“Gli ucraini non si arrenderanno nel Kursk, non sono ancora circondati”. Il punto del generale Chiapperini

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Guerra in Ucraina

Il generale Luigi Chiapperini fa il punto sulla situazione sul campo: “Gli ucraini a Kursk non sono al momento circondati e non credo che si arrenderanno. Di rovinose ritirate e di sanguinosi accerchiamenti parlano solo Putin e Trump per impressionare l’Occidente e orientare i futuri negoziati”.

Intervista a Generale Luigi Chiapperini

Generale di Corpo d’Armata dei Lagunari in quiescenza, membro del Centro Studi dell’Esercito, già comandante dei contingenti nazionali in Kosovo, in Libano e in Afghanistan.

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“Gli ucraini hanno dimostrato di essere coraggiosi e di saper tener testa all’esercito ex numero due del mondo”. Pertanto, nel caso a Kiev dovesse essere imposta una “pace” eccessivamente ingiusta, “presumo che proseguirebbero nella lotta per la difesa del proprio Paese con tutte le armi a loro disposizione”.  A dirlo, intervistato da Fanpage.it, il generale di Corpo d’Armata in quiescenza Luigi Chiapperini commentando gli ultimi sviluppi sul conflitto che da oltre tre anni vede contrapporsi Russia e Ucraina, una guerra arrivata ora a un crocevia decisivo: nelle prossime ore infatti si terranno per la prima volta colloqui diretti tra Donald Trump e Vladimir Putin sull’ipotesi di un cessate il fuoco di trenta giorni.

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Dopo la riconquista di Sudzha  da parte dei russi gli ucraini hanno iniziato una ritirata. A cosa si deve questa evoluzione del conflitto nel Kursk? Quanto ha pesato lo stop di Trump agli aiuti militari?

Gli ucraini a Kursk non sono al momento circondati e non credo che si arrenderanno. Di rovinose ritirate e di sanguinosi accerchiamenti parlano solo Putin e Trump per impressionare l’Occidente e orientare i futuri negoziati. In realtà la situazione sul terreno è ben diversa. Le forze ucraine si sono effettivamente ritirate sotto la pressione russa verso il confine internazionale ma, a parte piccoli nuclei rimasti isolati come sempre può avvenire in questi contesti, il grosso delle forze ha manovrato ordinatamente combattendo con efficacia ed evitando grosse perdite (si vedano le aree in blu più scuro nella mappa in basso). L’interruzione temporanea degli aiuti militari in termini di sistemi d’arma non può aver influito in questa fase della guerra in quanto prima che l’effetto di una decisione del genere si manifesti passa del tempo. Fatto sta che dopo otto mesi gli ucraini stanno perdendo una delle carte da giocare sul tavolo dei futuri negoziati pur avendo comunque raggiunto lo scopo minimo di distogliere forze di Mosca dalle regioni del sud e di logorarle proprio nella loro madrepatria.

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Quanto ha inciso, sull’attuale situazione sul campo, la temporanea sospensione di informazioni di intelligence da parte degli Stati Uniti?

Quella della insufficienza temporanea di informazioni può aver influito in maniera molto più determinante sul ripiegamento ucraino da Sudzha. Non conoscere o avere solo la parziale conoscenza dei movimenti delle truppe nemiche risulta uno dei fattori di maggiore criticità che può determinare l’esito di uno scontro militare.

Nell’offensiva ucraina di Kursk sarebbero stati impiegati circa 12mila soldati ucraini ben addestrati ed equipaggiati con materiale occidentale. È noto, o è possibile stimare, quanti uomini e quanto di questo materiale è andato perso?

Risulta arduo poterlo determinare ma al riguardo vanno fatte alcune considerazioni che possono rendere l’idea delle perdite dell’una e dell’altra parte. Quando gli ucraini sono entrati nella regione del Kursk, hanno verosimilmente subito perdite irrisorie poiché i russi sono stati colti di sorpresa e hanno potuto opporre scarsa resistenza. Al contrario, negli otto mesi di azioni controffensive volte a liberare la regione, russi e nordcoreani hanno dovuto lanciare furiosi attacchi contro forze ben addestrate e dotate di mezzi performanti, subendo perdite rilevanti, in alcune fasi anche centinaia di soldati e mezzi al giorno. Il fatto stesso che gli ucraini in questi giorni siano riusciti a  manovrare ordinatamente in ritirata fa supporre che abbiano subito delle perdite ma non così pesanti come riportato da alcuni commentatori. Le foto e i filmati di mezzi militari distrutti sul campo di battaglia sono il risultato di mesi di combattimenti e non solo della ritirata da Sudzha.

