocando un’ondata di azioni legali e incriminazioni nei suoi confronti tanto da essere già oggetto di numerose inchieste e rinvii a giudizio nelle aule di tribunale.
In quest’ottica si inserisce anche la controversia della laurea che, secondo l’università di Istanbul, sarebbe stata conferita indebitamente. Egli, dunque, non potrebbe in linea teorica partecipare alla corsa per le presidenziali visto che è il livello di studi minimo per poter accedere alla carica, Ciononostante, egli ha ribadito di non voler cedere alle pressioni e di continuare a lottare per il Paese e il suo popolo. “Avevamo previsto che Imamoglu sarebbe stato presto sottoposto a un simile processo di detenzione. Siamo tutti qui finché la decisione non sarà cambiata e sarà fatta giustizia” ha dichiarato Yilmaz Arslan, anch’egli unitosi alla protesta spontanea a favore del leader dell’opposizione turca.
In un video pubblicato sui social mentre si preparava a lasciare la propria abitazione per essere condotto nel quartier generale della polizia, lo stesso Imamoglu ha assicurato che non si sarebbe arreso e avrebbe resistito alla pressione. L’ufficio di Erdogan non ha rilasciato commenti sul fermo e sulle implicazioni politiche, mentre Human Rights Watch (Hrw) ha definito le accuse contro il sindaco “politicamente motivate e false”, auspicando al contempo il rilascio immediato. Intanto la lira turca è crollata fino al 12% toccando il minimo storico a 42 dollari in risposta, riflettendo la preoccupazione dei mercati per l’erosione dello Stato di diritto nel Paese, membro Nato e da 22 anni sotto il potere di Erdogan come primo ministro o presidente. Il leader Chp Ozgur Ozel ha richiamato le opposizioni all’unità, confermando piena fiducia a Imamoglu e confermato che sarà lui il candidato alla presidenza del partito.
Fonte : Asia