Pelle umana, per la prima volta abbiamo ascoltato il suo ‘urlo’

La nostra pelle parla, anzi, urla. Affinché funzioni, tutti gli organi e i vari distretti del nostro portentoso organismo devono comunicare tra loro. C’è chi lo fa tramite segnali bioelettrici, come il sistema nervoso, e chi lo fa addirittura con una sorta di urlo, come la pelle. A descrivere questo nuovo modo di comunicare sono stati i ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst che hanno per la prima volta ascoltato il lungo, persistente e silenzioso urlo delle cellule epiteliali che rivestono la nostra pelle e i nostri organi. I dettagli del nuovo studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

Le cellule che parlano

Finora si pensava che solo le cellule nervose e cardiache utilizzassero impulsi elettrici per comunicare, mentre le cellule epiteliali fossero mute, ossia non fossero capaci di comunicare risposte appropriate, come segnalare un pericolo, ma funzionassero principalmente come barriere protettive in grado di assorbire e secernere diverse sostanze. “Le cellule epiteliali fanno cose che nessuno ha mai pensato di cercare”, ha commentato Steve Granick dell’Università del Massachusetts Amherst. “Quando sono ferite, urlano ai loro vicini, lentamente, in modo persistente e su distanze sorprendenti. È come l’impulso di un nervo, ma mille volte più lento”. Quest’ultima scoperta, quindi, potrebbe aprire la strada allo sviluppo di sensori e dispositivi medici indossabili per accelerare la guarigione delle ferite.

Lo studio

Per capire se e in che modo le cellule epiteliali comunicano tra loro, Granick e l’ingegnere biomedico Sun-Min Yu hanno progettato un sistema basato su un chip collegato a una serie di circa 60 elettrodi. Questo chip era rivestito con un singolo strato di cheratinociti umani coltivati ​​in laboratorio, ossia le principali cellule epiteliali che compongono l’epidermide, lo strato più esterno della pelle. Con un laser, i ricercatori hanno punzecchiato lo strato della pelle e, utilizzando la serie di elettrodi, sono riusciti ad ascoltare i cambiamenti elettrici. “Abbiamo tracciato il modo in cui le cellule coordinavano la loro risposta”, ha spiegato Yu. “È una conversazione al rallentatore, ma eccitata”.

Fonte : Wired