Di Motorola, storica azienda produttrice di smartphone, Sergio Buniac non è soltanto il presidente. È una bandiera.
Buniac è entrato in azienda nel 1996, in Brasile, e nel 2018 ha preso il timone di un brand che è tornato a crescere grazie a collaborazioni strategiche – su tutte quella con Pantone – e a prodotti amati soprattutto dagli under 35, come il Razr dallo schermo pieghevole.
Con una fetta di mercato che ha superato il 13%, Motorola è attualmente il terzo marchio di smartphone più venduto in Italia.
Nel 2024 inoltre, secondo i dati di IDC, Motorola si è confermato come il marchio in più rapida espansione nel segmento degli smartphone pieghevoli (flip) ed è diventato il leader di mercato in Nord America per questa categoria.
Ma lei i telefoni li ama ancora?
“Esattamente come amo i miei quattro figli e mia moglie, con cui sono sposato da 35 anni”.
Come è cambiata Motorola negli ultimi 30 anni?
“L’azienda degli esordi contava i migliori ingegneri e offriva la migliore qualità del suono. Google invece [che ha comprato Motorola per 12,5 miliardi di dollari nel 2011, ndr] ha introdotto un approccio focalizzato sul consumatore. Infine Lenovo [multinazionale cinese che controlla Motorola dal 2014, ndr] ha creato un’azienda davvero internazionale”.
Abbiamo chiesto a un’IA qual è stato il primo telefono di Sergio Buniac: non lo sapeva.
“Perché è la prima volta che mi viene chiesto, in effetti. Si chiamava DPC 650 [meglio noto come MicroTAC, ndr] di cui esisteva una versione chiamata ‘Elite’”.
Parliamo di un pezzo di storia della telefonia.
“All’epoca le batterie duravano solo 2 o 3 ore a seconda del colore: bianco, blu o verde. Elite è stato il primo telefono ad avere una segreteria telefonica. Credo che il costo fosse intorno ai 3.000 dollari”.
Anche il Motorola Razr V3 del 2004 aveva un prezzo considerevole: 600 dollari. Eppure è stato uno dei cellulari più amati e venduti di sempre. Il remake che Motorola produce dal 2020 è il frutto di un’operazione amarcord?
“L’idea di riportare in vita il Razr ha certamente un elemento nostalgico, ma comporta anche una notevole innovazione. In nessun’altra categoria si era mai visto un display pieghevole. Siamo stati veri pionieri in questo campo”.
Lei è diventato Presidente di Motorola nel 2018. Nei cinque anni precedenti, l’azienda aveva perso molti soldi – tra i 500 e gli 800 milioni di dollari – nonostante l’alta capacità innovativa e il grande patrimonio di proprietà intellettuale. Come l’avete rimessa in sesto?
“Tagliando i costi, semplificando le linee di prodotto e migliorando i cicli di sviluppo per arrivare più rapidamente sul mercato. Ma uno degli aspetti più difficili da risolvere era proprio l’innovazione. Per questo abbiamo scelto il Razr per il rilancio: volevamo riportare in auge un dispositivo pieghevole”.
E avete addirittura strappato clienti ad Apple.
“Sì, il 25% di chi compra il Razr proviene da iOS. Un dato incredibile e incoraggiante”.
A che ritmo procede la vostra innovazione?
“A Chicago abbiamo un laboratorio che chiamo ‘312’. All’inizio pensavamo che questo team avrebbe lavorato su innovazioni con un orizzonte temporale di 3/5 anni, ma ora vediamo proof of concept in appena 18 mesi”.
L’IA sta cambiando gli smartphone?
“Oggi il nostro mondo è basato sulle app e ci si muove da una all’altra. Ciò che l’IA porterà è un approccio basato sull’intento. Il dispositivo anticiperà le necessità dell’utente e agirà al posto suo, funzionando quasi come un’API”.
Può farci un esempio?
“Non servirà scaricare l’app di Starbucks. Basterà dire ‘Ordina il mio caffè’ e il dispositivo controllerà la posizione, capirà le abitudini d’acquisto, individuerà uno Starbucks nelle vicinanze e chiederà se si intende finalizzare l’ordine”.
In che modo l’IA prenderà decisioni in autonomia?
“Con il tuo consenso, l’IA potrebbe analizzare il calendario e, sapendo che domani dovrai uscire di casa alle 6:30, potrebbe adattarsi a eventuali imprevisti, come un incidente che causa rallentamenti, e decidere di svegliarti 30 minuti prima”.
Quando arriveremo a tutto questo?
“Probabilmente tra due o tre anni”.
Per fare previsioni, l’IA dovrà conoscere molto bene l’utente. Non crede che possa essere un rischio?
“L’innovazione comporta sempre dei rischi. Inizialmente si può pensare che tutto andrà storto, ma poi vengono introdotti sistemi e regolamenti. Credo che l’IA non sia diversa. Ci saranno benefici, ma è necessario comprendere i suoi limiti, regolamentarla e agire responsabilmente”.
L’IA può commettere errori e avere allucinazioni, questo forse è il vero limite.
“La tecnologia evolve e le persone la adottano gradualmente. Dopo poche interazioni, anche solo 10 minuti, l’IA si integrerà così profondamente nella vita quotidiana da diventare indispensabile”.
Negli ultimi cinque anni la market share di Motorola in Italia ha raggiunto e superato il 13%. Come ci siete riusciti?
“Offrendo innovazioni significative e di grande valore per le persone. Crediamo che, se si desidera un’esperienza eccellente, i nostri dispositivi la garantiscano senza dover pagare due o tre volte di più per la stessa qualità. Ad esempio, in tutte le nostre linee di prodotto — dai 99 ai 999 euro — utilizziamo il Gorilla Glass per garantire la durabilità. Siamo tra i pochi operatori a garantire che tutti i nostri dispositivi abbiano questo elemento fondamentale, anche se spesso passa inosservato. La nostra ambizione è diventare il marchio numero uno o due in Italia nei prossimi 18 mesi”.
Fonte : Repubblica