Qual è la giusta alimentazione in caso di dispepsia e intestino irritabile

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Abbiamo chiesto alla gastroenterologa i consigli per proteggere la salute gastrointestinale: l’alimentazione è importante, ma anche tenere sotto controllo lo stress.

Intervista a Dott.ssa Alessandra d’Alessandro

Gastroenterologa ed Endoscopista di SYNLAB

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Reflusso, gonfiore, dolori: spesso il nostro corpo ci manda dei segnali inequivocabili che ci indicano che stiamo sbagliando qualcosa nelle nostre abitudini quotidiane. La salute gastrointestinale passa attraverso una corretta alimentazione bilanciata, ma anche per uno stile di vita attivo e lontano dallo stress. Con la dott.ssa Alessandra d’Alessandro abbiamo cercato di capire come prenderci cura del nostro corpo.

Come tutelare la salute gastrointestinale

La dieta è fondamentale, per un apparato gastrointestinale in salute: “Sicuramente mangiare poco e spesso e seguire una dieta equilibrata. Questo significa con un 70% di carboidrati (soprattutto cereali, pasta, riso), un 20% di proteine, un 10% di tutto il resto con almeno due porzioni di verdura e due di frutta al giorno. E non abusare con la caffeina“. Il corpo, come sempre, ci parla quando qualcosa non va, ci manda dei segnali da non sottovalutare, che ci possono dire che stiamo sbagliando qualcosa nell’alimentazione: “Possono essere un aumentato gonfiore intestinale, un’alterazione dell’andare in bagno. Ma sono segnali di un un’alimentazione non per forza scorretta, perché per esempio il gonfiore intestinale si associa anche ad alimenti che sono di per sé sani, in particolare verdure e legumi. Però quando questo problema ricorre in maniera più costante, allora bisogna fare attenzione, perché c’è sicuramente qualcosa che non va. Poi ci sono dei sintomi di allarme che ci devono far preoccupare e far rivolgere immediatamente al medico e che sono il sanguinamento, vomito continuo, feci di colore nero, calo di peso“.

Cosa mangiare in caso di patologie gastrointestinali

Le patologie gastrointestinali più comuni sono quelle definite patologie funzionali: anche facendo esami come le analisi del sangue, l’endoscopia o l’ecografia, non si evince nulla di anomalo. Apparentemente, insomma, è tutto normale, però si hanno comunque dei disturbi cronici che influenzano negativamente la qualità della vita. La sindrome dell’intestino irritabile è una delle più comuni: “È caratterizzata da dolore addominale e alterazione dell’evacuazione, sia come frequenza che come consistenza, che può essere sia in variante diarroica che in variante stitica ed è spesso associata a una disbiosi intestinale quindi un’alterazione del microbiota intestinale, molto comune nei disturbi funzionali“.

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C’è poi la dispepsia funzionale: “Dopo pranzo anche se non si è mangiato tanto ci si sente molto pieni, o non si riesce a finire un pasto perché ci si sente sazi subito. Si manifesta anche con eruttazioni frequenti, dolore nella parte alta della pancia. Anche questa è in parte legata a un’alterazione del microbiota, ma più a un’alterazione proprio della sensibilità e della motilità dello stomaco e del primo tratto duodenale“. La malattia da reflusso è una condizione diversa: “È caratterizzata da due sintomi tipici che sono il bruciore al petto e sensazione di acidità, cioè i rigurgiti che vengono dallo stomaco alla bocca“. È stato dimostrato un collegamento diretto tra alcuni alimenti e queste patologie gastrointestinali: “Sono l’alcol e alcune tipologie di spezie soprattutto quelle piccanti. Viceversa, le spezie in alcune patologie come colon irritabile e dispepsia funzionale, sono benefiche. Lo zenzero per esempio è molto consigliato nella cattiva digestione, perché aiuta a digerire, quindi funziona bene nei dispeptici, ma peggiora i sintomi da reflusso“.

C’è poi chi combatte col gonfiore: “È legato soprattutto al metabolismo che i batteri fanno dei residui alimentari, che come prodotto di scarto producono gas. Per cui ci sono due meccanismi d’azione. Il primo è di agire sulla flora batterica intestinale per cercare di modificarla. Per quanto attiene all’alimentazione, bisogna ridurre, ma non eliminare, il consumo di alcune tipologie di verdure, come ad esempio i cavolfiori, la verza, oppure i legumi, perché possono dare nel loro prodotto di scarto un maggiore senso di gonfiore. Meglio preferire i legumi decorticati: questo riduce molto la sintomatologia. Un altro elemento che crea gonfiore sono i lievitati, in particolare i lievitati meno cotti come ad esempio la pizza e a seguire il pane e quelli più secchi come i crackers, la pasta, che invece tendono a gonfiare un po’ di meno. E ovviamente i dolciumi, che sono pieni di carboidrati semplici. Anche il lattosio è un altro alimento che può determinare gonfiore. È un meccanismo banale: sono degli alimenti che lasciano dei residui di cui anche i batteri sono ghiotti, proprio come le persone, per cui metabolizzano in maniera rapida e di conseguenza producono molta aria come elemento di di scarto“.

Come influisce lo stress sulla salute gastrointestinale

Lo stress ha un’influenza sulla salute gastrointestinale: “L’apparato gastrointestinale è l’organo più innervato dopo il cervello. Ha un sistema che è in grado di funzionare anche autonomamente, cioè separato dal resto del corpo che è una peculiarità che ha solo l’apparato gastrointestinale e si chiama sistema nervoso enterico. Quindi essendo l’intestino estremamente innervato, subisce molto anche delle alterazioni della sensibilità che sono spesso inficiate proprio da stati di stress, di nervosismo. Non a caso, quando uno dice che ha paura, dice che viene da scappare al bagno“.

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Fonte : Fanpage