AGI – Il 16 marzo del 1978 un commando armato delle Brigate Rosse sterminò in via Fani, a Roma, gli uomini della scorta di Aldo Moro e sequestrò lo stesso presidente della Democrazia Cristiana, tenuto poi prigioniero nel covo di via Montalcini per 55 giorni. Il cadavere dello statista fu fatto ritrovato il 9 maggio successivo nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, in via Caetani, vicina a via delle Botteghe Oscure, dove c’era la sede nazionale del Partito Comunista italiano e non troppo distante da piazza del Gesù, sede della Dc. Aldo Moro aveva 61 anni. Il nipote Luca ha voluto ricordare il nonno con una toccante canzone (“Maledetti voi”) che accompagna le scene finali del film di Renzo Martinelli “Piazza delle cinque Lune”.
IL MIO 16 MARZO (DI LUCA MORO)
“Il 16 marzo arriva sempre come una ghigliottina, come una ghigliottina perfettamente affilata, ma sporca, lurida, annerita, arrugginita, macchiata ed intrisa di un sangue antico e il suo tonfo è sordo e grave. L’eco di questo tonfo è nero come la pece e si dipana e stride aprendo le porte ad un abisso di dolore dilaniante. Dolore disumano che frantuma l’anima. Dolore che vorrei poter, idealmente, non provare più.
Questo giorno, il 16 marzo, è segnato da un’efferatezza senza pari che, come uno tsunami, ha travolto e smembrato pezzo per pezzo i nostri cuori e le nostre vite ed inoltre ha purtroppo significato la “Morte Politica” del nostro paese. Una vera sconfitta. La più amara!
Questo giorno, nel mio immaginario, andrebbe cancellato, andrebbe “abolito” – cosa che ovviamente non può essere – invece torna sempre: Inesorabile, impietoso, cupo, nefasto. Paura, dolore, morte e distruzione! I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse simboleggiano bene l’orrore. Il 16 marzo ti insegue, non te ne puoi liberare, ma non te ne puoi neanche infischiare perché la memoria del sacrificio estremo è come una fiammella che non può e non deve essere lasciata spegnere.
La strage della scorta, il rapimento di mio nonno Aldo. Il “Delitto di Abbandono”, le nostre vite in frantumi. Per enfatizzare si potrebbe dire che il “Nostro Natale” è stato portato via e non può più tornare, ma sarebbe un eufemismo perché il “Nostro Natale” è stato brutalmente strappato via e poi barbaramente ucciso! E certamente non tornerà…
La bandiera del nostro paese è caduta a terra sporca di sangue. Questo tipo di macchie non possono essere lavate né cancellate. La bandiera del nostro paese è caduta e giace in terra dal 1978 e, ad oggi, ancora nessuno si è fermato a raccoglierla! Vergogna!
SONO TEMPI BUI CHE NONNO AVEVA PREVISTO
I tempi che stiamo vivendo sono il risultato dell’assenza di un Aldo Moro. Tempi bui, tempi che mio nonno, nella sua straordinaria lungimiranza, aveva previsto. Aveva perfettamente chiaro cosa ne sarebbe stato di questo Paese senza di lui. Cosa, forse, non sapeva – povero nonno – è ciò che sarebbe stato per noi il “Dopo”!
Traditi, abbandonati, insultati, calunniati, torturati, massacrati, abbattuti! Tanti anni fa un giornalista scrisse che Moro, alla fine, aveva finalmente messo la famiglia prima dello stato e Luca prima della famiglia. Quanto dolore per il nonno!
Io mi sento in dovere ed anche voglio darle il cambio come “sentinella insonne del confine” – per usare le sue parole – e voglio dire che se quella piccola fiammella, di cui parlavo poc’anzi, deve continuare a splendere sta a me occuparmene perché ho paura che se lascio la presa, difficilmente arriverà qualcuno a fare quello che Maria Fida ha fatto per tutta la vita.
LA TESTIMONIANZA E L’AMORE PER LA VERITÀ
Ho una responsabilità, mia nonna e mia madre hanno speso tutta la loro esistenza per me in funzione di questo! Io che ho avuto l’onore ed il privilegio di poter conoscere direttamente il nonno Aldo e di aver instaurato con lui un legame fortissimo, meraviglioso ed ineffabile. Legame che rimane, trascendendo il tempo e lo spazio, amore immenso che illumina e guida la mia vita. Ed in nome di questo amore io sono qui adesso.
Non amo apparire, non ho velleità di alcun tipo. Se dipendesse solo da me vorrei letteralmente scomparire in un oceano infinito di pura luce fondendomi con essa e così, finalmente, poter esistere in pace. In alternativa andrebbe bene anche rimanere chiuso nella mia stanza a suonare la chitarra fino alla fine dei miei giorni su questo piano. Il mio è un moto del cuore!
