Nei giorni in cui la Repubblica Democratica del Congo vede il proprio confine orientale aggredito dalle milizie dell’M23 – un’organizzazione paramilitare nata nel 2009 con orientamento filoruandese, a difesa della popolazione tutsi -, è importante ricordare come e perché il Congo sia uno dei maggiori simboli degli interessi geopolitici e strategici mondiali che si riversano sull’Africa.
Il continente del secolo?
L’Africa potrebbe essere il continente attraverso cui leggere il ventunesimo secolo. Da un lato, è la sede della più vertiginosa crescita demografica mondiale: basti pensare alla Nigeria, già oggi il paese più popoloso del continente e che – secondo un report del 2022 delle Nazioni Unite – potrebbe crescere di circa 160 milioni di persone entro il 2050, e diventare successivamente il secondo Stato più popoloso del mondo dopo l’India, entro il 2100. Inoltre, tra il 2017 e il 2050 ben 26 Paesi africani – quasi la metà del continente – raddoppieranno la propria popolazione.
Dall’altro, ci sono le immense quantità di materie prime e terre rare di cui è ricoperto il territorio africano. Una buona percentuale di queste ancora non è stata scoperta, ma una discreta somma è finita da tempo nel mirino degli interessi stranieri: la Cina, che si è mossa già all’inizio del secolo, e a seguire Usa, Russia e Unione europea.
Il Congo al centro della transizione elettrica
La Repubblica Democratica del Congo è un esempio di come la ricchezza mineraria del suolo africano sia oggetto di interessi geopolitici e della pratica di land-grabbing: letteralmente “accaparramento di terre”, effettuato ai danni di paesi con tessuti socioeconomici in grave difficoltà. Uno scenario poco distante da quello narrato nelle pagine di Heart of Darkness da Joseph Conrad, più di un secolo fa.
Tra i circa 1.100 materiali preziosi esportati dal paese, come riporta l’Ocse, si stima che la Repubblica Democratica del Congo produca circa il 60% del cobalto mondiale: elemento chimico con numero atomico 27, e minerale fondamentale nell’ambito della rivoluzione digitale e della transizione elettrica. Il cobalto, infatti, grazie alla sua resistenza al calore e alle proprietà magnetiche è presente nelle batterie al litio, fondamentali per il mercato delle auto elettriche ma anche per pc, smartphone e altri dispositivi elettronici. Non è un caso che le principali ingerenze straniere verso le miniere di cobalto congolesi arrivino dalla Cina, il paese più avanzato nel campo della mobilità elettrica e nella produzione di auto elettriche.
L’accordo del secolo con la Cina
Le mani della Cina sul Congo sono uno degli esempi di come il gigante asiatico, nell’ambito della Belt and Road Initiative, abbia guardato all’Africa: un continente con gravi difficoltà politiche ed economiche, con paesi disposti ad aprirsi a interferenze estere attraverso investimenti e prestiti, che in diversi casi stanno inasprendo le situazioni debitorie degli stati africani.
Fonte : Wired