Il pontefice scrive dal Policlinico Gemelli al direttore del quotidiano italiano Il Corriere della Sera. Nella malattia “la guerra appare ancora più assurda”, ribadisce. La fragilità umana “ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa”. Ai professionisti dell’informazione: “Sentite tutta l’importanza delle parole”. La pace si costruisce con “impegno, lavoro, silenzio, parole”.
Roma (AsiaNews) – “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”. Spiragli di tregua improvvisamente sopiti dal dilagare di nuove tenebre di violenza. Negoziati interrotti dal fragore delle bombe. In un mondo dove la guerra è in perenne agguato, la pace si costruisce con “impegno, lavoro, silenzio, parole”. Lo scrive papa Francesco a Luciano Fontana, direttore del quotidiano Corriere della Sera, in una lettera datata 14 marzo e oggi diffusa. Inviata dal Policlinico Gemelli di Roma dove il pontefice dal 14 febbraio è così prossimo alla “fragilità umana”: nella malattia, “la guerra appare ancora più assurda”, ribadisce.
La condizione di vulnerabilità umana – che si vive e respira anche negli ospedali e nei luoghi di cura – “ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide”, scrive il papa. “Forse per questo tendiamo così spesso a negare i limiti e a sfuggire le persone fragili e ferite”. Una consapevolezza scomoda, capace di “mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come singoli e come comunità”. Per questo motivo l’essere umano tende a evitare la fragilità. Ma ciò non è possibile quando si è forzati a incontrarla nella malattia o nell’insensatezza di efferate violenze, come quelle che accadono in queste ore a Gaza, in Myanmar e nella “martoriata Ucraina”.
Nella lettera papa Francesco si è rivolto a “tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare”, che operano attraverso quegli strumenti che “ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale”. L’invito è conciso e grave: “Sentite tutta l’importanza delle parole”. “Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene”, spiega papa Francesco. Il mondo si fa anche con esse: hanno la capacità di costruire, unire ed essere al servizio della verità. Per questo serve “disarmare” anche le parole – come le “menti” e la “Terra” -, seguendo schemi di pace, già evidenziati dal pontefice, anziché gli apparentemente imperanti schemi di guerra.
“La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”, aggiunge papa Francesco nella lettera al direttore del Corriere della Sera. Anche le religioni hanno un ruolo nel dare nuova vitalità alla “speranza della pace”, ancora più ricercata e significativa nell’anno del Giubileo. Esse “possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia”, dice. E la strada per la pace passa attraverso “impegno, lavoro, silenzio, parole”. “Sentiamoci uniti in questo sforzo, che la Grazia celeste non cesserà di ispirare e accompagnare”, conclude.
Fonte : Asia