Che cosa dice di tutti noi il caso di Antonella Clerici e Anora

Ai tempi dell’università, un quarto di secolo fa, avevo diverse conoscenze che adoravano il vecchio film Jules et Jim di François Truffaut. Avendo la fortuna di avere la videocassetta di quel film in casa, e avendo sempre avuto una certa passione per film e telefilm, pur senza mai sentirmi un degno cinefilo, un giorno decisi di colmare la mia lacuna e attaccai a vedere Jules et Jim. Non mi piacque per niente. 

Ora non ricordo se lo interruppi, o se lo guardai fino in fondo (senza manco l’ausilio di uno smartphone per far passare il tempo) per poter dire che non mi piaceva a ragione, e pellicola, veduta, ma ricordo in particolare una scena che mi fece venire il dubbio se stavo assistendo a un capolavoro della storia del cinema o a una sua parodia. 

Nel corso degli anni ho parlato delle mie impressioni su Jules et Jim a diverse persone (non a quelle conoscenze universitarie, per quieto vivere) ma è la prima volta che ne parlo pubblicamente, non senza la paura di essere deriso da chiunque ne capisca un minimo della gloriosa Settima Arte. 

Il coraggio per questa confessione me l’ha dato la cara Antonella Clerici, finita nel tritacarne (sì, una metafora culinaria, scusa Antonella) mediatico per aver espresso il suo parere negativo su Anora, film che ha appena vinto cinque Oscar. Un piccolo caso, ma secondo noi perfetto per mettere in evidenza alcuni aspetti cruciali, nel piccolo, della critica cinematografica-televisiva, e, nel grande, della società attuale e di come ci comportiamo un po’ tutti sui social.

Breve riassunto delle puntate precedenti

Antonella Clerici ha scritto domenica scorsa su X ex Twitter: “Anora il vincitore di 5 oscar è uno dei film più brutti, insulsi, inutili che abbia mai visto”.
Immediate e polemiche le risposte di molti, che le hanno risposto cose come “torna in cucina” e simili. La cara Antonella è tornata in tv con la sua trasmissione È sempre mezzogiorno e ha “denunciato” gli attacchi di cui è stata vittima per aver espresso un parere personale.

Cosa ci dice questa storia della critica televisiva-cinematografica 

La prima cosa che abbiamo pensato, osservando lo stupore negli occhi di Clerici, è stata: “Beata ingenuità”. Nel senso: da una professionista come lei abbiamo tutto e solo da imparare, ma avendo scritto negli ultimi anni qualche centinaio di recensioni ci sentiamo di accogliere la sua sorpresa con un sorriso. 

Cara Antonella, tu non hai idea della quantità di insulti, offese, derisioni, storpiature dei nostri nomi, a volte persino velate minacce o auguri nefasti che noi del settore riceviamo quotidianamente per aver espresso il nostro parere su un film o una serie tv, sia quando ci sono piaciuti sia quando non li abbiamo graditi. 

Senza fare titoli, una volta ho visto un film commedia che non solo non mi ha fatto ridere manco per sbaglio, ma non aveva proprio senso dall’inizio alla fine: ebbene, ricordo ancora un commento che mi accusava di essere un triste radical chic perché non mi era piaciuto quel film fatto davvero con quattro soldi. Posso quindi solo immaginare quello che ti avranno detto per aver stroncato un film da Oscar. 

Da questo punto di vista, quindi, totale solidarietà e sostegno da parte di tutti noi. Peraltro c’è un aspetto da sottolineare sul film di cui si parla, e cioè che Anora ha diviso anche la critica: basta girare in qualche pagina o profilo social di cinefili per notare che c’è chi dà ragione a Clerici, oltre a chi è in disaccordo. 

E per “dare ragione a Clerici” non intendiamo solidarizzare con lei dopo la valanga di offese che ha ricevuto per il suo tweet, ma proprio concordare con il contenuto del suo tweet secondo cui Anora è un film brutto e insulso. 

E per “essere in disaccordo” intendiamo accusare lei e chi la pensa come lei di non capire niente di cinema. Ed eccoci arrivati alla considerazione più generale che questo caso ha ispirato.

Il caso Clerici-Anora perfetto esempio di un approccio sempre più divisivo a tutto

Meglio ripeterlo: massima solidarietà e sostegno ad Antonella Clerici per le brutte parole di odio che ha ricevuto. Però rimarchiamo una cosa: Clerici non ha detto che Anora non le è piaciuto, lo ha definito “uno dei film più brutti insulsi e inutili” che abbia visto. 

E non lo ha detto di Quel Nano Infame, film che personalmente uso per definire la più bassa forma di roba mai recitata (se non lo conoscete, ecco la sua trama su Wikipedia), ma di un film che ha appena vinto cinque Oscar. 

Visto che Clerici ha iniziato la carriera come giornalista sportiva, si può dire che è come sostenere che un giocatore che ha vinto il pallone d’oro è uno scarpone incapace di giocare a calcio. Se si fa una critica così tranchant, è facile attirare risposte e reazioni altrettante prive di tatto. Non che sia giusto, ma è abbastanza consequenziale, e perfettamente prevedibile. 

Si tratta insomma della norma nella società contemporanea, in cui i giudizi, i pareri e le opinioni sono sempre più estremi, sia che si parli di film, dove tutto sommato si discute di gusti personali, sia che si parli di argomenti scientifici e teoricamente oggettivi. E se c’è gente con “la terza media doppio malto” come titolo di studio che si sente nella posizione di insultare medici scienziati e persino astronauti che sostengono la tridimensionalità della Terra, ricevere insulti per una critica a un film è quasi una boccata d’aria fresca, in confronto.

Fonte : Today