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Alla luce della nuova perizia dell’antropologa Cristina Cattaneo sul corpo di Liliana Resinovich l’ipotesi del gesto volontario può essere definitivamente archiviata: la donna è stata uccisa. A Fanpage.it parla l’avvocato Nicodemo Gentile, legale del fratello: “Chi continua a parlare di suicidio o non ha le nozioni per comprendere gli atti del fascicolo oppure non è in buona fede”.
Liliana Resinovich
Fin dal giorno del ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio, i familiari della donna non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio, formulata durante la prima fase di indagini.
Un’ipotesi che, a distanza di tre anni, è stata smentita anche dalla nuova perizia dell’antropologa forense Cristina Cattaneo, a cui hanno partecipato i medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone in aggiunta all’entomologo Stefano Vanin, depositata all’inizio del mese di marzo.
Come ha spiegato a Fanpage.it l’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’Associazione Penelope e legale del fratello della donna, Sergio Resinovich, alla luce della consulenza Cattaneo l’ipotesi del gesto volontario può essere definitivamente archiviata.
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L’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’Associazione Penelope e legale del fratello di Liliana Resinovich, Sergio.
“Finalmente sì, poteva essere superata anche molto prima, ma ormai é andata così. Liliana nella mattina del 14 dicembre non era da sola e a partire dalle 9 in poi è stata picchiata in malo modo e subito dopo è morta. La storia è questa, solo questa. Nessun soggetto serio e onesto la può cambiare”.
“Chi continua a parlare di suicidio, in qualsiasi modo, anche strisciante, o non ha le nozioni tecniche per comprendere gli atti del fascicolo oppure non è in buona fede, tertium non datur” (non è ammessa una terza possibilità, ndr), aggiunge.
Secondo quanto emerso dalla nuova perizia, disposta dopo la riapertura dell’indagine con l’ipotesi di omicidio e la riesumazione del corpo di Resinovich, avvenuta il 13 febbraio 2024, l’ipotesi vedrebbe la donna aggredita da terzi alle spalle e successivamente soffocata.
“È una delle possibili dinamiche dell’omicidio. – conferma Gentile – La compressione del collo dopo aver inferto le altre lesività, tenendo in conto che quella al labbro e al capo, dalla revisione istologica svolta dai tecnici, primo fra tutti il professor Fineschi, nostro consulente, sono state provocate, con certezza scientifica, in un momento prossimo alla morte”.
Liliana Resinovich col fratello Sergio e la nipote
L’antropologa Cattaneo avrebbe inoltre escluso la possibilità di lesioni di natura accidentale, come ci spiega ancora il legale: “Sì, la professoressa conferma questo dato, che già era stato indicato da altri esperti delle persone offese”.
“Dopo aver individuato e interpretato ulteriori lesività, ha ritenuto che per distribuzione e morfologia non fossero conseguenza di una caduta. È incredibile aver commesso in precedenza questo errore, anche perché i vestiti non erano sporchi di terriccio, di residui lignei e vegetali, così come il viso e le mani di Liliana”.
Ora, alla luce delle nuove evidenze, bisognerà dare un nome e un volto all’assassino della 63enne. “La consulenza Cattaneo non ci dice chi è stato a uccidere Liliana, ma sicuramente ci dice chi non è stato. L’aggressione alla donna non è stata commessa da un balordo, da un predatore sessuale, da un borseggiatore, da un folle, per una rissa da strada”, prosegue Gentile.
“Si tratta di un delitto di prossimità, lo abbiamo sempre detto, una morte violenta maturata nella cerchia più stretta delle relazioni, anche amicali, di Liliana. – aggiunge – Quel grossolano imbustamento del corpo, ci dice tutto questo: Lilli è stata intercettata e poi uccisa da persona che conosceva”.
Secondo i consulenti della Procura, il cadavere della donna, rinvenuto in posizione fetale e avvolto in sacchetti di plastica, sarebbe rimasto per ben 21 giorni nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
“Liliana è morta il 14 mattina, a mio avviso, subito dopo le 9 e massimo entro le 11.30. Lo dice il suo contenuto gastrico, lo dicono altri, insuperabili dati circostanziali”, osserva il legale di Sergio Resinovich.
E spiega ancora: “I nostri consulenti ritengono di poter meglio integrare, armonizzare e correggere questo dato. Non crediamo nella permanenza del corpo sempre presso l’ex OPG, lo studio delle temperature, la botanica e l’entomologia aiuteranno a migliorare questo risultato. Produrremo a breve delle osservazioni tecniche”.
Liliana Resinovich
L’avvocato Gentile, alla domanda: “Si scoprirà mai il responsabile o i responsabili dell’aggressione a Liliana oppure ci ritroveremo di fronte a un giallo senza verità?”, risponde così: “Io sono fiducioso e credo che già nel fascicolo si possono trovare tracce di possibili responsabili, bisogna approfondire alcune piste già esistenti”.
“Bisogna fare ordine perché la confusione di solito non è amica della verità. – prosegue – Noto che si cerca anche di lanciare qualche fumogeno ma, passata la nebbia che creano, i fatti torneranno a essere ancora più evidenti e imponenti dei tentativi di coprirli. Chi pensava di farla franca dovrà iniziare a preoccuparsi”.
Le diverse consulenze della Procura hanno prodotto due verità, contrapposte. Un contrasto che emerge in maniera più che evidente. “In realtà non esistono due diverse consulenze. – osserva il legale – La prima era uno striminzito elaborato, con evidenti violazioni di protocolli operativi e lacune tecniche, che il giudice per le indagini preliminari non ha assolutamente convalidato, chiedendo di ripetere in toto l’analisi medico legale”.
“I due elaborati non sono, per una pluralità di ragioni, paragonabili e confrontabili. La prima consulenza non esiste più perché pienamente superata e sostituita dal minuzioso lavoro scientifico del team collegiale coordinato dalla professoressa Cattaneo. – ribadisce Gentile – Tengo a precisare che sostenere tutto questo non è un giudizio sulle qualità professionali dei consulenti che hanno operato in precedenza, ma si tratta solamente di una valutazione di questa esclusiva partita tecnica, che purtroppo hanno giocato decisamente male“.
“È semplicemente vergognoso aver timore di affermare ciò perché l’interesse superiore deve essere, per tutti i soggetti coinvolti nella vicenda quello di raggiungere, se mai possibile, la verità oggettiva”, osserva l’avvocato che spiega a Fanpage.it anche quali saranno i prossimi passi che, insieme ai consulenti della famiglia, intendono mettere in atto.
Prima di tutto, “continuare a collaborare, per quanto consentito, con gli inquirenti. – conclude – Abbiamo molta fiducia nella Procura e nella Polizia di Trieste, tanti professionisti seri, esperti e preparati stanno ora lavorando al caso e appena avremo notizia dell’insediamento effettivo del nuovo Procuratore Capo, chiederemo di essere ricevuti”.
Fonte : Fanpage