Le malattie neurodegenerative, a partire dall’Alzheimer, sono senza dubbio una delle sfide più urgenti per la ricerca biomedica, anche per via della loro incidenza in costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. In questo contesto, si sta continuando a sviluppare un filone di ricerca basato sull’uso dei moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) come organismo modello per studiare i meccanismi molecolari alla base della neurodegenerazione.
Il moscerino, infatti, possiede un sistema nervoso con molte analogie rispetto a quello umano in termini cellulari e cerebrali, e inoltre la breve aspettativa di vita di questa specie consente di osservare l’intero decorso della malattia in tempi ridotti, offrendo un’opportunità per comprendere meglio i processi che portano alla morte neuronale.
Di questi argomenti abbiamo parlato con Teresa Niccoli, biologa molecolare presso l’University College a Londra (Ucl) nel dipartimento di ricerca dedicato a genetica, evoluzione e ambiente, che da anni studia come rendere i neuroni più resilienti all’accumulo di proteine tossiche tipico della demenza. Niccoli sarà anche tra i protagonisti di Wired Health 2025, per raccontare il dietro le quinte delle sue ricerche.
Teresa Niccoli, quanto è spiccata – da un punto di vista scientifico – la somiglianza tra i moscerini della frutta e gli esseri umani?
“Il legame risiede nelle caratteristiche genetiche e neurobiologiche condivise, che rendono i moscerini un modello potente per studiare le funzioni cerebrali, lo sviluppo e le malattie neurologiche. Circa il 75% dei geni umani ha un corrispettivo nel genoma del moscerino, inclusi quelli coinvolti nei processi biologici fondamentali, come lo sviluppo del cervello, la funzione neuronale e persino il comportamento. Moscerini e umani utilizzano gli stessi neurotrasmettitori – dopamina, serotonina, glutammato, eccetera – per la comunicazione tra neuroni, e i meccanismi delle sinapsi sono estremamente analoghi. Anche le vie di segnalazione cellulare, cioè le catene di eventi molecolari che regolano le risposte delle cellule, sono parecchio simili tra le due specie.
“Pur essendo molto più semplice (100mila neuroni rispetto agli 86 miliardi degli esseri umani), il cervello della Drosophila possiede regioni distinte con funzioni specializzate, analoghe a quelle umane. Per esempio, esistono aree dedicate all’elaborazione delle informazioni sensoriali – come la vista e l’olfatto – al controllo motorio e persino all’apprendimento e alla memoria. I cosiddetti mushroom bodies, strutture chiave nel cervello del moscerino, svolgono un ruolo fondamentale nei processi di memoria e apprendimento, con alcune somiglianze funzionali con l’ippocampo umano. Inoltre, i geni e i meccanismi che guidano lo sviluppo del sistema nervoso sono molto somiglianti”.
Fonte : Wired