Cosa ne sarà ora dell’offensiva ucraina nel Kursk? Kiev cercherà di mantenere un “presidio” minimo o si ritirerà completamente da quell’oblast?

L’intenzione è di mantenere almeno un presidio proprio per i motivi che esponevo prima. I negoziati stanno entrando nella fase viva. Bisognerà vedere se gli ucraini saranno in grado di resistere allo sforzo offensivo russo.

La situazione nel Kursk al 16 marzo. Fonte: ISW

La situazione nel Kursk al 16 marzo. Fonte: ISW

Un’ultima domanda sui negoziati. Ieri il Ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha posto le condizioni per la pace: integrità territoriale, ingresso nella NATO e nell’UE, nessuna restrizione esterna alle dimensioni dell’esercito. Le posizioni tra Kiev e Mosca (e Washington) sembrano inconciliabili. È possibile, secondo lei, arrivare a una qualche forma di compromesso?

Al momento le posizioni appaiono effettivamente incompatibili ma è uno scenario normale in una situazione come questa.  Prima di qualsiasi negoziato i contendenti avanzano il massimo delle pretese possibili. Putin ha recentemente affermato che la “Novorossiya”, che comprende tutta l’Ucraina orientale e meridionale, quindi la Crimea, le regioni oggi parzialmente occupate (Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson) ma anche gli oblast di Kharkiv, Dnipropetrovsk, Odessa e Mykolaiv che sono ancora saldamente nelle mani di Kiev, deve essere considerata parte integrante della Russia. Ha anche ribadito il no all’ingresso dell’Ucraina nella NATO e il diniego alla presenza di forze dell’Alleanza Atlantica come forze di mantenimento della pace. Un compromesso quindi appare molto difficile da raggiungere. Se proprio ci si voglia sbilanciare, potrebbero decidere un cessate il fuoco sulle posizioni attualmente raggiunte dai due eserciti senza però il riconoscimento da parte ucraina dell’annessione di quelle terre alla Federazione Russa. Quindi non si tratterebbe di una vera pace poiché si lascerebbe irrisolta la questione territoriale da affrontare diplomaticamente in futuro. La Russia potrebbe per altro “concedere” all’Ucraina la possibilità di entrare nell’UE e restituire una centrale all’Ucraina (quella nucleare di Zaporizhzhia?) come segno di presunta, o meglio presuntuosa, magnanimità. Insomma concessioni di facciata che non laverebbero il crimine di aver invaso un Paese e priverebbero quest’ultimo delle prerogative fondamentali di una nazione sovrana come ad esempio le dimensioni del proprio esercito o la scelta legittima di far parte di un’organizzazione internazionale. Risulta complessa anche la questione della nazionalità delle truppe di peacekeeping da schierare dopo un eventuale cessate il fuoco. Qui vanno distinti due contesti. Su eventuali truppe di interposizione e monitorizzazione lungo la linea di contatto è comprensibile che esse siano gradite dai due contendenti. Meno accettabile è che la Russia pretenda di decidere quali nazioni non debbano fornire truppe all’interno del territorio ucraino.

Un accordo di “pace” che scontenti molto l’Ucraina quali conseguenze avrebbe?

Il tentativo di umiliare completamente l’Ucraina potrebbe portare Kiev a continuare la guerra, specialmente se la coalizione di volenterosi attualmente a guida franco-britannica dovesse confermare la volontà di supportare fino alla fine il paese aggredito. Gli ucraini hanno dimostrato di essere coraggiosi e di saper tener testa all’esercito ex numero due del mondo e pertanto presumo che proseguirebbero nella lotta per la difesa del proprio Paese con tutte le armi a loro disposizione. Se e quando fermare veramente la guerra ritengo che spetti agli ucraini, fintanto gli sarà possibile.

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Fonte : Fanpage