Spunta un “contratto di sottomissione sessuale” nei rapporti tra e Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni uccisa il 16 maggio del 2024 da un colpo di pistola partita dall’ex comandante della polizia locale di Anzola Giampiero Gualandi, e lo stesso Gualandi con cui aveva una relazione. Gualandi, 63 anni, è sotto processo perché accusato dell’omicidio della giovane collega e l’esistenza del contratto è emersa nell’udienza di oggi, 17 marzo.
Sofia Stefani, la vigilessa uccisa dall’ex comandante Giampiero Gualandi
Sofia Stefani è stata uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi nell’ufficio dell’uomo, al comando di Anzola. I due avevano una relazione extraconiugale. Gualandi ha sempre sostenuto l’ipotesi incidente, uno sparo esploso per errore durante una colluttazione. Sulla sua versione stanno ancora lavorando gli inquirenti, chiamati a stabilire se il colpo di pistola partito dalla sua pistola fosse più o meno volontario.
Il contratto di sottomissione sessuale
Del contratto di sottomissione sessuale tra Stefani e Gualandi hanno parlato la procuratrice aggiunta Lucia Russo e l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per la famiglia Stefani, nei loro interventi di richiesta delle prove. Nel contratto, è stato riferito in aula, Gualandi si “autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava”. In un passaggio si diceva: “Io signore e padrone mi impegno a dominare l’anima della mia sottomessa”.
“Il contratto di sottomissione viene dal libro ’50 sfumature di grigio’ uno dei successi editoriali del 2011, lo si trova nel capitolo 11. Ci sono siti Bdsm da cui si possono scaricare contratti di questo tipo. Era un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono”, ha detto l’avvocato Claudio Benenati, uno dei difensori di Giampiero Gualandi.
“Nei concitati giorni che portarono all’omicidio, Gualandi si trovava prigioniero di un castello di menzogne da lui stesso costruito”, la tesi della procuratrice aggiunta di Bologna Lucia Russo. La pm ha parlato di una “tormentata relazione” tra i due, sottolineando gli squilibri per l’età e per la vulnerabilità della Stefani e ne ha ricostruito la “ciclica altalenanza” di momenti di quiete e tensione, “fino al tragico epilogo”. La relazione si era anche interrotta per pochi giorni a fine aprile 2024, dopo essere stati scoperto dalla moglie di Gualandi, ma l’uomo, ha detto la pm, invece che ammettere i fatti si inventò che era conclusa da tempo e che era la giovane donna che continuava a perseguitarlo. Secondo la Procura la relazione riprese a pochi giorni di distanza, “nella piena inconsapevolezza della moglie”. “Nella fase che precede l’omicidio, Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato da Stefani”.
Fonte : Today