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Io non intendo occuparmi della parte processuale del caso Moro. Le commissioni, le indagini: aperte, chiuse, riaperte… non so, non mi interessa. I misteri, “giallo”, il thriller che io però chiamo odio, violenza, disprezzo, cattiveria, mistificazione, marciume, schifo! Perché è la negazione sostanziale voluta e coatta della dignità di una persona mite, buona ed innocente e di chi ha tenuto fede all’amore per lui!
È molto grave! E sarebbe ancor più grave se io qui dicessi che quella bandiera abbandonata in terra è stata strappata e ridotta in brandelli dai calci che le hanno dato. Ma lo lascio intendere come periodo ipotetico dell’irrealtà perché ho troppo rispetto per ciò che rappresenta la bandiera del nostro paese.
Ma certo è che ogni volta in cui la vedo sventolare solitaria, silenziosa – con alle spalle il cielo azzurro – leggera nel vento, mi si riempie il cuore di dolore e di amarezza.
UN APPELLO ALLA MEMORIA
Quindi no grazie! No grazie, ma ad ognuno il peso della propria coscienza. Il mio intendimento volge alla vita! Lascio volentieri l’orrore a quelli che hanno il gusto dell’orrido e non sono ancora paghi.
Ci vorrebbe un girone dell’inferno fatto apposta per coloro i quali, ignobilmente, campano sulla morte di mio nonno Aldo Moro! Io sono l’ultimo testimone oculare. Volenti o nolenti così stanno le cose ed insieme con me finisce un’epoca. Ero quello più piccolo, adesso ho quasi cinquant’anni. Oltre me nessuno ha conosciuto direttamente il nonno Aldo.
LA SPERANZA NELLA VITA
Ci sono cose che mi sono state insegnate, nell’arco di tanti anni, e sulle quali ho meditato e le ho elaborate – all’interno di me – facendole mie e che vorrei lasciare agli atti per i ragazzi del futuro. Perché nonostante un dolore insopportabile, dolore che ti prende per mano e ti accompagna passo passo durante tutta la vita, ha senso la speranza!
Ha senso la speranza, perché la vita nella sua essenza è una cosa meravigliosa! Quello che ci è stato fatto non te lo puoi scordare e non te ne puoi liberare, di certo non te lo puoi lasciare alle spalle, ma la speranza ha senso lo stesso!
LA CANZONE E L’AMORE PER MIO NONNO
Ed io sono qui e mi presento con questo improbabile comunicato anche troppo lungo – insieme ad una canzone (io sono un musicista), canzone che ho scritto all’incirca nel 1999. Canzone di protesta, canzone contro il “potere”. Ero solo un ragazzo profondamente ferito, ma quando l’ho fatta ascoltare a mia madre, la prima volta, mi ha detto che quello che cantavo erano gli ideali che spinsero il nonno a fare politica quando, a sua volta, era un ragazzo.
Questa canzone si chiama “Maledetti Voi”, ma come penso si capisca io vengo in pace e non intendo “maledire” anima viva (inoltre imbraccio una chitarra non un’arma automatica). Non cerco proseliti, non mi occupo di politica nel senso “moderno” del termine (lungi da me!), non protesto per il gusto di protestare. Non punto il dito, non chiedo e non voglio alcunché, niente! Non voglio fare polemica.
LA DEDICA FINALE
“La verità ha certamente per sè l’avvenire” (Aldo Moro) e con questa certezza indissolubile nel cuore interpreto ed eseguo la mia canzone, il mio blues, carica di un grandissimo potere evocativo e comunicativo. Nel 2003 questa canzone, eseguita da me, compare sui titoli di coda del film “Piazza delle 5 Lune” di Renzo Martinelli (unico e solo film sul caso Moro approvato da Maria Fida e da me) e da allora chi l’ha ascoltata si è riconosciuto in ciò che cantavo.
Ancora una cosa, io suono per amore del suonare, non per apparire né per esibirmi. Ma come ho detto mi sono trovato nella condizione in cui devo lasciare agli atti una testimonianza a futura memoria, in nome di quell’amore che “misteriosamente rimane”!
Per amore di mio nonno Aldo e di chi ha dato la vita per lui in questo orribile, tragico, drammaticissimo giorno e per la mia cara mamma Fida che ha sempre portato un sorriso radioso e lucente pur avendo avuto in sorte tanto dolore ed infine se n’è andata attraversando un calvario lunghissimo di sofferenza disumana e terrificante.
Io Luca Moro vi prego, popolo italiano, di far risuonare questa mia simbolica canzone oggi. Unendo i nostri cuori in un intento d’amore possiamo cambiare il colore cupo e plumbeo di questa giornata trasformandolo in un arcobaleno! La mia dedica va a tutti quelli che si espongono in nome della verità “luminosa ed armonizzatrice” in favore cioè dell’eternità della vita.
Tentare di fronteggiare l’odio che ha ucciso mio nonno, ricordandolo vivo, vuol dire non avere diritto di esistenza alcuna. Per concludere: a tutti quelli che, pur vestiti di lacrime, sono capaci di camminare nella bellezza”.
Fonte : Agi