Con gli agenti AI in corsia, come si trasformano gli ospedali?

Quale impatto possiamo attenderci sul sistema sanitario, dai professionisti della salute fino ai pazienti?

“L’impatto è enorme. Attualmente, gli ospedali spendono circa un quarto del loro budget in processi amministrativi lenti e obsoleti. Questo spreco di risorse potrebbe essere destinato direttamente alla cura. Gli agenti AI cambiano il paradigma, riducendo i tempi di elaborazione fino all’80% e rendendo le strutture sanitarie più snelle, rapide ed efficienti. Per medici e infermieri, questo significa meno tempo dedicato alla burocrazia e più tempo per i pazienti, con meno attese per approvazioni, meno aggiornamenti manuali delle cartelle cliniche e una gestione più semplice delle pratiche assicurative. Gli agenti lavorano in background, permettendo ai professionisti sanitari di concentrarsi su ciò che conta davvero.

“Per gli ospedali, i benefici sono sia economici sia operativi. L’AI velocizza la gestione delle richieste di rimborso, migliora il flusso di cassa ed elimina errori costosi nei processi di approvvigionamento e fatturazione. E per i pazienti il cambiamento è concreto: tempi di attesa più brevi, approvazioni assicurative più rapide e un sistema sanitario che si muove al loro ritmo: nessuno vuole essere bloccato da pratiche burocratiche quando ha bisogno di cure, e gli agenti garantiscono un’esperienza di cura più fluida, dall’accettazione alla dimissione”.

Come sta reagendo il mercato, e in particolare l’Italia, agli agenti AI per l’healthcare? Quali sono le principali sfide e come le state affrontando?

“L’Italia, come gran parte dell’Europa, mostra interesse ma anche cautela nei confronti dell’uso dell’intelligenza sanitaria in ambito ospedaliero. È evidente che gli ospedali abbiano bisogno di automazione, ma i processi di adozione richiedono tempo. I principali ostacoli sono tipicamente la burocrazia, le preoccupazioni degli addetti IT e la lentezza decisionale. Uno dei timori più diffusi riguarda la complessità dell’integrazione: molti ospedali temono che l’Ai sia difficile da implementare o incompatibile con i sistemi esistenti. E un’altra sfida riguarda la compliance, perché le strutture sanitarie devono garantire che l’AI sia conforme al Gdpr, all’AI Act e alle normative nazionali. Infine, gli ospedali sono organizzazioni complesse, e anche di fronte a benefici evidenti, le decisioni di adozione possono richiedere tempo.

“La strategia che abbiamo intrapreso, per superare questi ostacoli, è semplice: invece di chiedere agli ospedali di adottare subito una soluzione su larga scala, iniziamo con piccoli interventi mirati, automatizzando un singolo processo ad alto impatto, come la gestione delle richieste di rimborso o il follow-up dei pazienti. Una volta che i risultati sono evidenti, l’espansione avviene in modo naturale. Questa strategia land-and-expand consente agli ospedali di sperimentare l’Ai senza assumersi un rischio elevato. Ciò che sta facendo davvero la differenza, nella nostra esperienza, sono i casi di successo concreti: quando realtà di primo piano come Humanitas e Gvm adottano gli agenti AI, altre strutture seguono il loro esempio e questo crea fiducia, accelera l’adozione e dimostra che questa tecnologia non è solo una teoria, ma una soluzione già operativa”.

Fonte : Wired