Geotermia, in Italia ci sono 40 progetti fermi

Intervenuto all’Italian Geothermal Forum, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha dichiarato che “ci sono degli spazi di crescita molto forti grazie alle nuove tecnologie. L’ipotesi di un raddoppio rispetto alla produzione nazionale attuale nel giro del prossimo decennio potrebbe starci”.

Dalla comunità imprenditoriale è emerso però dello scetticismo rispetto a questi proclami. “Continuiamo a notare una scarsità di supporto da parte della politica”, ha detto Matteo Quaia di Rete Geotermica, un’associazione di settore. “Il decreto Fer 2”, cioè il provvedimento che sostiene gli impianti rinnovabili innovativi o dai costi elevati, entrato in vigore ad agosto, “è un processo durato più di cinque anni e a tutt’oggi non è possibile accedervi perché le aste non ci sono ancora”. I progetti – “circa quaranta per circa 800 MW” – sono fermi, insomma, “quindi il raggiungimento di 1 gigawatt a fine anno lo vedo improbabile”.

Nuove tecnologie e applicazioni

Quella geotermica è un’energia antica, ma che continua a evolversi. Tra le nuove tecnologie più interessanti ci sono la bassa entalpia (dove si sfrutta il calore inferiore delle zone superficiali del sottosuolo), i sistemi supercritici (cioè le perforazioni a grandi profondità, per raggiungere le riserve inaccessibili con i metodi tradizionali) e i siti di accumulo sotterraneo dell’energia in forma di calore (funzionano come delle batterie geologiche, semplificando). Dai fluidi geotermici, inoltre, è possibile estrarre alcuni minerali critici presenti come sali disciolti, in particolare il litio per le batterie: Enel Green Power sta lavorando ad alcune iniziative a nord di Roma. Mentre negli Stati Uniti, soprattutto, si vuole utilizzare la geotermia per soddisfare la domanda energetica dei data center, che necessitano di una fornitura costante di elettricità, meglio se pulita.

La geotermia, poi, può essere integrata nella rete di teleriscaldamento che fornisce energia alle case, soprattutto nel nord Italia, andando a ridurre i consumi di gas e le emissioni; e può alimentare anche i sistemi di teleraffrescamento, come spiegato da Jessica Maria Chicco, ricercatrice dell’Università degli Studi di Torino. “Abbiamo tutte le carte in regola per poter applicare questa tecnologia sia per l’alta temperatura, quindi per la produzione di energia elettrica, ma soprattutto per la bassa entalpia, che si può applicare su tutto il territorio nazionale per raffrescare e climatizzare gli edifici”, ha sottolineato Moreno Fattor, presidente dell’Anighp. “Il vincolo dell’applicazione della geotermia a bassa entalpia non esiste più”, grazie all’evoluzione delle pompe di calore.

La geotermia trova impiego anche in un altro settore utile alla decarbonizzazione: quello – ancora emergente – per la cattura e lo stoccaggio della CO2 proveniente dagli stabilimenti industriali. Mariella Leporini, innovation manager di Saipem, ha presentato la tecnologia proprietaria della società, chiamata Bluenzyme, che “ha bisogno di calore a una temperatura di circa 80 gradi per attivare un enzima che è alla base del processo di cattura. Se questo calore è fornito dall’energia geotermica anziché da fonti fossili, non solo si abbassa la ‘carbon footprint’ dell’intera catena del valore ma anche il costo”. L’Unione europea sosterrà con quasi 24 milioni di euro il progetto di Saipem ed Hera per la cattura, ad alimentazione geotermica, della CO2 dal termovalorizzatore di Ferrara.

Sempre a proposito di geotermia ed innovazione, di convivenza tra vecchio e nuovo, nei giorni scorsi il progetto “Casa del Corto”, vicino Siena, ha ottenuto una valutazione di impatto ambientale positiva. L’impianto, sperimentale, sorgerà in una miniera esaurita di carbone e produrrà elettricità e calore puliti, reiniettando nel sottosuolo l’acqua calda prelevata.

Fonte : Wired